Pordenone
“Felice di averti incontrato”
Una raccolta di interviste alle persone coinvolte nei percorsi Acat
Felice di averti incontrato: è questo il suggestivo titolo di una raccolta di interviste, curata dalla sanvitese Fabrizia Maronese, a persone coinvolte nel percorso dell’Associazione Club Alcologici Territoriali (ACAT). Si tratta di piccole comunità, costituite da non più di 12 famiglie e da un servitore insegnante, che sperimentano un percorso di cambiamento di stile di vita all’insegna della sobrietà, della crescita e della maturazione della persona a livello emozionale, culturale, spirituale, relazionale. Nel territorio diocesano Portogruaro, San Vito al Tagliamento e Pordenone fungono da centri di coordinamento ACAT. Spiega Fabrizia Maronese: “Io mi sono avvicinata all’associazione quasi per caso, accompagnando un’amica. Ma sono rimasta immediatamente colpita dalla ricchezza di umanità che ho incontrato dentro questi gruppi: non è facile né svelare le proprie debolezze, né nutrire una fiducia incondizionata in un futuro migliore. Per non disperdere il patrimonio di emozioni e di vitalità che ho percepito all’interno dei nostri club, ho raccolto queste testimonianze”.Le storie che vengono narrate sono semplici e al tempo stesso toccanti. Ad esempio Paola racconta del suo mestiere di ambulante in vari mercati della zona e dei suoi giri di aperitivi e caffè corretti nel corso della giornata. Poi il baratro della dipendenza da alcol, da cui esce grazie alla frequentazione assidua con la famiglia di un club ACAT: “Lì possiamo condividere i nostri stati d’animo, senza vergogna, perché siamo tutti sullo stesso piano e non siamo giudicati. Cerco di frequentare le riunioni settimanali con il cuore e con il cervello, perché così evito le ricadute”. Ai gruppi si avvicina anche chi ha problemi con il gioco d’azzardo, come Gianni, che con i video poker ha sperperato tutto, soldi ed energie. Racconta: “Anche le relazioni con le altre persone erano sparite. Pensavo solo a giocare. Potevo stare davanti ad una slot anche per sei ore consecutive. Poi ho deciso di smettere, anche grazie all’aiuto di mia mamma, con cui ho iniziato a frequentare il club. Lì ho potuto buttare fuori tutto. È stato difficile partire, ma ora riesco a esternare i miei problemi, ad ascoltare quelli degli altri e questo mi permette di non perdermi d’animo e di credere che un cambiamento è possibile”. Donatella ha scelto invece di diventare servitrice insegnante. Nel club ha il compito di accogliere e mettere a proprio agio i nuovi partecipanti, di facilitare la comunicazione e la discussione, valorizzando gli aspetti positivi e richiamando tutti agli impegni assunti. Rivela: “La nostra è una bella esperienza: non si condividono solo problemi, ma soprattutto scelte di vita. Si parla di cose reali, di rapporti tra le persone, di crescita individuale. I nostri incontri ti aprono la mente”.Questa raccolta di Fabrizia Maronese è facile e utile da leggere. Comunica la passione per un’esperienza, ma anche fa comprendere che il metodo dell’aiuto tra pari può diventare uno stile di vita nelle diverse comunità alle quali apparteniamo, dalla famiglia ai gruppi di lavoro o parrocchiali, dagli ambienti scolastici a quelli educativi. Svelare le proprie debolezze e attingere alla bontà altrui può permettere di vivere un’esistenza più bella.