Arte e mostre
Pordenone, Museo diocesano di arte sacra: da sabato 15 febbraio “In ascolto” con le opere di Claudio Mario Feruglio

“Se sapessi cogliere la voce del silenzio quando mi passa accanto, riconoscere il suo sussurro, camminare assieme a Lei nel bosco dai colori d’oro, dove tutto si fa ascolto e preghiera, essere almeno per un attimo totus tuus, in attesa della parusia”. Così scrive Feruglio di sé in un saggio pubblicato sulla rivista Visio Dei e ancora, “Mi piacerebbe che la mia pittura avesse la capacità di sfiorare lo sguardo di chi la incontra e incoraggiasse il dialogo, diventasse medicina dello spirito e contribuisse a lenire le tante sofferenze di questi tempi”.
Con queste premesse che avvalorano il suo modus vivendi di uomo e artista si apre la mostra del pittore udinese Claudio Mario Feruglio al Museo Diocesano di Pordenone sabato 15 febbraio 2025 alle 10,30 in Via Revedole, 1 dal titolo “In ascolto” che presenta per l’occasione una selezione di opere scelte frutto della sua ricerca artistica incentrata su silenzio, luce e bisogno di trascendenza, temi particolarmente cari al maestro friulano. Sarà Alessandro Del Puppo, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Udine a dialogare con l’artista.
Carlo Sgorlon in un saggio del 1994 ebbe a scrivere di lui: “Quando egli si convinse che dipingere era il suo modo di stare al mondo cominciò anche il suo colloquio interiore con l’eterno, l’infinito, il senza tempo. […]. Egli è il pittore del silenzio e dell’ascolto sommesso della musica suprema dell’universo”.
La pittura ispirata di Feruglio profuma di sacralità della terra friulana e la si coglie nei colori; nelle albe e nei tramonti, nelle teodie, nelle notti di luna piena punteggiate di stelle, nei cieli aurorali, nei dies natalis, egli esprime la sua ragione di vita e ci conduce verso quell’Oltre dove tutte le scienze sono più povere. Feruglio ama la sua terra e come tale non può sentirsi scollegato da essa. Nella Parola rivelata trova l’ispirazione, così pure nell’osservazione del paesaggio friulano che diventa occasione per una trasfigurazione dell’immagine reale. Le sue opere sono finestre interiori che si spalancano sull’infinito personale.
Il collegamento con il Friuli si vede in questo bisogno che ha l’autore di dilatare il paesaggio, quasi abbraccio tra cielo e terra, per fondersi nell’ascolto interiore delle voci più recondite della natura.
Non c’è nulla di artificio nella sua pittura simbolica. Essa ci interroga con i suoi simboli: il colore, da cui traspare un sacro suono antico; la luce dell’alba e del tramonto, dove tutto si fa ascolto; gli orizzonti che si perdono allo sguardo con quella prospettiva a volo d’uccello come fosse un drone a scrutarne dall’alto i nostri pensieri.
Ricorrente nelle sue opere la presenza di una piccola virgola nera inclinata a significare la nostra piccolezza di fronte all’infinito. Molti studiosi hanno posto l’accento su quella minuscola porzione di spazio posizionata al centro del quadro che il pittore pone come autobiografica, ma a cui ciascuno può dare un nome. Essa non raffigura la solitudine dell’uomo ma il bisogno di silenzio per riprendere consapevolezza della provvisorietà e iniziare un nuovo cammino di speranza.
Claudio Mario Feruglio è nato a Udine nel 1953. Ha completato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, perfezionandosi sotto la guida del maestro spazialista Edmondo Bacci. A Venezia, lo studio, il disegno, la pittura, le visite a chiese e musei lo impegnano in una riflessione di natura intimista che eleva la sua ricerca pittorica a strumento di introspezione e spazio etico. All’inizio degli anni ‘70 le prime mostre rilevanti. Nel 1974 la personale presso il battistero di San Giovanni a Grado intitolata “Racconti biblici” titolo emblematico che caratterizzerà il suo lavoro.
La sua ricerca di trascendenza è fin dagli inizi tema fondante della propria opera, insieme alla sua friulanità.
In oltre cinquant’anni di attività ha tenuto mostre personali presso musei, gallerie private ed istituzioni pubbliche in Italia e all’estero compresa la la XLVI Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Sue opere figurano in diverse collezioni pubbliche, private in Italia e in Europa, in luoghi di culto. Della sua arte si sono interessati autorevoli personalità del mondo della cultura, critici, storici dell’arte, filosofi, sociologi, teologi e scrittori rilevando come nelle sue opere si manifesti il silenzio e la luce per farsi proiezione oltre in ognuno di noi.
Info: dal 15 febbraio al 31 marzo; orari martedì, venerdì, sabato 9-13; tel. 0432 221275. Iniziativa culturale in collaborazione con la Biblioteca del Seminario di Concordia – Pordenone.