Spettacoli
Bruna Braidotti e Nicola Milan, da Pordenone ad Amburgo

Dopo Sudafrica, Parigi, New York, Cuba, Santiago del Cile, un altro palcoscenico internazionale ospita il lavoro della Compagnia di Arti e Mestieri di Pordenone, che in Germania ad Amburgo nella sede di Pro Linguis Der Sprachenclub e.V., andrà in scena in anteprima nazionale, con replica domani 28 marzo (ore 20.00), “Extremer Dialog einer Frau / Dialogo estremo di una donna” in forma di recital musicale. L’attrice, autrice e regista Bruna Braidotti vola ad Amburgo, insieme al compositore friulano Nicola Milan che l’accompagna al pianoforte nel suo stile che intreccia musica colta e popolare, per recitare in italiano e tedesco uno degli spettacoli più amati della compagnia pordenonese.
Pordenone, da poco proclamata Capitale italiana della cultura 2027, si fa conoscere nel mondo anche grazie alle proprie eccellenze artistiche, che concorrono a rappresentarla come una città non solo italiana, ma anche cosmopolita e internazionale: Pro Linguis, che ospita lo spettacolo, è infatti un ente che si occupa dal Secondo Dopoguerra dell’incontro fra i popoli e delle lingue del mondo.
“Dialogo estremo di una donna” ribalta il modo in cui si affronta il tema della violenza alle donne: rinuncia a descrivere i fatti e le vittime massacrate ed offese scegliendo di andare dritta al nucleo del problema culturale.
Dalle barzellette offensive, alla paura della libertà e della solitudine delle donne, all’egocentrismo scambiato per amore, alla fame d’amore inesauribile che getta le donne nelle braccia di un carnefice, la violenza si manifesta in modo banale. Così Bruna Braidotti: «È violenza anche l’accettare di vivere con un uomo anaffettivo o scostante: violenza che le donne fanno a sé stesse. Perse nel sogno d’amore come unico senso della propria vita, le donne hanno spesso dimenticato la propria felicità. Pare che gli uomini questo lo sappiano bene e ne approfittino, non necessariamente per seviziarle, ma anche solo per farsi stirare le camice o per tradirle senza sentirsi in colpa». A corroborare queste argomentazioni, nello spettacolo si ricorre al tempo remoto dei miti e delle tragedie greche in cui, dopo un lungo periodo basato sulla cultura matriarcale, si scopre come e quando iniziò la sfortuna delle donne. Il dialogo, in cui si chiede alle donne di essere parte in causa attiva per superare il tono vittimistico e offeso che spesso sottende alle denunce contro la violenza, è provocatorio, sarcastico, pungente ed ‘estremo’, per scuotere le donne a dissotterrare l’ascia di guerra, ricominciare la loro giusta rivolta e rifare il mondo da capo.