Commento al Vangelo
Commento del Vangelo di Natale

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“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto…”
A Natale, la Liturgia celebra il mistero della “carne salvifica”, il mistero cioè di Dio che si fa uomo per la salvezza degli uomini (Incarnazione). La celebrazione del mistero presenta all’assemblea celebrante un invito: assumere la mentalità dell’Incarnazione. Ciò equivale a comprendere che non esiste cristianesimo senza l’incarnazione della fede in una determinata situazione di un determinato posto e in una cultura di un determinato tempo, con tutti problemi umani e spirituali che possono derivare. I formulari della messe dono quattro: c’è la messa della vigilia, la messa della notte, la messa dell’aurora e la messa del giorno.
- Vangelo della Messa della vigilia: Mt 1,1-25
Genealogia di Gesù, il sogno di Giuseppe in cui l’angelo svela il Mistero della maternità messianica di Maria e la nascita di Gesù. - Vangelo della Messa di mezzanotte: Lc 2,1-14
Durante il censimento di Augusto, Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse il fasce e lo depose nella mangiatoia, mentre gli angeli, apparsi ai pastori, cantavano: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». - Messa dell’aurora: Lc 2,15-20
I pastori, gli ultimi della società ebraica, sono i primi ad accorrere ai piedi del Bambino, svelano la rivelazione angelica, mentre Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. - Messa del giorno: Gv 1,1-18
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. - Messa di mezzanotte: Lc 2,1-14
1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4 Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5 Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. 8 C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10 ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Il Testo
- La formula liturgica (Lc 2,1-14) costituisce una parte del brano che comprende Lc 2,1-20. Il brano è letterariamente suddivisibile in quattro momenti. Il primo (Lc 2,1-3) presenta – con i grandi della terra (Cesare Augusto e il governatore Quirinio) – il quadro storico generale in cui è avvenuta la nascita di Gesù. Il secondo momento (Lc 1,4-6) si concentra su due personaggi più umili, ma molto più importanti dei primi: Giuseppe e Maria che dal nord (Nazaret) scendono al sud (Betlemme) per farsi censire. La dicitura evangelica (“salì in Giudea”) è corretta sotto il profilo orografico. Betlemme si trova a 800 metri sul livello del mare (e d’inverno nevica!). Nel terzo momento (Lc 2,7) viene dedicato un solo versetto alla nascita di Gesù. Infine, il quarto momento (Lc 2,8-14) presenta l’esperienza angelica dei pastori.
L’Esegesi
- Le coordinate storiche sono un po’ complesse. Dall’archeologia (Monumentum Anciranum) sappiamo che dei tre censimenti proclamati da Augusto, il secondo fu annunciato nell’anno 8 a.C. e venne compiuto nel 7 a.C. (e anche oltre). Nel 7 a.C. Erode fece guerra ai Nabatei: due regni amici di Roma si scontrarono senza il permesso dell’imperatore. Nicola di Damasco consigliò Erode di fare il censimento (non era tenuto a farlo) come gesto di sudditanza verso l’imperatore (che gradì). Ciò avvenne nel 6 a.C.
- Le coordinate teologiche sono più semplici, anche se meritevoli di una comprensione particolare. Maria diede alla luce il suo “primogenito-protòtokos”. Il termine protòtokos non indica il primo di altri fratelli, ma indica il figlio che per primo apre il seno materno. Può essere anche l’unigenito come veniamo a conoscere dall’epitafio di Arsinoe: “Questa è la tomba di Arsinoe, o viaggiatore. Piangi, pensando che ella fu in tutto sfortunata, sventurata. Fu lasciata orfana di madre mentre era ancora piccola. Il dolore del parto del suo primogenito (protòtokos) la condusse alla morte”.
- Maria inoltre “lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia”. L’evangelista di proposito descrive questi gesti della Vergine perché anticipano ciò che farà Giuseppe di Arimatea in Lc 23,53: “Lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia”. Gesù nasce per adempiere alla volontà del Padre: morire per la salvezza degli uomini. Infine, l’evangelista annota, quasi di sfuggita “non c’era posto nell’alloggio”. La traduzione è elegante, ma il testo originale dice “non c’era posto per loro nella stanza” (katalùma). Il termine katalùma viene adoperato da Luca in Lc 22,11-12 per indicare la stanza dove Gesù e i suoi discepoli mangeranno la cena di Pasqua.
- “Non c’era posto per loro nella stanza” è un’espressione incomprensibile. Diventa chiara se pensiamo che la casa palestinese era fatta da una stanza soltanto affiancata da un ripostiglio (per l’asinello e gli attrezzi di lavoro). Tra la stanza e il ripostiglio c’era un piccolo muro divisorio sulla cui sommità c’era un incavo per mettere un po’ di fieno. Questa sarebbe la mangiatoia dove Gesù Bambino viene adagiato. Il vocabolo greco, “fàtne”, non significa “madia”, come si sente dire da qualche esegeta improvvisato. In Lc 13,15 (“Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia [“fàtne”], per condurlo ad abbeverarsi?”) il bue o l’asino non vengono slegati dalla “madia”. Maria mette al mondo Gesù non davanti a tutti, ma in un luogo poverissimo, riservato e discreto come si addice alla dignità di una maternità.