Commento al Vangelo
Domenica 23 febbraio, commento di don Renato De Zan

Lc 6,27-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “27 Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29 A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30 Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. 31 E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33 E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
35 Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. 36 Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38 Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio
Il Testo
1. Il testo della formula liturgica è composta da due pericopi distinte: l’amore verso i nemici (Lc 6,27-35) e la generosità misericordiosa (Lc 6,36-38). Mettendo insieme le due pericopi, la Liturgia sopprime la congiunzione avversativa iniziale (“Ma”), che presuppone, forse, un testo oggi non più conosciuto (del tipo: “non odiate”…), e aggiunge un incipit piuttosto corposo, pescandolo da Lc 6,20 (Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva..) piuttosto che da Lc 6,17 (“C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente…”): “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli”.
2. L’associazione di queste due pericopi danno vita a un testo che ha una fisionomia e una struttura nuove rispetto alle due pericopi originarie e separate. La formula è composta da una prima parte (Lc 6,27-30), che potremmo chiamare segmento /a/, dove Gesù annuncia un principio rivoluzionario: “amate i vostri nemici” (segue un’esemplificazione altrettanto rivoluzionaria: fate loro del bene, benediteli, pregate per loro, siate generosi). Una seconda parte (Lc 6,31, segmento /b/, Gesù propone il principio che deve guidare il cristiano nei rapporti con il prossimo: “E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Nella terza parte (Lc 6,32-38), segmento /a’/, si trova una dimostrazione articolata in due parti. Nella prima (Lc 6,32-34) la dimostrazione è “in negativo”: se ti comporti in un certo modo, apparentemente logico, sappi che anche i peccatori fanno lo stesso. Nella seconda (Lc 6,35-38), la dimostrazione è in positivo: amate i vostri nemici (riprendendo l’inizio di Lc 6,27 e creando una inclusione), fate del bene, prestate, siate misericordiosi.
L’Esegesi
1. La conclusione del brano (“con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”) colloca il comportamento storico del credente in rapporto al giudizio escatologico di Dio. Ricordiamo che il passivo (“sarà misurato”) sottintende sempre il complemento d’agente “da Dio”. E quale può essere “la misura” con cui noi dobbiamo misurare? La risposta si trova al centro della struttura, al v. 31: “E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Non si tratta di qualche cosa di assolutamente nuovo perché un principio simile si legge già nel libro di Tobia (Tb 4,15: “Non fare a nessuno ciò che non piace a te”). La differenza, tuttavia, è abissale. Tobia enuncia un principio negativo, Gesù, uno positivo. Tobia invita a “evitare”, Gesù invita a “compiere”.
2. L’amore verso il nemico è uno degli “scandali” del cristianesimo, insieme al perdono e alla compassione. E’ chiaro che l’amore verso i nemici non si colloca nell’emozione affettiva, ma è una scelta volontaria del bene favorevole alla persona del nemico (non sicuramente ai suoi progetti). Esiste l’anima teologica di tale comandamento ed è espressa dall’evangelista Giovanni: “Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). All’altro non si restituisce ciò che dall’altro abbiamo ricevuto, ma ciò che abbiamo ricevuto da Dio.
3. Il cristiano è stato destinatario della “giustizia” divina che è prima di tutto misericordia (cf Rm 5,10: “Quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo”). Questa giustizia ricevuta si traduce in giustizia restituita agli altri uomini sotto forma di non-giudizio, non-condanna e di perdono. La giustizia restituita al prossimo ritorna ancora una volta al credente sotto forma di ulteriore bontà divina: “Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”. In qualche modo già il salmista, quasi profeticamente aveva annunciato: Dio è con te ciò che tu sei con gli altri (cfr Sal 18,26-27: “Con l’uomo buono tu sei buono, con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro e dal perverso non ti fai ingannare”).
Contesto celebrativo
Dio è giusto perché osserva la parola data al suo popolo, che è sempre una parola di favore, di predilezione, di amore e di misericordia. Da qui, il concetto di uomo “giusto”: è colui che a prescindere dalla legge opera, su imitazione di Dio, a favore del suo popolo. Davide, nella prima lettura (1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23), ha scelto un comportamento non dettato dall’osservanza della Legge, ma dall’osservanza della giustizia (salvaguarda la vita di Saul, suo nemico). La Colletta propria si fonda su Mt 5,45: “Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (cf amplificazione) e fa nascere l’amore per i nemici dal perdono (cf petizione e fine della petizione: “Rendici capaci di perdonare chi ci fa del male affinché il nostro amore non conosca nemici”).