Commento al Vangelo
Domenica 13 aprile, Le Palme, commento di don Renato De Zan

Passione secondo Luca: riassunto (Lc 22,1-23,56)
Il formulario inizia con il complotto contro Gesù e la presentazione del tradimento di Giuda (Lc 22,1-6). Seguono i preparativi per la cena pasquale di Gesù con i suoi discepoli (Lc 22,7-13). Durante la cena Gesù istituisce l’Eucaristia (Lc 22,14-20), annuncia il tradimento di Giuda (Lc 22,21-23) e propone il più piccolo come il più grande a immagine del Maestro che è il più grande, ma è servo (Lc 22,24-30). Gesù annuncia anche il tradimento di Pietro e il suo ravvedimento per custodire e confermare la fede dei suoi fratelli (Lc 22,31-34). Poi prepara i suoi discepoli alla passione, dicendo loro che è adempimento della Scrittura (Lc 22,35-38). Dopo la preghiera al Getsemani, Gesù viene arrestato (Lc 22,39-53) e Pietro lo rinnega (Lc 22,54-62). Oltraggiato e processato dal Sinedrio (Lc 22,63-71), è portato da Pilato che, compiuto una prima parvenza di processo, lo manda da Erode che, a sua volta, lo rinvia da Pilato, il quale determina la sorte di Gesù (Lc 23,1-25). Condotto al Calvario, Gesù viene crocifisso e oltraggiato (Lc 23,26-38). Dopo l’episodio del buon ladrone, Gesù muore (Lc 23,39-46). Il centurione confessa: “Veramente quest’uomo era giusto”. La gente si percuote il petto mentre i conoscenti e le donne osservano tutto da lontano (Lc 23,47-49). Gesù, infine, viene calato dalla croce e sepolto da Giuseppe di Arimatea (Lc 23,50-56).
Questo è il mio corpo, che è dato per voi
Il Testo
1. Nel racconto della passione, Luca segue due schemi importanti. Il primo è il racconto della passione secondo Marco. Il terzo evangelista non si discosta dalla struttura narrativa di Marco, pur mantenendo una sua singolarità. Luca, infatti, narra degli episodi che in Marco non ci sono: il detto sulla spada, frainteso dagli apostoli (Lc 22,35-38), il sudore di sangue al Getsemani (Lc 23,44), Gesù interrogato da Erode (Lc 23,6-12), Pilato dichiara Gesù innocente (Lc 23, 13-16), l’incontro di Gesù con le donne sulla via del Calvario (Lc 23,27-32), il perdono di Gesù ai crocifissori (Lc 23,34), l’episodio del buon ladrone (Lc 39-43), le parole di Gesù, prima di morire (Lc 23, 46).
2. Il secondo schema riguarda l’impostazione teologica della narrazione. Luca ha voluto impostare il racconto della passione seguendo le stesse caratteristiche narrative dei racconti di martirio di epoca maccabaica. È importantissimo notare come le parole del centurione (“Veramente quest’uomo era giusto”) mostrino Gesù come “il giusto innocente e condannato”. In questo modo l’evangelista presenta ai credenti perseguitati ingiustamente (e/o sottoposti alla prova della sofferenza) il modello del martire innocente.
L’Esegesi
1. Il primo criterio di lettura del testo della passione viene dato da Luca stesso. Verso la fine del capitolo ventitré, il terzo evangelista per ben quattro volte richiama il lettore alla “contemplazione, attraverso l’uso dei verbi vedere, guardare, osservare. In Lc 23,47, l’autore osserva: “Visto” ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio… In Lc 23,48 scrive: “Tutta la folla che era venuta a “vedere” questo spettacolo…”. In Lc 23,49 osserva : “Le donne …. stavano da lontano a “guardare” tutto questo….”. In Lc 23,55, infine, l’autore annota: “Le donne…”osservarono” il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù…”.
2. Il secondo criterio di lettura viene dalla Liturgia. La Colletta presenta Gesù come “modello” dato agli uomini dal Padre (“Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio…”) e presenta la passione come “il grande insegnamento” (“fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione…”). Con quest’ottica, la lettura della Passione diventa più facilmente teologica.
3. Osserviamo subito un primo dato: dal Getsemani fino alla morte, Gesù resta solo e vive la sua obbedienza al Padre. Il discepolo – se necessario – è chiamato a restare solo e incompreso a causa della sua fede. Un secondo dato si presenta comparando i due maggiori traditori di Gesù: Giuda e Pietro. Il primo, preso dal rimorso, si uccide. Il secondo intraprende la via della conversione e…diventa il primo papa (Pietro mi ami tu?”. “Signore, sai che io ti voglio bene..:”. “Pasci le mie pecorelle”). Un terzo insegnamento si trova nel silenzio di Gesù con Erode e con Pilato. È inutile parlare a chi non vuole o non sa capire. Troviamo un quarto insegnamento nel perdono dei suoi crocifissori. Il Maestro non aveva, infatti, detto: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male” (Lc 6,27-28). Infine non va dimenticato il totale abbandono fiducioso di Gesù morente nelle mani del Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46).
Il Contesto Celebrativo
1. La prima lettura (Is 50,4-7) consiste nella prima parte del terzo carme del Servo di Yhwh. Il formulario è perfettamente idoneo perché entra in consonanza con il vangelo in quanto nel v. 5 il profeta presenta la totale obbedienza del Servo a Dio, nel 6 descrive brevemente una parte delle sofferenze del Servo e nel v. 7 la totale fiducia del Servo nell’assistenza di Dio (cf “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”).
2. La seconda lettura (Fil 2, 6-11) presenta l’inno cristologico della lettera ai Filippesi dove viene ribadito il tema dell’obbedienza di Cristo al Padre e tutto ciò che deriva dalla morte in croce: la super-esaltazione (risurrezione) e il titolo divino di “Signore” (lo stesso nome di Dio nella Bibbia dei LXX).