Spettacoli
Ramin Bahrami in concerto sabato a Pordenone

Un grande nome della musica internazionale per concludere la 31ma edizione del festival Dedica: domani, sabato 22 marzo, alle 20.45, il Teatro Verdi di Pordenone ospiterà il concerto di Ramin Bahrami, uno degli interpreti più autorevoli, nel mondo, della musica di Johann Sebastian Bach.
L’evento, intitolato Tra Oriente e Occidente, non sarà solo un concerto, ma un viaggio musicale che attraversa epoche, stili e culture, con un programma che unisce Bach, Mozart, Chopin, Rachmaninov, Bartók e Rohani. E celebra l’incontro fra popoli nel segno della bellezza e della libertà, ponendosi , cos’ come l’opera e la vita di Kader Abdolah, lo scrittore al centro del festival pordenonese, come un ponte fra mondi diversi, per testimoniare la forza universale della musica, della cultura e dei sentimenti umani.
“È incredibile constatare come i sentimenti non siano legati a una determinata cultura, ma siano davvero universali”, afferma lo stesso Bahrami presentando il concerto. “Si parte dal sommo Bach, con la sua prima Partita, che dipinge un perfetto parlamento musicale unendo tutta la cultura europea, senza dimenticare l’Oriente. Seguono la malinconica Fantasia in re minore di Mozart e le poetiche Mazurche di Chopin, che Schumann descriveva come “cannoni sepolti sotto i fiori'”.
Il concerto è organizzato in collaborazione con Piano City Pordenone.
Il programma proseguirà con le danze rumene di Bartók, brani dalla forte matrice popolare, e con un secondo omaggio a Bach: Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo, un pezzo dal profondo valore personale per Bahrami, che lo dedica al fratello rimasto in Iran. Il viaggio musicale culminerà con Gole Sangam, una struggente melodia di Anoushiravan Rohani, che rievoca nell’artista i ricordi della sua infanzia in Iran.
“Ascoltate questa melodia e ditemi se la malinconia che esprime non è paragonabile a quella di Bach, Chopin o Mozart”, prosegue Bahrami. “Non siamo agli stessi livelli di perfezione compositiva, ma l’anima di questo brano tocca le stesse corde. I sentimenti sono universali, come i diritti dell’uomo, che in molte parti del mondo sono calpestati”.
Con queste parole, Bahrami esprime il significato più profondo del concerto: una riflessione sul potere della musica come veicolo di libertà, capace di abbattere le barriere tra le culture e di unire i popoli nel nome dell’arte e dell’umanità.
Nato a Teheran nel 1976, Ramin Bahrami ha lasciato l’Iran dopo la rivoluzione islamica e si è formato in Italia, diplomandosi al Conservatorio di Milano sotto la guida di Piero Rattalino. Ha studiato con grandi maestri come Alexis Weissenberg, András Schiff e Rosalyn Tureck, specializzandosi nell’interpretazione di Bach, di cui oggi è considerato uno dei massimi esponenti. La sua discografia con Decca Universal ha riscosso ampio successo, così come le sue esibizioni nei più prestigiosi teatri del mondo, incluso il debutto al Teatro alla Scala nel 2012. Autore di diversi saggi sulla musica, Bahrami è una figura di riferimento per la divulgazione del repertorio classico.