L'Editoriale
Due giovani luci sul nostro cammino
In questi tempi bui c’era proprio bisogno di una luce che indicasse traiettorie di strade nuove, suggerendo qualcosa di diverso dal tetro che incombe. E in questo inizio di Avvento la luce è arrivata, anzi ne sono arrivate due, che ci sono particolarmente vicine. Hanno i volti giovani di due ragazzi: uno è Piergiorgio Frassati, l’altro è Carlo Acutis; papa Francesco nei giorni scorsi ha annunciato che verranno canonizzati in questo 2025 giubilare ormai alle porte
In questi tempi bui di guerre che non si spengono, di minacce in crescendo, di litigiosità per le strade come nei parlamenti, c’era proprio bisogno di una luce che indicasse traiettorie di strade nuove, suggerendo qualcosa di diverso dal tetro che incombe. E in questo inizio di Avvento la luce è arrivata, anzi ne sono arrivate due, che ci sono particolarmente vicine.
Hanno i volti giovani di due ragazzi: uno è Piergiorgio Frassati, l’altro è Carlo Acutis; papa Francesco nei giorni scorsi ha annunciato che verranno canonizzati in questo 2025 giubilare ormai alle porte. Che ci siano questi due giovani ad introdurci nel nuovo anno è una prospettiva carica di speranza – tema scelto da Francesco per il Giubileo – che si incarna nei loro volti puliti, sinceri, lontani dalle meschinerie del mondo. Le loro vite sono state esemplari: amante dei monti e datosi tutto ai poveri il primo, figlio dei nostri giorni e dell’informatica ma innamorato dell’eucarestia e di chi è nel bisogno il secondo. Piemontese il primo, lombardo il secondo non dobbiamo però sentirli lontani: hanno presenze di promemoria molto importanti nel nostro territorio diocesano.
Piergiorgio morì a 24 anni nel 1925 per una poliomielite fulminate, dopo quattro giorni dalla diagnosi e a due esami dalla laurea in Ingegneria meccanica scelta con l’intento di aiutare la dura vita dei minatori. Anche Carlo è mancato improvvisamente a soli 15 anni, nel 2006, tre giorni dopo la diagnosi di leucemia. Entrambi sensibili al prossimo, entrambi giovani di fervida fede: l’uno cercava l’Altissimo tra le amate vette, l’altro in ginocchio nell’adorazione eucaristica, la sua “autostrada per il cielo”.
A Piergiorgio, figlio di quell’Alfredo Frassati che fondò e diresse per un lungo periodo La Stampa e della pittrice Adelaide Ametis (che dedicò alla montagna molte opere pittoriche, partecipando più volte alla Biennale di Venezia) il Club Alpino italiano (Cai) ha dedicato numerosi sentieri, uno per ogni regione, province autonome di Trento e Bolzano comprese. Tra i 22 sentieri italiani che portano il suo nome ci sono anche quelli del Veneto (gli 88 chilometri dell’anello che va dal Comelico a Sappada) e del Friuli Venezia Giulia (che parte da Maniago e in dieci ore di cammino porta a Fanna, Frisanco e Andreis). Sono sentieri percorsi e curati dai giovani: per questo Piergiorgio Frassati è già tra noi, santo che eleva piedi e cuore. Ma ci sono altre due grandi ragioni a legarlo alla nostra diocesi. La prima: il suo precettore fu don Antonio Coiazzi, salesiano, originario di Roveredo in Piano, poi trasferitosi nella terra di don Bosco. La seconda: il miracolo che gli meritò la beatificazione da parte di Giovanni Paolo II (20 maggio 1990) si compì molti anni prima, il 28 dicembre 1933, in territorio diocesano, a San Quirino (Pn), con l’inspiegabile guarigione del quarantenne Domenico Sellan, colpito dal morbo di Pott (spondilite tubercolare). A lui ormai morente il parroco, don Pietro Martin (il fondatore del Villaggio del Fanciullo) portò l’immaginetta del giovane Pier Giorgio Frassati, mancato poco più di una manciata di anni prima. Evento straordinario che Il Popolo ha ricordato nel 1990, quando i sanquirinesi organizzarono ben due pullman per partecipare alla beatificazione a Roma.
Neppure Carlo può dirsi distante. Per stare alla nostra diocesi di Concordia-Pordenone, si ricordano almeno tre presenze delle sue reliquie: nel luglio 2021 in parrocchiale a Bibione (dall’8 al 24); tre mesi fa, domenica primo settembre, a Clauzetto dove ancora ogni seconda domenica del mese il rosario del mattino della domenica viene meditato con le sue riflessioni; infine, è imminente il ritorno poiché le sue reliquie saranno accolte nella parrocchiale Beata Maria Vergine Regina a Portogruaro dal 3 all’8 dicembre (il ricco programma si legge nelle pagine di cronaca di questo numero del settimanale).
Vissuti un’ottantina d’anni l’uno dall’altro, saliranno entrambi agli altari fra pochi mesi: Carlo nella giornata dedicata al Giubileo degli adolescenti (tra 25 e 27 aprile 2025), Piergiorgio all’interno del Giubileo dei giovani (tra il 28 luglio e il 3 agosto). Giovani fatti santi tra i giovani.
Carlo, tra siti web e inginocchiatoio, trasparente con tutti nel manifestare la sua fede, ha unito l’istante dell’oggi all’eterno, divenendo il primo santo della generazione dei “millennial”, profetizzato come patrono di internet e già definito “l’influencer di Dio”.
Piergiorgio, incompreso dal padre per il suo spendersi tutto per gli ultimi, preso in giro dagli amici come “impresa trasporti Frassati” per il suo continuo girare da un povero all’altro per distribuire beni e sostenere chiunque fosse in difficoltà, è diventato il protettore dei giovani di Azione Cattolica e degli sportivi.
Entrambi sono stati sepolti in una chiesa: Piergiorgio nel duomo di Torino, Carlo nel santuario della Spogliazione in Assisi. Il primo è stato fatto beato nel 1990 dal grande Carol Wojtyla che lo aveva in gran stima; il secondo il 10 ottobre 2020 ad Assisi dal card. Agostino Vallini, che lo ha definito “un faro di luce”. Lo sono entrambi: guidino i passi dei giovani e di noi tutti su sentieri più luminosi di quelli di oggi.