Commento al Vangelo
8 Dicembre, Immacolata Concezione, commento di don Renato De Zan
“Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».”
Lc 1,26-38
In quel tempo,
Il Testo
1. La pericope evangelica è impoverita del suo incipit biblico (“Al sesto mese…”) che lega l’Annunciazione (sarebbe meglio dire “La Vocazione della Vergine”) al concepimento di Giovanni Battista. La Liturgia vuole che l’assemblea si concentri non tanto sull’elemento storico bensì sull’elemento teologico: “Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te”. Nella quarta domenica di Avvento la Liturgia tornerà a leggere la stessa pericope, ma con un contesto di letture diverso.
Nel contesto della solennità odierna il brano evangelico di Lc 1,26-38 va compreso come un vangelo che svela l’identità di Maria come l’unica persona preservata da ogni colpa. Di conseguenza la sua maternità messianica funge da sfondo, mentre diventano elementi di primo piano il saluto dell’angelo a Maria, l’appellativo “piena di grazia” e l’annuncio “il Signore è con te”.
2. Il saluto dell’angelo (chàire = rallegrati) non è tipico del mondo ebraico, che invece salutava con “shalòm” (= pace, realizzazione). L’angelo attraverso il saluto allude a un testo profetico di Sofonia che annuncia i tempi messianici: “Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!” (Sof 3,14). Il turbamento di Maria è legittimo (“A queste parole ella rimase turbata”). Si tratta di un saluto messianico ed è rivolto a lei.
L’Esegesi
1. La spiegazione del saluto si trova nell’appellativo (o nella rivelazione?) adoperato dall’angelo: “kecharitomène” (traduzione italiana, “piena di grazia”), ovvero “trasformata totalmente da Dio per mezzo della sua grazia”. Dietro a questo verbo si rivela l’opera di Dio in Maria Vergine e si colloca la verità di fede che oggi la Chiesa celebra. La grazia di Dio ha fatto di Maria una creatura eccezionale, diversa dalle altre.
2. L’espressione “il Signore è con te”, colloca Maria in quel misterioso e grande disegno di salvezza che Dio ha cominciato ad attuare dopo il peccato di Adamo. In seguito alla promessa di salvezza annunciata ai progenitori (cf prima lettura, Gen 3,9-15.20) Dio ha associato a sé molte persone per attuare il suo progetto di salvezza (cfr la seconda lettura, Ef 1,3-6.11-12): i Patriarchi, Mosé, i profeti, la figlia di Sion, Maria, i cristiani, ecc. Maria, in posizione unica e privilegiata, dunque, fa parte di questa schiera. Il dono di Dio a Maria (Immacolata), dunque, non è un privilegio personale della Vergine fine a sé stesso, ma è un dono divino che inserisce Maria in quel disegno di salvezza che avrebbe visto Gesù, suo Figlio, il punto omega di ogni azione salvifica di Dio nei confronti dell’umanità.
Il Contesto Liturgico
1. Il dogma dell’Immacolata concezione (= Maria preservata da ogni macchia di peccato originale) è recente (8 Dicembre 1854), ma la fede in questa verità è antichissima. In Occidente S. Agostino affermava che tutti devono riconoscersi peccatori “eccettuata la santa Vergine Maria, della quale, per l’onore del Signore, non voglio assolutamente che si faccia questione quando si parla di peccato”. In Oriente S. Efrem gli faceva eco affermando: “Tu (o Cristo) e la tua Madre siete soli ad essere belli da ogni parte, poiché nessuna immondezza è in te, Signore, e nessuna macchia in tua Madre
2. La prima lettura (Gen 3,9-15.20) costituisce il punto di partenza perché contiene la promessa divina di salvezza o “protovangelo” (Gen 3,15). Con Maria inizia l’adempimento di tutta l’attesa veterotestamentaria. Nella seconda lettura (Ef 1,3-6.11-12) si legge il punto omega della storia della salvezza progettata da Dio per gli uomini. La Colletta sintetizza la dottrina dell’Immacolata: in previsione della morte di Gesù, il Padre ha preservato Maria da ogni macchia di peccato.
3. Per un approfondimento: Bovon F., Luca, 1, Paideia, Brescia 2005, 77-95Lettura pastorale del vangelo di Luca, EDB, Bologna 1991, 171-173Il Vangelo di Luca. Parte prima, Paideia, Brescia 1983, 128-163Il vangelo secondo Luca, Paideia, Brescia 2000, 32-39.