A Spilimbergo la mostra dedicata al Tour de France

“Tour de France” di Robert Capa e altri fotografi della Magnum fino al 29 settembre

Mentre è in pieno svolgimento nel suo Paese, il “Tour de France” diventa una mostra grazie alle foto di Robert Capa e di altri fotografi della Magnum. Una mostra che si può ammirare (fino al 29 settembre) a Palazzo Tadea a Spilimbergo grazie al Craf – Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia con Suazes e Magnum Photos, in collaborazione con Regione e Comune di Spilimbergo, con il sostegno di Fondazione Friuli e il patrocinio dell’Università di Udine.

L’occasione è quello di celebrare un avvenimento unico: la partenza del Tour de France 2024 appunto dall’Italia, il 29 giugno scorso da Firenze a Rimini, per proseguire per altre tre tappe “italiane” che hanno attraversato Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte fino a ricondurre la Grande Boucle in territorio francese. Ma è anche l’occasione per celebrare due figure leggendarie del ciclismo italiano, che il Tour l’hanno vinto in epoche diverse: Gino Bartali (1948) e Marco Pantani (1998), e di un grande ciclista italiano, che il Tour lo vinse per ben due volte, nel 1924 (quest’anno il centenario della vittoria) e 1925: il pordenonese d’adozione Ottavio Bottecchia, “el furlan de fero” o “Botescià” come lo chiamavano i francesi.

L’esposizione presenta oltre 80 immagini dei maestri della celebre agenzia fotografica Magnum: esse esplorano la dimensione umana di questa pratica sportiva che fa del ciclismo uno degli sport più popolari e amati. Raccontano certo le epopee dei campioni e delle grandi manifestazioni internazionali, ma anche la quotidiana, straordinaria umanità di campioni e del grande pubblico che ai bordi delle strade e al traguardo li sostiene, immedesimandosi con loro e con il loro impegno. Sudore, fango, tenacia, imprese di uomini che macinano chilometri misurandosi innanzitutto con sé stessi, la propria forza e i propri limiti. Colpiscono le immagini di uomini stremati, che letteralmente crollano sull’asfalto o sul pavé appena superato il traguardo, la partecipazione emotiva dei loro sostenitori, l’indifferente serenità di una mandria che continua a brucare mentre gli umani sembrano impazzire per l’impresa del loro campione.

La spettacolare sequenza di immagini in mostra si apre con una serie, poco nota, di fotografie realizzate da Robert Capa nel 1939 quando venne incaricato dalla rivista “Match” di seguire il Tour de France di quell’anno. Fotografie dove l’attenzione si sposta prevalentemente nella partecipazione del pubblico alla corsa, cogliendo sguardi ed equilibri compositivi. Un’altra serie raccoglie foto realizzate da Guy Le Querrec nel Tour de France del 1954; all’epoca il fotografo aveva solo 13 anni e si trovava in Bretagna per passare le vacanze estive e dove, in quell’edizione, passava la celebre corsa ciclistica. Circa 30 anni dopo, nel 1985, il fotografo venne invitato a seguire la squadra ciclistica della Renault-Elf durante gli allenamenti invernali; in questa stagione scattò fotografie del campione Laurent Fignon e seguì il campionato di ciclocross.

Il percorso prosegue con fotografie di Christopher Anderson dedicate al ciclista Lance Amstrong nel 2004 che suggeriscono il triste epilogo della carriera di questo sportivo per doping. Una sezione è dedicata agli spettatori con i loro riti con foto di Mark Power, Robert Capa, Harry Gruyaert e Richard Kalvar. Poi le immagini realizzate dal fotografo francese Harry Gruyaert nel Tour del 1982 e una sezione dedicata ai velodrom, con immagini di René Burri, Stuart Franklin e Raymond Depardon. Il fotografo italiano Alex Majoli è presente con delle fotografie dedicate al celebre produttore di bici milanese Alberto Masi con sede del suo laboratorio sotto le curve del Velodromo Vigorelli. Infine, una selezione di immagini di Peter Marlow dedicate a frammenti di quotidianità dei corridori impegnati nel giro della Bretagna nel 2003.

Il progetto vuole indagare, attraverso lo sguardo di celebri fotografi di Magnum, la dimensione umana di uno degli sport più seguiti dal grande pubblico. Scegliere la sensibilità degli autori di questa agenzia permette di andare oltre alle gesta sportive, e porre l’attenzione sulle alchimie del ciclismo, l’unico sport, come ripeteva Gianni Mura, dove “chi fugge non è un vigliacco”.

La mostra (da martedì a venerdì 14.00-20.00 e sabato-domenica 11.00-20.00 con ingresso gratuito) è accompagnata da un catalogo curato da Alvise Rampini e Marco Minuz, edito da Silvana Editoriale.

Info: www.craf-fvg.it

N. Na.