GMB: bambini, tesoro del mondo

"Non siate mai nemici" ha insegnato papa Francesco ai piccoli, mostrando loro che la pace si fa stringendosi la mano. Lui l’ha data a un bambino, poi ogni piccolo ha fatto altrettanto, dando vita a un’unica ola di pace che ha attraversato il grande stadio romano. "La pace è possibile": è stato il controcanto del papa alle notizie che provengono da tanti angoli del mondo, figlie dei cuori neri che comandano la guerra.

“Ho guardato negli occhi il futuro del mondo”: chi può vantarsi di una simile meraviglia? Eppure papa Francesco, inventando la prima Giornata mondiale dei Bambini, lo ha permesso a chi c’era, a chi ha guardato l’evento alla tv. Lo ha fatto per il mondo: ha radunato centomila bambini, da cento paesi diversi e sei continenti (ai cinque esistenti si è aggiunto quello dei paesi in guerra dai quali i bambini non sono potuti arrivare), creando lo spettacolo unico di bambini a perdita d’occhio: piccoli tra le braccia delle mamme, sui passeggini e sulle sedie a rotelle, ragazzini con bandiere e tante domande per il papa, bambini con famiglie, con sacerdoti o presi per mano da religiose.

Anche Roberto Benigni, chiamato tenere il monologo finale della prima Gmb. ha esordito: “Questo è il Paradiso, siamo in Paradiso”. Due volte evangelico. “Lasciate che i bambini vengano a me” c’è scritto: e papa Francesco se ne è circondato prima sabato 25 all’Olimpico di Roma, poi domenica 26 nella piazza San Pietro più giovane di tutta la storia. E poi “Se non ritornerete come bambini non entrerete mai”: frase ricordata dal comico per spiegare perché quella piazza fosse davvero una visione di paradiso. Frase che deve aver guidato Francesco nell’ideare la Gmb: per incontrare i bambini, ma soprattutto per ricordare al mondo che produce inferni di guerra, sconquassi di cambiamento climatico, mali di inquinamento, ingiustizie di sopraffazione e di disuguaglianze, che il futuro è bambino e quel futuro deve guidare ogni scelta, politica o ambientale o strategica che sia. I bambini sono il tesoro del mondo.

Una giornata nata affinché i grandi capiscano: i grandi intesi come adulti, che siamo noi tutti, ma anche i grandi intesi come i potenti del mondo, coloro che decidono, come gli imperatori di un tempo, la salvezza o la fine delle persone; coloro che attaccano, sparano, sequestrano, rubano vite e futuro; coloro che tagliano foreste, emettono nell’aria o scaricano a mare sostanze inquinanti, come se il mondo fosse stato creato a loro uso e consumo, strumento e scenario di arricchimenti smisurati.

Francesco, radunando i bambini, ha giocato una carta importante, un baluardo visivo e sostanziale contro la guerra: ha già usato tanto le sue parole e certamente ha usato e sta usando le vie delle strategie diplomatiche. Ora mostra a un’umanità smarrita la cosa più preziosa, il domani, e lo scempio che si compie non proteggendolo.

Perché il domani non arriverà un domani, il domani è già qui con noi, respira le nostre inquietudini, soffre per i nostri errori, si imbeve delle nostre durezze, paga come tanti altri fragili per colpe non commesse, rimane ferito e muore per scelte di guerra mai fatte.

Il cantante Sting, in piena guerra fredda, quando Kruscev minacciava l’uso della atomica – ispirandosi al compositore Prokofiev (un russo nato in Ucraina) – nella canzone “Russian” cantava: “Spero che i anche i russi amino i loro bambini”.

Il papa ci ha ricordato che vanno amati i bambini del mondo, la ragione più grande per cui fermarsi in un momento in cui tanti fuochi divampano col rischio che si facciano un unico grande fuoco. Perché, come ha ricordato Benigni, quando i bambini giocano alla guerra, appena un bambino si fa male si fermano. Ma gli adulti no, non lo fanno e non lo vogliono fare: intrisi d’odio e di sete di rivalsa, dimentichi della gioia di stare insieme nella pace.

Ci sono stati ospiti importanti ad accompagnare la due giorni, coordinata da un luminoso padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del sacro Convento di Assisi: da Gigi Buffon ad Albano, dal nonno d’Europa Lino Banfi a Renato Zero con la sua commovente “La vita è un dono”. Ma nessuno è stato più importante dei cinquantamila bambini dell’Olimpico cui si sono sommati quelli di piazza San Pietro. Uno spettacolo “di azzurritudine”, come lo ha definito Benigni, per dire che il cielo era così terso perché il paradiso, domenica 26 maggio, era lì.

“Non siate mai nemici” ha insegnato papa Francesco ai piccoli, mostrando loro che la pace si fa stringendosi la mano. Lui l’ha data a un bambino, poi ogni piccolo ha fatto altrettanto, dando vita a un’unica ola di pace che ha attraversato il grande stadio romano.

“La pace è possibile”: è stato il controcanto del papa alle notizie che provengono da tanti angoli del mondo, figlie dei cuori neri che comandano la guerra.

“Costruiamo insieme la pace” è stato il suo lascito, insieme alla data della prossima Gmb che sarà a Roma nel settembre 2026. Speriamo per noi e per i bambini che il mondo sia allora migliore di oggi e che i continenti da cui proverranno i bambini tornino cinque.