Giubileo seminaristi, sacerdoti e vescovi dal 23 al 27 giugno

I seminaristi sacerdoti e vescovi, abbracciati dalle colonne del Bernini si apprestano nel periodo del 23 al 27 giugno a varcare come pellegrini di speranza la soglia della Porta Santa, emblema di grazia e perdono per entrare in raccoglimento a San Pietro. Giorni prima potranno visitare e sostare nelle basiliche giubilari di Roma impregnate di fede testimoniata. Ci saranno momenti di veglia tra canti, adorazione eucaristica e confessioni e poi la santa Messa in Piazza San Pietro presieduta da Papa Leone XIV. Sono certamente momenti pieni di emozioni e raccoglimento che trasmettono speranza, gioia ma anche poter ritrovare nuova energia per un cammino di fede autentica.

Seminaristi – 23 e 24 giugno

Giovani, che condividono, con altri ragazzi il cammino di fede in Dio.  Si pongono alla ricerca profonda e sincera della verità nelle cose della vita quotidiana, nello studio, nel lavoro in famiglia; ringraziare qualcuno che è al di sopra e che ha realizzato tutto questo mondo che li circonda. Non è facile oggi intraprendere la via alla formazione presbiterale. Non ci s’improvvisa dare ai futuri sacerdoti un ministero ricco di umanità nel cammino di santità che ha come prima priorità la preghiera e l’obbedienza alla Chiesa particolare dove il luogo più adatto è il Seminario per crescere dentro al proprio cuore una disponibilità di darsi in tutto in comunione con il proprio Vescovo e i presbiteri. Non esiste che un cammino senza tendere all’amore alla chiesa che con gli studi oltre a formarlo insegna come annunciare il vangelo con parametri di santità dei vari modelli che la storia della chiesa ha donato modelli sempre attutali seppure in contesti oggi diversi. I seminaristi sanno lo scenario della vita che c’è perché provengono anche loro dalla famiglia, dalla scuola, dal mondo giovanile, sanno che dovranno essere dono di Cristo per tutti.

La scelta molto personale e caratteristica nella sua diversità ha sempre spinto molti giovani a cercare profondamente e sinceramente la verità nelle cose, senza fermarsi alla ‘prima vista.

Trovare le ragioni vere delle cose e delle emozioni per dire un bello e sincero ‘sì’ a Dio. Vengo Signore, per fare la tua volontà ed ho riposto ogni speranza in te” (Salmo 39).

Essi venendo a contatto e conoscere molti consacrati e laici si avvicinano alla Chiesa che è come una madre che accoglie tutti. Anche le famiglie devono condividere e sostenere le scelte di questi giovani nel loro impegno parrocchiale e anche quello di entrare un giorno in seminario rendendoli aperti e realizzati ad una vita dimensionalmente più completa.

In una società fluida in cui viviamo, come dice Bauman e, nella quale serpeggia un senso di precarietà e di incertezza i giovani spesso avvertono l’esigenza di ritrovarsi con loro stessi ed assaporare la forza del silenzio dove trova spazio la preghiera, la riflessione ma anche la comunicazione con gli altri. Nel silenzio Dio parla al cuore dell’uomo. La presenza di Dio è costante e viva nella vita di tutti noi, egli è presenza reale e spesso non si dà ascolto alla sua Parola.

I giovani sentono il bisogno di mettersi in gioco, in un clima di accoglienza e dialogo, aperto alla condivisione dei propri sentimenti ed emozioni. Molti accolgono l’invito di Gesù decidono di seguirlo ponendosi in ascolto ed affrontando il cammino per conoscerlo e con lui anche la Chiesa. Vivono e pregano insieme svolgono anche attività caritatevoli cosi da capire se la loro chiamata può avere un seguito. Ogni vocazione è una chiamata di Dio, l’avventura con il percorso formativo ed educativo rappresenta una scelta impegnativa che pone all’inizio anche molti dubbi e prove.

