Diocesi
Pordenone: Epifania e Festa dei popoli in concattedrale San Marco. Omelia del Vescovo Giuseppe Pellegrini
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+ Giuseppe Pellegrini, vescovo
Si dice che il commercio dei sedativi e dei tranquillanti sia in questi in questo tempo di inquietudine molto fiorente. Possiamo immaginare che se fosse stato così anche nel passato, i Magi non si sarebbero messi in cammino per cercare delle risposte alle loro inquietudini e agli interrogativi che si erano posti, alla ricerca della verità e del senso dell’esistenza. Hanno avuto un’opportunità che hanno sfruttato: alzare gli occhi per guardare e scrutare il cielo! Narra di loro l’evangelista Matteo: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (2, 2). I Magi stranieri e che ancora non avevano incontrato la fede, ci insegnano a guardare in alto, ad avere lo sguardo rivolto verso il cielo, e soprattutto rischiare a mettersi in cammino. Scrive papa Francesco: “Gli interrogativi, anche quelli spirituali, possono, infatti, indurre frustrazioni e desolazioni se non ci mettono in cammino, se non indirizzano il nostro movimento interiore verso il volto di Dio e la bellezza della sua Parola”.
Siamo appena entrati nell’Anno Santo Giubilare che ha come segno il pellegrinaggio, il mettersi in strada per cercare la verità su noi stessi e per lasciarci avvolgere dall’amore e dalla misericordia di Dio Padre. Non è il camminare del vagabondo, di chi non mi sa dove andare, ma è il cammino guidato dall’alto, dalla luce luminosa che è apparsa nel mondo e che non si spegne mai; dalla luce che emana da quel bambino avvolto in fase e deposto in una mangiatoia: la luce del Verbo fatto carne. Una luce che le antiche profezie ci avevano promesso: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Cammineranno le genti alla tua luce” (Isaia 6, 1.3). L’invito del profeta ad alzarsi appare sorprendente perché si colloca nel tempo dell’esilio del popolo eletto. Invito che abbiamo sentito riecheggiare anche nel testo di san Paolo appena proclamato: “Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, e formare lo stesso corpo ed essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo” (Efesini 3, 6). L’accesso all’alleanza è aperto a tutti e non solo al popolo eletto, perché Dio si è rivelato nel suo Figlio a tutta l’umanità. Il Vangelo è una buona notizia per tutti, per tutta l’umanità e il cosmo intero. Se nel Natale abbiamo contemplato il corpo che Dio ha preparato per il suo Figlio, atteso da sempre, nell’Epifania e nei Magi venduti dall’Oriente si intravede non solo il corpo di Gesù, ma anche quello della Chiesa di Cristo, formata dagli uomini e dalle donne che hanno accolto e accoglieranno in piena libertà l’annuncio e la sua Parola di salvezza.
Oggi nella celebrazione dell’Eucaristia sono qui differenti comunità di fedeli di altre nazionalità presenti nel nostro territorio. Sono un segno dell’università della Chiesa di Cristo. Una Chiesa che non si chiude, che non pensa solo al mantenimento delle proprie strutture e dei privilegi, ma che si apre e che incontra tutte le persone nella diversità delle culture e tradizioni, per professare la gioia e la bellezza dell’incontro con Cristo.
Una Chiesa che non ha paura delle diversità delle persone, delle lingue e dei riti diversi, perché professa la stessa fede nel Signore Gesù, vero Dio e vero uomo, che dona a tutti lo Spirito di comunione e di fratellanza. Carissimi fratelli e sorelle provenienti da differenti realtà culturali, voi siete inseriti pienamente all’interno della nostra Chiesa diocesana e nelle comunità cristiane. Ma siete inseriti, vivete e lavorate nel nostro territorio, all’interno della società civile. Sappiamo bene tutti che la nostra società ha bisogno del vostro contributo, della vostra presenza, dei vostri figli e del vostro lavoro, perché altrimenti numerose attività produttive non sarebbero capaci di sopravvivere.
Vi ringrazio di cuore per la vostra presenza e vi chiedo di sentirvi non ospiti e stranieri, ma veramente cittadini di questa realtà che amate. Invito tutte le comunità cristiane e le istituzioni civili a essere ancora di più accoglienti e a valorizzare la vostra presenza tanto necessaria e tanto utile, mettendo a disposizione abitazioni adeguate.
I Magi, guidati dalla stella e confermati nella loro ricerca dalle Scritture, giunsero al luogo dove si trovava il bambino e lo adorarono offrendo i loro doni. Essi sono l’immagine del popolo in cammino alla ricerca di Dio, immagine di ogni straniero aperto alla trascendenza e desideroso di dare un senso ancora più pieno alla vita. Conoscevano la sapienza del mondo, ma è stata la luce a guidarli, aiutandoli a riconoscere in quel povero bambino il Dio fatto carne, il Dio che dà la vita per la salvezza dell’umanità. Per vedere la realtà umana e per comprendere in pienezza l’umanità, anche oggi è necessario, come hanno fatto i Magi, rivolgere lo sguardo al cielo mettendo al centro della vita non noi stessi e le nostre idee, ma la luce che viene da Dio. Solo così potremmo anche noi dare un senso alla vita, senza aver paura di cambiare strada. I Magi ci ricordano che ogni volta che si incontra Gesù, si ha la possibilità di percorrere “un’altra strada” (v. 12). Ritornando nella realtà quotidiana, dopo l’incontro con Gesù è opportuno prendere una nuova via, perché il mistero di Dio incontrato è capace di cambiare i nostri cuori, i nostri progetti e il modo di vedere la realtà.
Carissime e carissimi tutti, il vostro essere comunità cristiane che vivono la loro fede e l’incontro con Gesù legati alle vostre culture e tradizioni, sia per tutti noi un aiuto a rinnovare e a vivere con più entusiasmo la nostra fede e le nostre celebrazioni. Sia per tutti un aiuto a seguire nuovi percorsi di amicizia, di fratellanza e di cammino sinodale. L’Anno Santo ci aiuti a recuperare quella speranza necessaria al cambiamento e al rinnovamento della nostra vita e della vita della Chiesa.
Buona festa dell’Epifania e buon incontro gioioso tra voi.