Terremoto in Myanmar: Ancelle del Santissimo Sacramento senza acqua né cibo, crollata la chiesa

Foto AFP SIR
Foto AFP SIR

“Il terremoto è stato molto forte. Dicono che ha fatto tremare tutto il Myanmar: qui da noi la chiesa è crollata… Dopo tanti mesi di lavoro per restaurarla, ora non c’è più. La terra sembra continuare a tremare, o forse è solo la nostra impressione”.È il messaggio che venerdì 28 marzo suor Rosanna Favero, delle Ancelle missionarie del Santissimo Sacramento nelle Filippine, ha ricevuto da suor Pansy, una delle consorelle in balia del terremoto di magnitudo 7.7 abbattutosi sul Myanmar.

Le missionarie si trovano a Nyaung Shwe, nello Stato di Shan. Ma le loro missioni sono anche a Kwe Ngan e a Howan, nello Stato di Kayah, sempre nell’ex Birmania. “Qui a Nyaung Shwe non abbiamo elettricità né acqua – fanno sapere –. Per ora la andiamo a prendere nel pozzo dei nostri vicini, ma già ci è stato detto che non contiene molta acqua. Anche per questo ci affidiamo al Signore”.

“Quando ho ricevuto il primo messaggio, venerdì scorso, il mio cuore ha sobbalzato: ‘Come state?’, ho chiesto. ‘E la gente?’ – racconta suor Favero nella lettera aperta inviata anche alla Fondazione Missio –. Poi, il silenzio. Le linee telefoniche sono rimaste mute, mentre le notizie del disastro e le prime immagini tragiche iniziavano a diffondersi”.

La preoccupazione più grande al momento è la carenza di cibo:“Dobbiamo iniziare a cercare – fa sapere suor Pansy –, capire dove e come provvedere. Le poche risorse disponibili saranno come gocce d’acqua in un terreno assetato”.

Le suore del Myanmar chiedono aiuto: “È urgente rafforzare le coltivazioni di mais, arachidi, girasoli e sesamo e dove è possibile, aumentare il numero di animali da allevare: maiali, galline, mucche. Creare piccoli allevamenti comunitari nei campi profughi e incrementare la coltivazione di funghi, che possono essere essiccati e conservati più a lungo.A Nyaung Shwe le suore avevano già avviato una buona coltivazione, ma il terremoto ha distrutto tutto”.

Il terremoto devastante che finora ha già ucciso 2mila persone, secondo gli ultimi dati disponibili, arriva nell’ex Birmania dopo ben quattro anni di guerra civile che ha “tormentato le vite delle persone, privandole della libertà, dell’educazione, della sicurezza e di ogni sogno”, ricorda suor Favero. “Suor Pansy sognava di avviare una scuola elementare all’interno di un nuovo campo profughi – dice ancora la missionaria –. Ma ora, quei sogni devono lasciare spazio alle nuove emergenze create dal terremoto”.

Si tratta di una ferita inferta “su un corpo già martoriato. Ma la speranza non muore. Anche tra le macerie, il loro amore e la loro missione continuano”.

Il terremoto ha reso ancora più precaria la sopravvivenza in Myanmar: “Dove trovare riso, acqua e beni di prima necessità ora che le strade sono distrutte, i ponti crollati, i trasporti interrotti e i depositi di riso ridotti in macerie?”, si chiedono le Ancelle del Santissimo Sacramento. “Come affrontare le malattie che nei campi sono già numerose e che ora, con la mancanza d’acqua e di medicinali, rischiano di dilagare?”.

Suor Rosanna Favero spiega nella sua missiva:“Negli ultimi anni la guerra ha costretto le nostre sorelle a sospendere le loro attività educative e di sviluppo, specialmente per le donne.Le loro speranze sono state schiacciate da un regime crudele e ingiusto che ha chiuso le scuole, negato i diritti fondamentali, impedito il lavoro, la libertà di espressione e perfino l’accesso alle cure mediche. Ma il momento più duro è arrivato nel novembre 2023. Il convento, la casa di accoglienza con più di 70 bambine e ragazze, la scuola che accoglieva famiglie di rifugiati nei momenti di bisogno, tutto questo è stato abbandonato. I bombardamenti incessanti e l’ordine di evacuazione hanno costretto le nostre nove suore a fuggire, portando con sé le bambine e le persone più vulnerabili, camminando insieme alla folla in cerca di un rifugio”.

Dopo mesi di precarietà nei campi profughi, hanno trovato tre luoghi in cui poter ricominciare, il primo dei quali a Nyaung Shwe, nello Stato di Shan, dove tre suore sono riuscite ad affittare una casa e vivono lì con 38 bambine. Eppure, scrive suor Favero,anche “nel dolore trovano la forza di andare avanti. La loro certezza è quella di poter continuare a essere strumenti di speranza, conforto e aiuto per il loro popolo. Nonostante le difficoltà estreme nei campi profughi non si sono arrese: continuano a promuovere l’educazione scolastica, coordinare l’assistenza medica e distribuire viveri”.