Chiesa
Settimana sociale dei cattolici: le parole di Mattarella
Settimana sociale: Mattarella, “la democrazia non è mai conquistata per sempre”. “Le nostre appaiono sempre più società del rischio” (foto col card. Zuppi, foto Vatican Media)
(Trieste) “La democrazia non è mai conquistata per sempre”. Lo ha ricordato questo pomeriggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, ospitata al GCC – Generali Convention Center di Trieste.“Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie”, ha osservato il Capo dello Stato, aggiungendo che “oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi”. “Anzi – ha rilevato –, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento”. “Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale”, ha continuato Mattarella, mettendo in guardia: “Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni tecnocratiche”. La democrazia – ha ribadito – “non è semplicemente un metodo, bensì costituisce lo ‘spazio pubblico’ in cui si esprimono le voci protagoniste dei cittadini”. Alla domanda “a cosa serve la democrazia?”, Mattarella ha risposto citando l’art. 2 della nostra Costituzione: “A riconoscere e a rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità”.Dal Capo dello Stato poi la sottolineatura: “Il percorso dei cattolici – con il loro contributo alla causa della democrazia – non è stato occasionale né data di recente, eppure va riconosciuto che l’adesione dottrinale alla democrazia fu meno remota perché condizionata dalla ‘questione romana’ con l’accidentato percorso della sua soluzione”.