Regno Unito: il no dei giudici al trasferimento al Bambin Gesù di Roma della piccola Indi

La storia si ripete: questa volta a rimanere bloccata nel Regno Unito per una sentenza dei giudici è Indi, 7 mesi, malattia gravissima. I genitori scelgono il trasferimento al Bambin Gesù di Roma ma i giudici lo negano.  Il giudice Robert Peel ha deciso, tuttavia, che i medici non possono spegnere il respiratore artificiale fino alle 15, ora italiana, di oggi, venerdì 3 novembre, per consentire ai genitori di ricorrere, ancora una volta, in appello.

Nessuna possibilità, per il momento, per Indi Gregory – la neonata di sette mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, che i medici britannici non intendono curare – di arrivare all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il giudice dell’Alta Corte Robert Peel ha deciso, ancora una volta, che è “nel migliore interesse” della bambina che vengano staccati i supporti vitali. Ai genitori della piccola, Dean Gregory, 37 anni, e Claire Staniforth, 35 anni, impegnati da settimane in un estenuante battaglia legale per salvare la figlia, non viene consentito, quindi di trasferirla in Italia dove i medici ritengono abbia una buona possibilità di sopravvivere. Il giudice Robert Peel, ha deciso, tuttavia, che i medici non possono spegnere il respiratore artificiale, che mantiene in vita Indi, fino alle 15, ora italiana, del 3 novembre per consentire ai genitori di ricorrere, ancora una volta, in appello. Sono stati propri i medici del “Queen’s Medical” di Nottingham, l’ospedale dove si trova la bambina, a ricorrere ai giudici perché i genitori, che sostengono che Indi risponde agli stimoli, piange, muove braccia e gambe, si oppongono alla sospensione dei supporti vitali. Come nel caso di Charlie Gard e Alfie Evans lo Stato ritiene di conoscere e tutelare meglio, rispetto alla famiglia, l’interesse del minore. “Anche se il trasferimento in Italia comporta qualche rischio, l’unica alternativa che ci viene offerta nel Regno Unito è di accettare la morte di Indi”, ha dichiarato il padre della bambina Dean Gregory, che è sostenuto dai legali della charity del movimento per la vita “Christian Concern”. “L’offerta dall’Italia è l’unica possibilità che abbiamo di curare nostra figlia e, come genitori, vogliamo seguire questa strada”.