Pordenone
Pordenone: 1 febbraio presentazione del libro sui 100 anni del molino Pordenone
Il volume, di poco più di un centinaio di pagine, viene presentato giovedì 1° febbraio alle 11 nel laboratorio Molino Pordenone di Largo San Giorgio alla presenza della famiglia Zuzzi (Giampaolo, Marco, Valentino e Laura), dell’autore Nico Nanni, del grafico Patrizio de Mattia che ne ha curato la veste in modo elegante e creativo. Nel libro infatti le pagine di destra sono per lo più dedicate al racconto storico e familiare, mentre quelle di sinistra raccolgono un ricchissimo apparato documentario e fotografico.
“1923-2023. i cent’anni del Molino Pordenone tra storia e ricordi familiari”: è il titolo del volume che racconta molto più della storia di un’azienda e di chi se ne occupò. Il Molino in questione è un edificio di mattoni rossi, situato accanto alla stazione ferroviaria cittadina, un cuore industriale e familiare depositario di una bellezza architettonica subito identificabile grazie alla costruzione in mattoni riecheggiante il mulino Stucki di Venezia, monumento alla laboriosità e a quella indispensabilità che la farina porta con sè.
Il volume, di poco più di un centinaio di pagine, viene presentato giovedì 1° febbraio alle 11 nel laboratorio Molino Pordenone di Largo San Giorgio alla presenza della famiglia Zuzzi (Giampaolo, Marco, Valentino e Laura), dell’autore Nico Nanni, del grafico Patrizio de Mattia che ne ha curato la veste in modo elegante e creativo. Nel libro infatti le pagine di destra sono per lo più dedicate al racconto storico e familiare, mentre quelle di sinistra raccolgono un ricchissimo apparato documentario e fotografico.Si comincia dal narrare la storia del terreno dove sorse il Mulino e le novità che abbracciò: l’energia elettrica da una parte, la ferrovia dall’altra, entrambe utili al lavoro e alla crescita dell’azienda. Quindi si entra nel dettaglio della storia: dai soci fondatori – i sei pordenonesi rispondenti ai nomi di Francesco Asquini, Luigi Baschiera, Carlo Endrigo, Riccardo Tamai, Angelo Tomadini, Luigi Trevisan – che il 21 gennaio 1923 si ritrovarono al fine di dar vita alla nuova attività. Di ciascuno dei sei – e ci siano a tal proposito leciti un po’ di sano e sincero orgoglio e la graditudine – l’autore offre un profilo tratto da quanto “Il Popolo” scrisse su di essi come su di altri personaggi che con la storia del Molino ebbero a che fare come Giuseppe Asquini (direttore tecnico della Società di Macinazione) e la straordinaria figura di Luigia Tagliariol vedova Tomadini.I capitoli successivi affrontano i vari cambi di nome, le scelte tecniche sempre legate all’avanguardia e al progresso, il silos del 1937-38, l’andamento economicamente altalenante e gli anni difficili della seconda guerra mondiale. Ma è solo dopo questa che la famiglia Zuzzi entra nella storia secolare storia del Molino grazie alla figura di Valentino, giovane veneto intraprendente – così lo definisce l’autore – che entra in contatto con la realtà pordenonese in occasione di un ampliamento edilizio: a partire dall’agosto 1950 risulta già entrare nel Cda dell’azienda, fino a diventarne Presidente.Nato a Canizzano di Treviso nel 1908, ultimo di sette figli, orfano a soli otto anni, si avvicina al mondo della farina grazie alla scelta dello zio materno di mandarlo a Torino per frequentare una scuola di Arte Bianca. Nel ’34 è Capo mugnanio nel molino di Adria e lì sposa Dosolina Bussolati, contabile presso un notaio. Trasferitisi a Padova hanno tre figli: Alberto (che si trasferisce in Brasile e pianta una sua attività), Giampaolo e Laura, ben noti in Pordenone.Tanto resterebbe da dire – anche su progetti che guardano al futuro e all’ambiente – e lo lasciamo al lettore, non prima però di sottolineare come ripercorrere la storia di questo Molino sia davvero un ripassare la storia di Pordenone: negli eventi, nei personaggi, nell’intrecciarsi di storie industriali (Savio) e familiari (Tallon).Simonetta Venturin