Commento al Vangelo
Domenica 9 giugno, commento di don Renato De Zan
"Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre"
09.06.2024. 3° TO-B
Mc 3,20-35
In quel tempo, Gesù
Il Testo
1. Alla pericope biblica la Liturgia aggiunge un incipit chiarificatore (esplicita il soggetto dell’azione): “In quel tempo, Gesù”. Il testo di Mc 2,20-35 è un brano (Mc 3,20-21.31-35) che include un secondo (Mc 3,22-30). Marco ha una preferenza per questo stile. Si ricordi come in Mc 5,21-43 la risurrezione della figlia di Giàiro è il brano includente e la guarigione dell’emorroissa è il brano incluso. LO stesso accade in Mc 11,12-25: l’episodio del fico sterile è il brano includente e l’episodio dei venditori cacciati dal tempio è il brano incluso.
2. Sotto il profilo letterario il testo è di facile delimitazione. Mc 3,22-30 è circoscritto da un’inclusione (v. 22: Costui è posseduto da Beelzebùl // v. 30: È posseduto da uno spirito impuro). Il testo includente presenta la causa (“è fuori di sé”) per cui “i suoi” cercano Gesù e illustra come Gesù si sia comportato verso “i suoi”: la madre, i fratelli e le sorelle. Certamente il dinamismo iniziale di Gesù ha impressionato la folla (e “i suoi”). Una interpretazione è quella più benigna: bisogna ricondurre Gesù a darsi una calmata. L’interpretazione cattiva viene dagli scribi: è posseduto da Beelzebul. Gesù risponde prima agli scribi e poi ai suoi parenti.
L’Esegesi
1. Nell’Antico Testamento il demonio appare sotto il simbolo del serpente (cf la prima lettura, Gen 3,9-15). Ricompare successivamente come spirito di menzogna che istilla l’inganno negli uomini (1 Re 22,21-23) e come pubblico accusatore contro Giobbe (Gb 1-2). Nel Nuovo Testamento il demonio è il “principe di questo mondo” (Gv 12,31; 14.30; 16,11) perché aveva il potere sulla morte, per mezzo della quale teneva in schiavitù gli uomini (cf Eb 2,14-15). Gesù con la sua morte e resurrezione ha distrutto il potere che satana esercitava sugli uomini per mezzo della morte perché la morte è stata sconfitta con la risurrezione del Maestro. Durante la vita prepasquale di Gesù, c’è una lotta serrata tra il Signore e Satana e tra il Signore e i “figli del diavolo” (cf Gv 8,44). Non c’è tregua tra il Signore e il demonio: la vittoria, però, è sempre di Gesù. Al potere di Gesù Satana non può opporsi.
2. Gesù riduce progressivamente il potere di Satana, guarendo i malati e compiendo gli esorcismi. Si può comprendere la valutazione irrazionale degli scribi di Gerusalemme: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni”. La risposta di Gesù, a livello logico, è tremenda perché si presenta in forma bidirezionale. Se fosse vero che Gesù caccia i demoni per mezzo del principe del demonio, ciò significa che il regno del demonio è diviso e ogni regno diviso va in rovina. Se, invece, fosse vero – come di fatto lo è – che Gesù caccia il demonio per potenza propria, il Maestro dimostra di essere colui che lega l’uomo forte (Satana) e ne saccheggia la casa (libera cioè l’uomo dalla potenza sovrastante di Satana). Non riconoscere la verità della realtà è il peccato contro lo Spirito.
3. Se la risposta di Gesù agli scribi è durissima, la risposta ai parenti è più delicata. Gesù non svaluta l’interessamento dei suoi parenti per lui, ma trasforma il concetto di legame parentale, amplificandolo. I parenti di Gesù non sono solo sua madre, le sue sorelle e i suoi fratelli, ma è anche “chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. E chi fa la volontà di Dio? Non chi dice “Signore, Signore”, non chi nel suo nome ha profetato o scacciato i demoni oppure fatto prodigi, ma chi ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica (Mt 7,21-24).
Il Contesto Liturgico
1. Nella prima lettura (Gen 3,9-15) presenta il breve interrogatorio che Dio fa ad Adamo e a Eva dopo il peccato, e presenta la condanna del serpente (che verrà identificato con il demonio in Ap 20,2: “Il serpente antico, che è diavolo e il Satana”). C’è, però, anche la promessa di salvezza: “Io (= Dio) porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). Uno della stirpe, Cristo, è diventato uomo “per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo” (Eb 2,14).