Il cammino sacerdotale come momento forte per la vita di un giovane è fatto anche da molte debolezze, ma c’è sempre il sostegno che viene dalla grazia di Dio, fortificata ogni giorno dai doni dello Spirito Santo. Non perdere la speranza di essere portatori del vangelo della vita e della carità, ovunque si è, sapendo cari seminaristi che la comunità vi è sempre vicina con la preghiera e l’attenzione capillare delle tappe dalla candidatura al giorno festoso di essere pastori secondo Cristo Gesù nella chiesa particolare dove mostrerete in modo universale l’obbedienza e il servizio di veri consacrati del Signore.

Sacerdoti – 25 – 27 giugno

Anche per i sacerdoti il Giubileo 2025 della speranza rappresenta un tempo favorevole per ricominciare, opportunità per un rinnovamento spirituale e di riconciliazione e di pace con Gesù.  Il cammino giubilare esperienza spirituale, di fede condivisa, di crescita e consapevolezza interiore. Esso è anche uno stimolo per ripartire più incoraggiati a guardare oltre le difficoltà sapendo che la presenza amorevole di Cristo è sempre in loro e dentro per annunciare e diffondere il Vangelo con credibilità non dimenticando che il protagonista di essere presbiteri è solo il Buon Pastore, Gesù, il senso della tua vita e della tua storia in cammino in piena speranza con fede e gioia per essere capaci ad essere dono di Cristo nella parrocchia che il Vescovo ti ha affidato.

I sacerdoti, anche consapevoli dei propri limiti, sono al servizio del popolo di Dio che è nel mondo e nelle varie comunità pregando, meditando e ascoltando la Parola di Dio, i Sacramenti e la cura amorosa dell’Eucarestia come dono e mistero alla comunità parrocchiale. Essi non sono soli, ma al servizio del disegno di Dio il quale li aiuta amorevolmente a compiere ciò che né l’intelligenza solo umana non riesce a comprendere, né l’abilità a realizzare.

Con Eccomi, con l’aiuto del Signore, umilmente sono a disposizione delle comunità, con l’ascolto e l’aiuto in qualsiasi forma. Con la loro vocazione religiosa e preparazione, testimoniano la fede, l’amore per Gesù e per la Chiesa. Portare speranza là dove è stata perduta. Percorrono insieme ai fedeli i sentieri che su questa terra il Signore indica e si impegnano concretamente per i più poveri e bisognosi. Un servizio autentico e fecondo che senza la carità rende vuoto la missione del presbitero. Gesù ha detto: “I poveri li avete sempre con voi.” (Mc 14,7).  

Essi, non sono assistenti sociali, ma con l’annuncio chiamano le comunità e organizzano gite, esse sono esperienze di spiritualità e di convivialità. Tutto questo affinché la vita della comunità parrocchiale possa abbracciare più aspetti possibili della vita di ogni fedele. Si è cristiani andando in chiesa nel Giorno del Signore e si arricchisce questo dono anche quando si vive in comunione nel rispetto reciproco con altri al vivere ad extra ciò che ad intra trasmette con la fede anche per essere a contatto con la natura, l’ambiente, l’arte, sport, e altre modi aggregativi che danno la gioia vera.

Anche le diversità esistenti nelle diverse comunità/foranie che il diritto canonico esprime come sussidio e sostegno alle attività pastorale dell’essere uniti. Il sacerdote è l’uomo dell’ “Uno” con Cristo capo e con la Chiesa con tutte le sue membra unite al capo. Maestro di unità, di comunione che ascolta tutti e che fa sintesi perché le diversità di pensiero siano una cosa sola con il Cristo totale. Essere uniti in comunione è sinonimo di forza, di pace e di allegria. Questo stare uniti, toglie il propagarsi a volte anche all’interno delle nostre comunità i pregiudizi che possono rovinare la vita comunitaria. Essere partecipi senza colpevolizzare o giudicare alcuno e soprattutto sostenere i Sacerdoti nel loro ministero in seno alle comunità parrocchiali. Il fondamento della vita cristiana è l’amore perché in questo siamo tutti uguali agli occhi di Dio e saremo grandi se ogni difficoltà la comunità sa trovare nel perdono la forza dell’amarsi come Cristo ha amato noi. La speranza che non delude mai ci viene rafforzata quest’anno dal giubileo e dalle parole che Leone XIV si è presentato al mondo con il saluto pasquale del Risorto: “La pace sia con tutti voi”.

