Domenica 31 marzo, commento di don Renato De Zan

Credete in Gesù Cristo che è risorto dai morti e siede alla destra del Padre?

31.03.2024 – Pasqua

 

Mc 16,1-7 (riassunto del vangelo della veglia pasquale). Le donne vanno al sepolcro, trovano la pietra ribaltata e l’angelo che spiega loro perché il sepolcro è vuoto: Gesù Nazareno è risorto e precede i suoi discepoli in Galilea. Le donne restano, sconcertate, impaurite e silenziose.

 

Gv 20,1-9 (riassunto del vangelo del giorno). Maria di Magdala, visto il sepolcro vuoto, corre ad avvisare Pietro e il discepolo che Gesù amava. Vanno al sepolcro e vedono le bende afflosciate e il sudario al suo posto, dentro le bende. Il discepolo che Gesù amava, davanti alle tracce del Risorto, vede e crede.

 

Lc 24,13-35 (riassunto del vangelo della sera). Due discepoli da Gerusalemme vanno verso Emmaus. Vi si aggiunge un pellegrino che, strada facendo, spiega loro come l’Antico Testamento aveva profetizzato quanto è successo a Gesù. Giunti presso a Emmaus, il pellegrino si siede a mensa con gli ospiti e spezza il pane. Questo gesto lo rivela: il pellegrino è Gesù Risorto.

 

 

1. Il cristiano sa che non c’è la reincarnazione: “Per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta” (Eb 9,27). E dopo la morte, allora che c’è? La vita eterna e la risurrezione. Lo scrittore sacro ci avverte: Cristo “ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo” (2Tm 1,10). Ogni discepolo di Gesù, diventato tale per la fede e il battesimo, è una cosa sola con il Signore risorto e lo Spirito abita in ogni discepolo: “E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8,10-11). La comunità cristiana ha da sempre celebrato la risurrezione di Cristo e oggi la celebra attraverso tre messe: la Messa della grande Veglia (Mc 16,1-7), la Messa del giorno (Gv 20,1-9) e la Messa vespertina (Lc 24,13-35).

 

2. Nella Messa della grande Veglia dell’anno B viene proclamato il testo evangelico di Mc 16,1-7. Il “giovane” con la veste bianca offre l’interpretazione autentica del sepolcro vuoto: è vuoto perché Gesù è risorto (non perché ha sofferto una morte apparente o perché la salma è stata trafugata). Inoltre il giovane (l’angelo o Gesù stesso!?) annuncia le apparizioni del Risorto in Galilea. Da questo momento in avanti la vita prende un altro senso perché l’uomo sa che la morte è una realtà che è stata vinta.

 

3. Nella Messa del giorno dell’anno B viene proclamato il testo evangelico di Gv 20,1-9. Il lettore, seguendo il testo, all’inizio del racconto si sente partecipe dello smarrimento di Maria Maddalena e delle altre donne. Maria, infatti, dice a Pietro e al discepolo che Gesù amava: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo (non sappiamo !!!) dove l’hanno posto!”. Maria Maddalena è una figura riassuntiva: lei rappresenta tutte le donne al seguito di Gesù e testimoni della morte e della sepoltura. Inoltre rappresenta la Chiesa che cerca il suo sposo. Pietro, invece, viene presentato come il punto di riferimento sia per la Maddalena sia per il discepolo che Gesù amava. Egli non è ancora colui che deve confermare nella fede i suoi fratelli. Rappresenta piuttosto la perplessità umana davanti al mistero: egli “vede” senza essere capace di andare oltre. Il discepolo che Gesù amava, diversamente dalla Maddalena e da Pietro, è capace di andare oltre perché conosceva le Scritture e le aveva capite. Di conseguenza, “vede e crede” perché ha saputo leggere il segno dei teli afflosciati (non strappati o tagliati o, peggio, “posati là”) e del sudario (ripiegato su sé stesso – e perciò non afflosciato come i teli – nel posto dove c’era il capo della salma di Gesù). Il bozzolo dei teli, che conteneva la salma del Maestro, si è afflosciato perché svuotato, ma la zona del capo era leggermente sopraelevata perché sotto c’era il sudario ripiegato su se stesso. Il discepolo che Gesù amava aveva capito il quarto carme del Servo di Yhwh: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce” (Is 53,11; “vedere la luce” significa vivere). Si era anche ricordato delle parole di Gesù: “Doveva… soffrire molto…venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16,21). Solo con la luce che viene dalla Parola di Dio si possono scorgere le tracce del Risorto che non è più riconoscibile in modo immediato, come si vedrà subito con l’episodio dei discepoli di Emmaus.

 

4. Nella Messa vespertina dell’anno B viene proclamato il testo evangelico di Lc 24,13-35, brano che narra l’episodio dei discepoli di Emmaus. Si tratta di un capolavoro lucano. Mentre si svolge la narrazione, gli occhi del lettore, inizialmente “impediti a riconoscerlo”, come gli occhi dei due discepoli in cammino, progressivamente, attraverso la spiegazione delle Scritture fatta da Gesù, si aprono al mistero della morte e della risurrezione. I due discepoli (zio e nipote oppure marito e moglie?) camminano circa due ore con il Risorto, ma non lo riconoscono immediatamente. In un primo momento vengono condotti dal Pellegrino Sconosciuto alla comprensione del mistero di morte e resurrezione del Messia che Mosè e i Profeti avevano annunciato. Il mistero del Cristo, infatti, viene colto solo da coloro che ragionano secondo Dio e non secondo gli uomini. Solo in un secondo momento ricevono l’esperienza di un “segno” che li richiama a ciò che avevano già vissuto con il loro Maestro. Cleopa(tros) e il suo compagno o la sua compagna (?), avendo perso la vera identità del Messia, si erano allontanati dalla comunità di Gerusalemme. Adesso, avendo riacquisito – attraverso la Scrittura e l’esperienza – la vera identità del Messia, sono pronti a far parte della Comunità del Risorto e ritornano a Gerusalemme. Hanno imparato a riconoscere il Risorto attraverso la Parola e il Segno (elementi essenziali di ogni celebrazione sacramentale).