Diocesi
Messaggio del Vescovo Giuseppe Pellegrini ai partecipanti alla Via Crucis “Nel silenzio” di domenica 6 aprile fino ad Aviano

Carissimi tutti,
Mi unisco alla vostra esperienza di riflessione, silenzio e condivisione sui passi
compiuti da Gesù verso la croce, dove il Figlio di Dio si è immerso fino in fondo nella sofferenza,
nell’ingiustizia e nella morte che segnano la storia dell’umanità.
Insieme a voi, desidero in primo luogo mettermi in ascolto della testimonianza e della parola di
Papa Francesco. «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un
grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità». Lo scrive papa Francesco in
una lettera recentemente inviata al “Corriere della Sera”. «La guerra – continua il Papa – non fa che
devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti. La diplomazia e le
organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità». Nel contesto della fraglità
umana, che anche Papa Francesco sta vivendo, «la guerra appare ancora più assurda». Le religioni,
continua il Papa, «possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della
fratellanza e della giustizia, la speranza della pace. Tutto questo richiede impegno, lavoro, silenzio,
parole. Sentiamoci uniti in questo sforzo».
Impegno e lavoro, silenzio e parole: in questo momento vale la pena creare alleanza sincere e
autentiche nella ricerca della pace, della giustizia e della fratellanza su questa terra, anche se non
abbiamo soluzioni o ricette.
A questo proposito voglio anche dirvi che a noi cristiani di questa Chiesa di Concordia-Pordenone,
Chiesa radicata nella storia dell’ Italia, sta profondamente a cuore la realtà e l’ ideale dell ‘Europa. Ci
riconosciamo nelle parole di Pierangelo Sequeri in Avvenire di alcuni giorni fa.
La grande ispirazione della cultura europea è debitrice della “novità” cristiana: l’idea di
“persona”, che è alla base di ogni affermazione del valore assoluto dell’essere umano unico e
singolare; la fondazione dell ‘ etica in una rete di relazioni di reciprocità, che partono da quella col Dio
personale, sono senza dubbio frutto dell’ingresso del Vangelo nel tessuto vitale dei popoli europei.
Proprio per questo – come hanno affermato diversi e autorevoli pastori e intellettuali cattolici –
appare assai problematico il discorso del riarmo senza che riusciamo a capire la strategia e le
intenzionalità profonde del disegno complessivo da perseguire.
Le grandi voci che hanno dato spirito e corpo alla civiltà europea – da San Benedetto ai santi
Cirillo e Metodio, da San Francesco d’Assisi ai “folli di Dio” della spiritualità russa – vanno in senso
opposto a qual si voglia progetto bellicista.
Siamo forse degli idealisti, degli utopisti, senza realismo o – peggio – senza spina dorsale? Se
pur l’idea di una Europa paladina della pace fosse un’utopia, varrebbe la pena fame tesoro: perché,
come scriveva Paul Ricoeur in un suo bel saggio su L ‘Europa e la sua memoria, «i popoli non possono
vivere senza utopia, al pari degli individui senza il sogno … L’importante è che le nostre utopie siano
responsabili: tengano conto del fattibile e dell ‘ auspicabile, vengano a patti non solo con le resistenze
spiacevoli della realtà, ma anche con le vie praticabili tenute aperte dalla coscienza storica».
Buon cammino nel segno della croce di Cristo.
Pordenone, 5 aprile 2025
+ Giuseppe Pellegrini
Vescovo di Concordia-Pordenone