Chiesa
Leone XIV. Card. Vesco: “È successo tutto velocemente. Abbiamo assistito ad una unità che si stava realizzando lì, davanti ai nostri occhi”

Le Congregazioni Generali, gli intensi momenti di Conclave, il nome emerso ed un’elezione che è arrivata improvvisa e velocemente, segno di una profonda unità tra i cardinali. A raccontarci questa pagina di storia che ha portato alla elezione del 267° Successore di Pietro, nel dietro le quinta e soprattutto con le intense emozioni vissute, è il card. Jean-Paul Vesco, frate domenicano e arcivescovo di Algeri.
Eminenza, ci racconti – per quello che può – come sono andati questi giorni.
Le congregazioni generali sono stati veramente momenti di parola e di espressione che hanno fatto emergere anche le differenze tra noi. Poi c’è stata l’entrata in Conclave e ci siamo trovati in un momento completamente diverso. Il tempo che ci è stato dato anche grazie al rito, ci ha alleggerito il cuore. Per me è stato incredibile vedere come sia successo tutto così velocemente, all’improvviso. Vedere ad un certo punto questo gran numero di voci attorno al card. Prevost. Abbiamo assistito ad una unità che si stava realizzando lì, davanti ai nostri occhi, quasi malgrado noi. Naturalmente, eravamo noi a votare, ma senza che ci fossero istruzioni di voto, senza che ci fossero cose del genere. Questo mi ha davvero toccato. E dopo la gioia che ci ha preso tutti. Una gioia profonda per questo sentimento di unità. Sono profondamente convinto che abbiamo trovato il Papa che il Signore ha scelto.
Noi non eravamo li per essere creatori di papi, ma scopritori del Papa. Abbiamo eletto il Papa che il Signore aveva scelto.
Chi era il card. Prevost?
Un cardinale discreto, in mezzo ad altri, che abbiamo avuto davanti agli occhi durante tutto il tempo nelle Congregazioni generali di cui personalmente non sapevo molto. Era necessario fare tutto questo cammino insieme perché le cose diventassero improvvisamente evidenti. La seconda cosa che mi ha colpito è il modo in cui tutti abbiamo accolto con gioia l’elezione.
In un’elezione c’è sempre normalmente chi vince e chi perde. Al momento dell’elezione del Papa, era evidente che avevamo vinto tutti.
Come ha visto il card. Prevost durante il Conclave? Aveva paura?
No. Nel corso della giornata si è capito velocemente che sarebbe stato lui. E ovviamente anche lui l’aveva capito. Poi, sono state fatte le elezioni e il suo nome continuava ad uscire. Lui era in pace. In preghiera. Con gli occhi chiusi. Ciò dimostra come fosse già preparato a questo momento. Gli è stato quindi chiesto se accettava di essere eletto e ha detto sì. E’ uscito. Era vestito di rosso come noi. Poi dopo 15 minuti, è ritornato. Ed è tornato Papa. Gli abbiamo dato un abbraccio in segno di accettazione e anche di obbedienza. Ci siamo quindi diretti tutti verso la Loggia.
Quando ci siamo ritrovati a cena a Santa Marta, c’era anche lui. Era il Papa ma l’unica cosa che era cambiata, era il colore della sedia. Era bianca. Lui era in mezzo a noi. Tutto molto semplice.
Come lo ha visto?
Discreto e umile. Si ha l’impressione di una grande umiltà, ma anche di una profonda semplicità. La frase che mi è venuta in mente è stata quella di dire a me stesso: è un Papa a misura d’uomo. Colpiva la sua calma e la sua pace e con questa calma e pace, è entrato immediatamente nella funzione.
Ha parlato da subito di una Chiesa che cammina insieme e in stile sinodale. E questa mattina vi ha voluto incontrare. Si parte così?
Sì. Penso che sia proprio una delle qualità che ci si aspettava dal Papa.
Una qualità che è stata unanimemente riconosciuta in lui: quella di essere un uomo che ascolta, che sa lavorare in squadra.
Tutto ciò fa evidentemente parte del suo carattere e senza dubbio della sua formazione. Ma è anche legato al fatto che è un religioso, che a 17 anni è entrato novizio tra gli agostiniani ed ha quindi trascorso tutta la sua vita con i suoi confratelli. Capisco quindi il suo bisogno di non essere solo ed è stato chiaro che questo sarebbe stato uno dei suoi tanti punti forti. Ne ha molti. Ma sappiamo che è un uomo con cui è facile lavorare. Tutto l’intero collegio dei cardinali lo sostengono. Finito oggi il Conclave, abbiamo la sensazione di una Chiesa che nonostante sia attraversata da differenze che ci saranno e rimarranno sempre, si è riunita.
Si tratta di un messaggio molto forte in un mondo profondamente diviso, in cui le personalità sono molto individualiste.
Papa Leone XIV è un uomo di unità. È un uomo di pace. Sa certamente prendere decisioni ma questi tratti segneranno certamente questo Pontificato.
Perché ha voluto incontrarvi stamattina?
Non lo so perché. Ma la cosa bella è che voleva rivedere i cardinali. Ci siamo incontrati nell’aula delle Congregazioni generali. Era come riandare là dove tutto è cominciato. Non solo, ha voluto far capire che avrebbe preso sul serio tutto quanto è emerso nelle Congregazioni Generali e non chiudere lo scambio e il confronto solo perché era stato fatto il Papa. E questo è un segno importante.
E’ come è andata?
E’ stato lui a parlare per primo e ci ha detto varie cose, sottolineando i punti che erano emersi nelle Congregazioni e sui quali ritiene di dover lavorare. Poi ha detto: Bene, adesso abbiamo un po’ di tempo insieme, prendiamoci un momento di silenzio e condividiamolo con i nostri vicini. E’ poi seguito un momento di parola e espressione. E’ stato molto bello perché in un certo senso è stato mettere in moto e in opera un movimento sinodale. Questa forma di relazione che è silenzio, conversazione, ascolto. Abbiamo capito subito che lui sta inserendo questo stile di sinodalità e collegialità. Era come se ci avesse detto: siete un collegio e io ho bisogno di voi. C’è la convinzione profonda che è il Papa che ci è stato donato. Posso dire un’ultima cosa?
Certo.
Ci ha spiegato le ragioni per cui ha scelto il nome di Leone XIV. Ed ha confermato che è perchè voleva iscrivere il suo Pontificato nella linea di Leone XIII e della Rerum Novarum.
Abbiamo quindi visto una continuità con papa Francesco in questa preoccupazione per il bene comune, per un Vangelo al centro della società e per una Chiesa che si mette in ascolto dei più poveri e dei più piccoli.