Domenica 22 giugno, Corpus domini, commento di don Renato De Zan

Lc 9,11b-17

In quel tempo, Gesù 11 prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13 Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14 C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15 Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16 Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17 Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Tutti mangiarono a sazietà

Il Testo

1. Dopo la missione dei dodici e il loro ritorno, Gesù pensa di ritirarsi con i suoi, in disparte, nella zona di Betsaida. Qui avviene l’episodio descritto in Lc 9,11-17. La Liturgia è intervenuta in modo impegnativo. Lc 9,11, nel testo originale, dice: “Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio”. Il nuovo incipit ha tagliato parecchio, semplificando il brano: “In quel tempo prese a parlare alle folle del regno di Dio”. L’esplicitazione “alle folle” è importante perché altrimenti non si sarebbe capito l’intervento dei Dodici in Lc 9,12: “Congeda la folla…”.

2. Il testo si apre con una scena che fa da preambolo. In Lc 9,11 Gesù annuncia il Regno e guarisce. Segue, in Lc 9,12-15, un dialogo tra i discepoli e Gesù per indirizzare la folla nei villaggi vicini affinché si riposi – siamo verso sera – e si rifocilli. Gesù invita i suoi discepoli a dare da mangiare. Essi confessano di non avere altro che cinque pani e due pesci. All’evangelista è sufficiente un solo versetto, Lc 9,16, per narrare il miracolo che è caratterizzato da quattro gesti di Gesù: prendere, benedire, spezzare, dare. Lc 9,7 narra la conclusione: la folla ha mangiato a sazietà e i discepoli raccolsero dodici ceste di avanzi.

L’Esegesi

1. Il Regno di Dio viene annunciato dalla Parola e dal Miracolo (guarigioni). Nell’area del miracolo va collocata anche la moltiplicazione dei pani e dei pesci: è un modo che Gesù adopera per annunciare il Regno. Ma c’è anche qualche cosa di più. Il pane e i pesci moltiplicati danno la vita terrena. Ciò significa che la moltiplicazione dei pani anticipa simbolicamente l’Eucaristia. Si ha conferma di questo significato comparando i gesti di Gesù nel compiere il miracolo (Lc 9,16): prese i cinque pani, recitò la benedizione, spezzò, diede. Nell’ultima cena, quando istituisce l’Eucaristia, Gesù compie gli stessi gesti (Lc 22,19): prese il pane, rese grazie (in greco, eucharistèo; è equivalente a recitare la benedizione), lo spezzò, e lo diede loro.

2. Il primo elemento che nel miracolo parla dell’Eucaristia è la condivisione. I cinque pani e due pesci diventano cibo per cinquemila uomini. Già Paolo sottolineava questa dimensione dell’Eucaristia nella sua prima lettera ai Corinzi. Non si può accedere all’Eucaristia se non si è capaci di condividere: “Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco” (1Cor 11,20-21).

Altri due elementi sono presenti nel miracolo. Gesù, infatti, manifesta due aspetti della relazione che egli ha con i suoi discepoli. Egli dona l’alimento della vita a coloro che hanno scelto di seguirlo e si prende cura di chi, avendo scelto di essere suo discepolo, è diventato “povero” e “senza sicurezze umane”.

3. La Didaché, presentava l’Eucaristia come fondamento della stessa unità della Chiesa e suo nutrimento: “Come i grani di frumento che sono germinati, sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme, hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini dell’uva che erano molti e erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento”.

Contesto celebrativo

1. L’origine della solennità del “Corpus Domini” nasce nel 1264 con la bolla pontificia “Transiturus de hoc mundo” di Urbano IV. Jakob Pantaleon, prima di diventare papa, era stato padre spirituale di Giuliana di Liegi che, insieme a Eva di Liegi, Odilia di Liegi, Cristina di S. Trond, Ida di Lovanio e tante altre, avevano incominciato a dar vita all’adorazione eucaristica. Era una risposta ufficiale della Chiesa alle tante deviazioni dottrinali del tempo sull’Eucaristia.

La Chiesa propone nella celebrazione liturgica degli elementi interpretativi fondamentali: l’Eucaristia è memoriale della Pasqua (Colletta generale), è il nutrimento nell’esodo della vita (Colletta propria dell’anno A), è anticipo e garanzia della Pasqua eterna (Colletta propria dell’anno B) ed è il sommo bene di tutta la Chiesa (Colletta propria dell’anno C).

2. La seconda lettura, 1 Cor 11,23-26, aggiunge un ulteriore elemento di comprensione dell’Eucaristia. L’apostolo afferma che in ogni celebrazione la comunità annuncia la morte del Risorto finché egli ritornerà alla fine dei tempi. L’Eucaristia è, secondo Paolo, legata alla Parusia (= ritorno ultimo del Signore) e, quindi, al giudizio. Si tratta comunque e sempre di un giudizio di bontà e di perdono. L’Eucaristia, infatti, secondo il decreto sulla Messa del Concilio di Trento, capitolo 2, dice che il Signore, placato da questo sacrificio [quello della Messa], mentre concede la grazia e il dono della penitenza, perdona “crimina et peccata etiam ingentia” (= crimini e peccati anche numerosi / anche gravi).