Commento al Vangelo
Domenica 1° giugno: Ascensione, commento di don Renato De Zan

01.06.2025 – Ascensione- C
Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 46 «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. 49 Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52 Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53 e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Si staccò da loro e veniva portato su, in cielo.
Il Testo
1. Alla sera del giorno della Risurrezione, Gesù appare ai discepoli. Scambiato per un fantasma, mostra le sue ferite e mangia del pesce per dimostrare che fantasma non è. Poi inizia una riflessione (Lc 24,44) che fonda la lettura cristologica dell’Antico Testamento (“Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”), aprendo la mente dei discepoli alla comprensione della Scrittura. A questo punto inizia il testo della formula evangelica (Lc 24,46-53). La Liturgia sopprime l’inizio del v. 46 (“E disse loro”) e colloca un incipit liturgico ampio: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli….”.
2. Il testo della formula si divide in due parti. Una prima parte è discorsiva (Lc 24,46-49) ed è composta da due momenti. Nel primo (Lc 24,46-48) si leggono il kerygma, l’invio in missione e la consacrazione dei discepoli come testimoni di ciò che predicheranno. Il secondo momento (Lc 24,49) è caratterizzato dalla promessa (velata) del dono dello Spirito. La seconda parte, quella narrativa (Lc 24,50-52), costituisce la conclusione del vangelo di Luca. Narra l’Ascensione verso il cielo di un Gesù benedicente, la reazione adorante dei discepoli e il loro ritorno a Gerusalemme, in un clima di preghiera (“stavano sempre nel tempio lodando Dio”).
L’Esegesi
1. Il testo della formula si apre con una preoccupazione del Risorto: far capire ai suoi discepoli che il mistero della sua Morte e della sua Risurrezione erano stati annunciati dall’Antico Testamento. Quando i discepoli, testimoni dei due avvenimenti, li predicheranno, annunciando il perdono dei peccati, non devono dimenticare l’articolazione teologica “profezia-adempimento”. Lo Spirito Santo promesso sarà protagonista in questo lavorio teologico e di fede.
2. La testimonianza del mistero dell’Ascensione si trova in due narrazioni bibliche, nella prima lettura di oggi (At 1,1-11) e nel vangelo odierno (Lc 24,46-53). A una lettura superficiale sembrano due racconti simili, uno più sintetico (Vangelo) e l’altro più dilungato (Atti). Di fatto non è così. Gli Atti parlano di una permanenza di Gesù con i suoi per un tempo di quaranta giorni prima di ascendere in cielo. Il racconto di Luca, invece, presenta l’Ascensione come realtà che avviene nella stessa sera del giorno della Risurrezione. L’autore di tutti e due i testi sembra essere lo stesso (Luca o scuola lucana). Ciò impone di scartare subito sia l’ipotesi dell’errore sia l’ipotesi della svista. Sembra più plausibile che Luca abbia adoperato due prospettive di tempo. Nel racconto evangelico ci troviamo davanti al concetto di eone nuovo (assenza di tempo), mentre nel racconto del libro degli Atti abbiamo a che fare con il criterio di tempo narrato (successione temporale degli eventi).
3. Il concetto di eone non è facilissimo. Mentre negli eoni precedenti (grandissima quantità di tempo) il tempo poteva e doveva essere misurato, nell’eone finale (l’attuale) il tempo è riempito di eternità. Con la risurrezione di Gesù la storia è stata invasa dal futuro escatologico. La Risurrezione, infatti, è un avvenimento reale, accaduto nella storia, ma rende presente una realtà che appartiene al futuro escatologico: Gesù risorge per non morire mai più (elemento definitivo che sfugge al tempo). Teologicamente parlando, dentro a questa logica, non ha più senso calcolare la cronologia. Per questo motivo, Luca ha voluto, nel suo Vangelo, testimoniare come le manifestazioni del Risorto e l’Ascensione siano realtà che contengono in sé l’eternità. L’evangelista, infatti, narra tutto in un solo giorno: apparizione ai discepoli di Emmaus, apparizione ai discepoli a Gerusalemme e Ascensione. Dopo la Risurrezione di Gesù il tempo è relativo: è importante l’esperienza dell’eterno che Dio concede.
4. Le ricadute del mistero dell’Ascensione sono importanti. Gli Atti dicono (At 1,11): “Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Con l’Ascensione è definitivamente cessata la forma facilitata della visione del Risorto. Inizia un modo nuovo di esperimentar la vicinanza di Gesù. Che egli ci sia vicino è confermato dalla promessa solenne riportata in Mt 28,20: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Ascensione, dunque, non equivale a separazione, ma a vicinanza continua e in forma tutta particolare, distinta da quella che Gesù ha voluto proporre ai suoi tra la Risurrezione e l’Ascensione. La nuova forma di presenza di Gesù tra i suoi è concreta in diversi elementi: attraverso lo Spirito, attraverso la sua Parola, nei credenti, nei segni sacramentali, soprattutto nell’Eucaristia, nei bisognosi, ecc.
5. Le testimonianze veterotestamentarie ci dicono che, all’epoca di Gesù, solo il sacerdote poteva benedire. Il sacerdote era un discendente di Levi. Gesù benedice (“Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”) pur non essendo sacerdote. Egli non era della tribù di Levi, ma di quella di Giuda. Sappiamo, però, dalla lettera agli Ebrei che il vero sacerdote è quello che è con gli uomini e, contemporaneamente, con Dio. Nessun sacerdote dell’A.T. ha queste due prerogative. Con la sua Risurrezione Gesù è con gli uomini e con Dio: egli è il vero e unico sacerdote. Luca conosceva benissimo questa teologia e con una pennellata veloce la accenna, senza equivoci. La reazione dei discepoli è presto detta: lo adorano come Dio e vivono la gioia che è tipica di coloro che si sentono e sanno di essere già salvati.