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1° maggio: Russo (Alleanza contro la povertà): “Si sta trasformando in una trappola per i più vulnerabili. Si affrontino le cause strutturali”
“Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. I salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la sua visita a Latina, presso l’azienda BSP Pharmaceuticals S.p.a., in occasione della celebrazione della Festa del Lavoro. Il Capo dello Stato ha visitato l’azienda per rendere omaggio ai lavoratori e per sottolineare l’importanza delle questioni salariali, che rappresentano un tema cruciale per il benessere sociale ed economico del Paese. Mattarella ha evidenziato come salari insufficienti siano un ostacolo al progresso, con effetti negativi anche sul calo demografico e sull’emigrazione dei giovani qualificati. Pur riconoscendo i segnali positivi sull’occupazione, ha ribadito l’urgenza di garantire salari più adeguati, soprattutto per i lavoratori migranti, i quali, guadagnano in media un quarto in meno rispetto ai colleghi italiani. Un richiamo che ha coinvolto anche la drammatica questione della sicurezza sul lavoro, con i numerosi incidenti mortali che continuano a colpire il Paese, e la necessità di rafforzare gli interventi in questo ambito. Partendo dalle parole del presidente Mattarella, il Sir ha riflettuto sulla questione del lavoro in Italia oggi con Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà.

Come commenta le parole del presidente della Repubblica?
Il Presidente della Repubblica raccoglie una preoccupazione molto diffusa, una realtà che purtroppo viene confermata ogni giorno dai dati forniti dagli istituti di ricerca ufficiali. Senza andare troppo lontano, è sufficiente ricordare che solo due giorni fa Eurostat ha evidenziato quanto il problema dei salari nel nostro Paese sia preoccupante. Da una parte, infatti, i salari non crescono, dall’altra l’inflazione erode i redditi.
Se da un lato assistiamo a una stagnazione salariale, dall’altro l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto, peggiorando ulteriormente la condizione di milioni di lavoratori. Questo fenomeno si traduce in un aumento del costo della vita che non è compensato dall’aumento dei salari. In pratica, da una parte c’è una crescita dei costi, e dall’altra i salari rimangono fermi, riducendo così il reddito disponibile.
Il presidente della Repubblica ci mette in guardia su questa “tempesta perfetta” che si sta concretizzando. In un contesto come questo, non possiamo non riflettere sull’importanza di avere salari adeguati che supportino la crescita economica del nostro Paese. L’inflazione, come ricordiamo spesso, è una “tassa piatta” che colpisce soprattutto coloro che hanno redditi più bassi, accentuando le disuguaglianze sociali. Il risultato è che i salari restano bloccati, mentre i redditi più bassi continuano a erodersi. Questo divario produce una situazione di crescente disuguaglianza, con milioni di persone che non riescono a fare fronte alle esigenze quotidiane.
Si parla di oltre tre milioni di persone che vivono in condizione di povertà.
Come sottolineato dal Presidente, nel nostro Paese ci sono oltre tre milioni di lavoratori che vivono in condizione di povertà. Ecco perché una giornata come questa è fondamentale, poiché richiama l’attenzione su un problema che coinvolge molte persone. Più di tre milioni di lavoratori, che pur essendo occupati, non riescono a garantire una vita dignitosa alle loro famiglie. Questo è il cuore della questione:
il lavoro, che dovrebbe essere uno strumento di emancipazione, si sta trasformando in una trappola per i più vulnerabili.
La povertà non è solo una questione economica, ma anche sociale.
La povertà assoluta colpisce oggi un italiano su dieci, e non si tratta solo di persone senza lavoro. È il segno che il lavoro stesso non garantisce più la dignità di vita. Non dobbiamo dimenticare che il lavoro è un diritto, ma deve essere anche un mezzo per garantire un’esistenza dignitosa.
Le politiche finora attuate non sono riuscite a risolvere il problema della povertà, perché non affrontano le cause strutturali, come la stagnazione dei salari e la precarizzazione del lavoro.
Tra i settori più colpiti c’è sicuramente la filiera agricola.
Il presidente richiama anche l’attenzione su un fenomeno che deve essere affrontato con urgenza: il lavoro in agricoltura. In Italia, il settore agricolo è caratterizzato da una forte presenza di manodopera sottopagata e non regolarizzata. Lavoratori che, in molti casi, sono trattati come schiavi, costretti a lavorare in condizioni di estrema difficoltà. Questo non è un fenomeno isolato, ma una realtà che riguarda principalmente i lavoratori stranieri, molti dei quali non sono regolarizzati, mentre altri, pur essendo formalmente in regola, si trovano comunque a lavorare in condizioni di sfruttamento.
