Immacolata: si è aperta una porta, grazie ad un Sì

Noi oggi, con l’Immacolata e nell’Immacolata, varchiamo la Porta ed entriamo nella storia dell'Altissimo (Immacolata, Guido reni, file donato a Wikimedia Commons come parte di un progetto del Metroolitan Museum of Art di New York)

Pochi i giorni che ancora ci separano dall’apertura del Giubileo e poco il tempo per prepararci a comprendere ed assaporare la qualità del dono che ci viene proposto. Sta a noi accettarlo o rifiutarlo.Il fermento del Giubileo è ormai percepibile, non solo nelle organizzazioni che devono sostenere l’afflusso dei fedeli ma anche nella vita parrocchiale, nei diversi gruppi e nei monasteri.L’inizio sarà solenne con l’apertura della Porta Santa di San Pietro e darà il via a tutte le celebrazioni.Il 24 dicembre però è un giorno che si apre sulla nascita del neonato di Betlemme: quell’apertura nella storia e della storia che avviene nel silenzio, in un luogo poco conosciuto, da una coppia senza notorietà.Non si chiude un’era e quindi Israele viene messo da parte, a prescindere dall’usuale datazione storica prima di Cristo e dopo Cristo. Israele rimane il popolo eletto che ha donato all’umanità il grembo religioso e sociale in cui Jeshua di Nazareth è cresciuto.Rimane la pupilla dell’occhio dell’Altissimo, rimane fecondo il suo percorso di fedeltà all’alleanza.Si è aperta però una porta nello scorrere dei secoli: un neonato l’ha aperta e l’ha varcata.Una porta che non si sarebbe aperta se una fanciulla non avesse espresso il suo “Sì”.Da quel giorno, la porta che si sarebbe aperta sul mistero del Figlio fatto Uomo, era segnata dal sigillo del dono, sapeva che l’umanità avrebbe potuto riceverlo, in assoluta libertà.Ora noi possiamo conoscerla e varcarla: Myriam di Nazareth è questa Porta, lei l’Immacolata, che si spalanca all’irruzione dell’annuncio che la condurrà al concepimento per Spirito Santo e ad una nascita che non è come le nostre ma, nel suo silente nascondimento, è strabiliante.Non è facile varcare una porta quando non si conosce che cosa ci sia dietro a questa porta, noi esitiamo. Giustamente esitiamo.Se però la porta è la Porta, la Madre Immacolata, allora il nostro passo può essere fiero ed insieme consegnato.Non ci troveremo nel nulla, in uno stato che rasenta l’incoscienza ma ci troveremo introdotti nella Luce perenne del Volto di Dio.San Bonaventura è quanto mai incisivo:

Nessuno può entrare nel cielo se non per Maria, come attraverso una porta. Come infatti Dio è venuto a noi per mezzo di Lei, così è opportuno che attraverso di Lei torniamo a Dio. Lei, infatti, è purificatrice, illuminatrice e perfezionatrice. Lei ha ricevuto le grazie purificatrici, illuminatrici e perfezionatrici. Per intercessione di Maria il sole di giustizia nasce nel cuore dei peccatori.

La Madre Immacolata quindi è per noi non una porta qualsiasi ma la Porta, che nel nostro tempo frettoloso e inquieto, si apre sul mistero da contemplare, da far calare nel profondo del cuore per dare un senso al nostro pellegrinare sulla terra.Non ancora come canta san Bernardino con lo sguardo ormai reso luce:

Tu incomprensibile grandezza di tutte le virtù, i doni e le grazie! Tu preeletto e degnissimo vaso fabbricato dal primo artefice capace (di contenere) l’essenza di Dio! Tu giardino di delizie, Tu modello di ogni bene, e radice e ornamento di ogni salvezza! Tu porta del cielo, gioia del Paradiso e, più di quanto si possa dire, gloria del sommo Iddio»

Noi oggi, con l’Immacolata e nell’Immacolata, varchiamo la Porta ed entriamo nella storia travagliata dell’umanità e nella nostra storia personale, con uno sguardo nuovo, contemplativo che sa cogliere gli indizi che portano a lodare l’Altissimo e a servire i fratelli e le sorelle nella gioia.