Commento al Vangelo
Domenica 4 maggio, commento di don Renato De Zan

25.04.2004. (3° di Pasqua)
Gv 21,1-19
In quel tempo, 1 Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2 si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3 Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4 Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5 Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». 6 Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7 Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8 Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9 Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10 Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11 Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12 Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13 Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14 Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. 15 Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. 18 In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Nessuno osava domandargli: «Chi sei?». Sapevano bene che era il Signore.
Il Testo
1. Il testo della pericope evangelica e della relativa formula liturgica è identico, fatto salvo la soppressione dell’espressione iniziale (“Dopo questi fatti”) e l’aggiunta dell’incipit liturgico (“In quel tempo”). Il testo del formulario si divide in due parti. La prima (Gv 21,1-14) comprende la narrazione della pesca miracolosa e l’incontro con il Risorto. La seconda parte (Gv 21,15-19) presenta il dialogo tra Gesù e Pietro con la conseguente chiamata di Pietro a seguire il Signore.
2. La prima parte (Gv 21,1-14) è costruita su una struttura concentrica. Il testo è incluso dal verbo “manifestarsi” (a: v. 1 “Gesù si manifestò … ai discepoli” // a’: v. 14 “Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli”). Le parti successive, seconda e penultima, sono caratterizzate dalla ripetizione dell’espressione “Gesù disse loro” // “Disse loro Gesù” (b: vv. 5.6 // b’: vv. 10.12). Al centro (c: v. 7) troviamo la confessione di fede: “è il Signore”. Tutto dimostra che il testo è stato pensato in modo minuzioso. Questa prima parte è ritenuta dalla Liturgia la parte più importante: la propone come lettura imprescindibile (lettura breve).
3. Anche la seconda parte (Gv 21,15-19) è stata pensata in modo minuzioso. Il dialogo tra Gesù e Pietro (Gv 21,15-17) è articolato su una struttura concentrica: a. v. 15 “mi ami? + pasci i miei agnelli”; b. v. 16 “mi ami? + pascola le mie pecore”; a’. v. 17 “mi vuoi bene? + pasci le mie pecore”. Il centro è dato dal verbo “poimàino – pascolare” (si ricordi che uno dei nomi dei responsabili della comunità cristiana era “poimèn”: Ef 4,11). C’è già una delicate allusione a Pietro come “il pastore”. Dopo avergli annunciato il martirio, Gesù invita Pietro a seguirlo.
L’Esegesi
1. Domenica scorsa il protagonista è stato Tommaso. In questa domenica è Pietro, sia nella prima parte del testo, sia nella seconda. Pietro prende l’iniziativa (“Io vado a pescare”). Il discepolo che Gesù amava si rivolge a Pietro per dire che l’uomo della spiaggia era il Signore. Pietro, una volta udito che l’uomo in riva al lago era il Signore, si getta in mare. Pietro porta a terra la rete con centocinquantatrè grossi pesci. Pietro, ancora, confessa per tre volte il suo affetto amicale per Gesù, Pietro riceve la profezia del proprio martirio e, infine, è chiamato (per la seconda volta) da Gesù che gli affida la Chiesa.
2. L’episodio della pesca miracolosa è uno dei tanti gesti, pazienti e continui, fatti da Gesù per guidare i discepoli verso la verità e l’accoglienza del suo mistero di Morte e Resurrezione. Nel caso concreto Gesù ha privilegiato la linea del “segno” per farsi conoscere. “Segno” è il miracolo stesso della pesca. “Segno” è il numero dei pesci. “Segno” è il cibo che Gesù dona.
In Lc 5,1-11 l’evangelista narra la chiamata di Pietro dentro un quadro narrativo preciso: prima c’è la pesca miracolosa, poi c’è la chiamata di Pietro. Lo stesso schema si ripete qui: prima la pesca miracolosa (prima parte del testo) e poi (nella seconda parte) la chiamata di Pietro.
Il numero dei pesci rimane un mistero (S. Agostino). Tuttavia quel numero è stato interpretato in diversissimi modi. Tra i principali ricordiamo: il numero equivale al valore numerico dell’espressione “qhl h’hbh” (assemblea dell’amore), equivale anche al numero delle specie di pesci conosciute (153 = totalità degli uomini. “Diventerete pescatori di uomini”), corrisponde alla somma dei numeri che vanno da uno a diciassette (numero primo indicante perfezione?). Oppure, forse, non era altro che la volontà del discepolo che Gesù amava di essere preciso.
4. Il dialogo tra Gesù e Pietro è stato diversamente interpretato. C’è chi ritiene che alla triplice negazione di Pietro ora corrisponde la triplice affermazione di amore. C’è, però, anche chi osserva l’uso dei verbi. Nelle prime due volte Gesù chiede a Pietro: “Mi ami di un amore che non ha bisogno del contraccambio (agàpas me)?”. Nella terza, invece, Gesù chiede: “Mi ami di un amore che ha bisogno del contraccambio (filèis me)?”. E Pietro resta addolorato. Perché? Probabilmente Pietro comprende che il suo atteggiamento pregresso (io do, ma non ho bisogno che Gesù mi ami) era sbagliato e ribatte per la terza volta: “Ho capito: ti amo di un amore che ha bisogno, a sua volta, di essere amato da te (filô se)”. C’è, infine, chi evidenzia come il primato di Pietro si fondi sull’amore reciproco tra il Maestro e il discepolo.