A questo si aggiunge la questione della sicurezza sul lavoro, particolarmente critica nel settore agricolo.
Recentemente, abbiamo assistito a episodi tragici, come quello di un lavoratore straniero che, a causa di un infortunio sul lavoro, è stato abbandonato con un braccio mutilato, senza alcuna assistenza e poi è morto. Questo è un caso emblematico di come la mancanza di diritti e la condizione di sfruttamento possano avere conseguenze drammatiche. Il Presidente ha fatto un appello per garantire che i lavoratori agricoli possano godere di diritti fondamentali, come una retribuzione giusta e condizioni di lavoro sicure.
È fondamentale che il nostro Paese si impegni a combattere il caporalato e lo sfruttamento, per restituire dignità al lavoro. Non possiamo permettere che la ricerca del profitto prevalga sulla sicurezza e sulla dignità dei lavoratori.
Mattarella ha parlato della necessità di affrontare urgentemente la stagnazione salariale e la precarizzazione del lavoro.
Il presidente ha fatto appello al Governo per affrontare la situazione dei salari e delle condizioni di lavoro in Italia. È necessario ripristinare i diritti dei lavoratori, combattere la precarizzazione e garantire che ogni lavoratore riceva una retribuzione adeguata per il proprio impegno. La questione non riguarda solo i salari, ma anche il rispetto dei diritti sul lavoro, che sono strettamente legati alla qualità della vita delle persone. Senza un lavoro dignitoso, le persone rischiano di rimanere intrappolate nella povertà, nonostante il loro impegno quotidiano.
L’aumento dei costi della vita, la stagnazione salariale e la povertà sono sfide che richiedono una risposta urgente da parte delle istituzioni. Se non affrontiamo queste problematiche, rischiamo di compromettere il futuro di milioni di italiani.
Come sottolineato dal presidente, è fondamentale che il lavoro ritorni ad essere un mezzo per garantire la dignità e il benessere delle persone
A tutto questo si aggiungono anche gli effetti delle crisi economiche internazionali. Guerre, situazioni di incertezza e recentemente anche il tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti
Oltre alla stagnazione dei salari e alla povertà interna, un altro elemento che preoccupa è l’incertezza economica derivante dalle politiche internazionali. I dazi imposti dagli Stati Uniti, ad esempio, potrebbero avere un impatto diretto sulle aziende italiane, mettendo a rischio la stabilità di molte imprese e portando a una riduzione dei posti di lavoro. La crisi economica globale non è solo una questione di politica commerciale, ma ha ripercussioni tangibili sui lavoratori e sulle famiglie. Se le aziende italiane dovessero affrontare difficoltà, potrebbero essere costrette a ridurre il personale o addirittura a chiudere. In un contesto come questo, il Governo dovrà intervenire per sostenere le imprese in difficoltà, affinché possano continuare a operare e a garantire occupazione. È necessario che ci siano politiche economiche in grado di proteggere i lavoratori, soprattutto quelli più vulnerabili, dai rischi legati a una crisi economica che non dipende dalle loro azioni.
In questo contesto, delle azioni politiche sembrano essere irrimandabili, soprattutto per i più fragili
La politica deve rispondere alle sfide economiche con misure concrete per garantire il benessere della popolazione, in particolare delle persone più vulnerabili. Non possiamo permettere che la crescita economica e il profitto prevalgano sulla dignità e sui diritti dei lavoratori. Il presidente della Repubblica ci ha ricordato che la democrazia si misura anche dalla capacità di prendersi cura dei più fragili. In un momento di crisi globale, è essenziale che l’Italia mantenga la propria attenzione sui diritti fondamentali, a partire dal lavoro e dai salari.
Se vogliamo davvero una società giusta, dobbiamo affrontare con serietà il tema della povertà e delle disuguaglianze, intervenendo sulle cause strutturali di queste problematiche.
Non possiamo permettere che, mentre una piccola parte della popolazione si arricchisce, milioni di italiani continuino a vivere in condizioni di estrema difficoltà. Questo è il momento di agire con coraggio, per costruire un futuro più equo e dignitoso per tutti.
