Arte e mostre
A Gorizia la mostra di Stefano Ciol e Marco Citron

Gorizia e Nova Gorica “Capitale Europea della Cultura” è occasione anche per scambi di esperienze, facendo partecipare tutta la regione e questo avvenimento. È il caso dell’associazione pordenonese GrabGroup Upgrading Cultures, presieduta dall’arch. Sara Florian, che ha portato a Gorizia la mostra “GO!25 Architettura tra passato e modernità Gorizia-Nova Gorica”. A cogliere gli aspetti caratterizzanti delle città, sono due fotografi friulani: Stefano Ciol che presenta, attraverso la foto in bianco e nero, Gorizia; Marco Citron che racconta invece, con i suoi colori evanescenti, Nova Gorica.
La mostra è allestita a Gorizia nello Studio Faganel (in via XXIV Maggio, fino al 20 giugno) dove troviamo le fotografie; e al Kinemax (Piazza della Vittoria, fino al 31 luglio), dove ci sono invece i video. Essa è accompagnata da un catalogo, dove troviamo gli interventi della Florian, del critico Fulvio Dell’Agnese, mentre le indagini storico/urbanistiche e architettoniche vengono sviluppate dall’arch. Moreno Baccichet.
Le immagini consentono di analizzare lo sviluppo architettonico ed urbanistico delle due città, cogliendone l’intrinseca diversità. Gorizia, simbolo di un passato legato alla ricca borghesia asburgica, mantiene un carattere malinconico, riservato, quasi introverso. Restano a testimonianza di questo periodo i grandi palazzi e le piazze. Dopo le distruzioni della “Grande guerra”, vengono chiamati professionisti di varia provenienza a progettare importanti opere pubbliche e private che affiancano la vecchia architettura di Gorizia con la “nuova” architettura nata dal fascismo e declinata spesso con lo stile del razionalismo internazionale.
Diversa è la vicenda che nel 1947, dopo la separazione del territorio, porta alla nascita di Nova Gorica. Progettata a tavolino ex novo con il piano urbanistico di Edvard Ravnikar, la città doveva essere il centro economico e culturale della vallata, una città moderna che fosse la vetrina “socialista” sul mondo occidentale.
Secondo Dell’Agnese “nelle fotografie di Stefano Ciol spazi e architetture sono aggrovigliati in un dinamico viluppo di ombre; neppure la linea di confine tra Italia e Slovenia riesce a correre via senza che strisce di luce negata mettano in discussione la sua continuità, di tracciato e di simbolica presenza. La fotografia di Stefano non ritaglia, ma suggerisce continuità”. E così prosegue: “di fronte agli edifici di Nova Gorica si avverte nelle fotografie Marco Citron il senso di uno stupore, di uno straniamento:
nella realtà non li vedremmo così; la fotografia ce li presenta perfettamente ortogonali, innaturali perché depurati da ogni distorsione ottica e coinvolgimento umano, e dunque sorprendentemente osservabili come presenze fisiche autonome”.
Nico Nanni