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18 marzo. Giornata per le vittime del Covid. “383 medici caduti sul campo. Mantenere la grande promessa e sostenere il Ssn”

“Oggi, 18 marzo, nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia da Coronavirus, vogliamo ricordare i 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid, soprattutto nella prima fase della pandemia, quando ancora non erano disponibili i vaccini e mancavano anche i più elementari dispositivi di protezione. Del loro operato, della loro abnegazione deve rimanere memoria, perché solo attraverso la memoria di ciò che è accaduto può passare la ricostruzione del nostro Servizio sanitario nazionale e delle nostre stesse esistenze”.
Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli. “Oltre la metà di loro – prosegue – erano medici di medicina generale: sul territorio, negli ambulatori, nel 118, nelle carceri, nei luoghi in cui la prossimità è parte ed essenza stessa della cura, i medici erano soli, senza dispositivi di protezione e con mille difficoltà”. Donne e uomini che “hanno continuato ad accogliere, a curare, ad essere accanto alle persone senza discriminazione alcuna, senza arrendersi mai, perché per noi medici ogni vita conta. Anche se non c’erano i dispositivi individuali di protezione, se le mascherine, i guanti erano finiti. È questo che è accaduto al nostro Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Varese, ai 383 medici e odontoiatri che hanno perso la vita, ai 514mila operatori che si sono contagiati”.
“È per loro, è per gli oltre 197mila cittadini deceduti – sostiene Anelli – ma anche per i 25milioni e quattrocentomila guariti: è per tutti noi che non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo mantenere fede alla grande promessa fatta durante il Covid e continuare a sostenere il nostro Servizio sanitario nazionale, con i suoi principi di universalità, prossimità, uguaglianza, solidarietà, equità. Principi che rendono orgoglioso il 92% degli italiani, secondo i Rapporti Fnomceo- Censis: anche per questo, l’83,6% dichiara esplicitamente che, dopo l’esperienza traumatica del Covid, si aspettava molte più risorse e un impegno più intenso per potenziare la sanità. Una riserva di disillusione consistente, che è anche una domanda sociale pressante – conclude il presidente Fnomceo – per tornare al dettato di quanto promesso e che gli italiani reputano urgente”.