Vescovi  –  25 giugno

Svolgono il servizio instancabili per le loro comunità. Il loro servizio Episcopale, anche come esperienza della paternità, ha delle responsabilità. Esercitare la missione di Pastore, di guida verso tutto il popolo di Dio affidato è sempre accompagnato nel loro servizio e nel cammino di vita per il prossimo, dalla grazia del Signore.

Si pensi anche alle diocesi, nelle singole parrocchie e nelle unità pastorali, di tante zone del mondo dove ci sono sacche di povertà, conflitti e persecuzioni.  In altre realtà, anche in Italia dove si avverte la mancanza di vocazioni, e la presenza di un clero sempre più anziano, che chiede da parte dei Vescovi una nuova energia come protagonisti e aiuto da estendere come già si fa ai laici responsabilità più dirette. Certo rimane la base teologica indicata dal Concilio Vaticano II, i Vescovi assumano il ministero della comunità con i loro collaboratori sacerdoti e diaconi, presiedendo in luogo di Dio al gregge, dui cui sono pastori, quali maestri della dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo.

Una chiesa basata sulla fede che si sostiene anche con le opere, una fede attiva e contemplativa. Per raccogliere una immagine biblica del vangelo di Luca che narra delle due sorelle di Betania, una fede: attiva come quella di Marta e contemplativa come quella di Maria. Occorre fare sintesi della fede aperta al mistero di Dio e in sostegno alla società con la carità.

Il Giubileo rappresenta un momento di preghiera per rendere grazia a Dio nell’agire quotidiano e anche nell’annunciare la Parola “in persona Christi” impegnandosi a custodire puri e integri il deposito della fede che predicano secondo la tradizione apostolica della Chiesa. Responsabilità ed impegni che essi assumono in prima persona fin dall’inizio del loro essere Pastori.

La Chiesa è dono di Cristo e l’azione dello Spirito Santo agisce nel compito delicato dei Vescovi di pascere il proprio gregge e non si arrende alle difficoltà e promuove per la chiesa locale il richiamo della carità verso i suggerimenti cari del Papa in obbedienza a consegnare sempre più alle comunità affidate nella diocesi la bellezza  del mistero di Cristo unità alla collaborazione dei presbiteri e diaconi, della vita religiosa e attenta all’ascolto dei movimenti e associazioni inserite nel territorio.

In questo tempo, in piena evoluzione dell’intelligenza artificiale, con nuove sfide, il Vescovo difende il diritto / dovere dei cattolici di annunciare Cristo, di testimoniarlo nella società attuale come Colui che porta alla salvezza in tutte le stanze della coscienza umana.  Il tempo di grazia del Giubileo per costruire una Chiesa sempre più viva ed accogliente nel camminare insieme a tutti i fedeli.

In una società disorientata e confusa, piena di rumori, si fa fatica a raccogliersi, siamo storditi dal chiasso del traffico, dei suoni e delle immagini che circolano sui social e che rapidamente influenzano i giovani di oggi. Si crede che il materialismo sia la risposta a tutti i perché della vita; invece, il vero senso della vita non è ciò che si ha ma ciò che si è. Perciò il compito dei Vescovi, ma di tutti è quello di seminare il buon seme di Cristo per poi raccogliere il frutto a suo tempo.

Nell’avanzare di una cultura laicista, dove ci si occupa molto del divertimento, e si rifiuta qualsiasi norma morale occorre rispondere ai giovani fornendo quei valori indicati da Gesù in quei miracoli che sono oggi dentro di noi, se sappiamo scoprire quando è bello stare dalla sua parte per fare crescere una società più giusta e in pace.

In tale contesto, occorre sempre avere speranza, cioè agire con coraggio, sforzarsi per tenere viva la fiamma della fede con le opere di carità per vincere ogni male e tentazione di un mondo che vuole spegnere il calore spirituale nel fare la volontà di vivere con Cristo.

Clemente Patrizi