Commento al Vangelo
Domenica 26 novembre, commento al vangelo di don Renato De Zan
Il criterio valido sempre: l’attenzione donativa verso il prossimo

26.11.2023 N.S. Gesù Cristo, Re dell’Universo. 34° domenica del T.O. – A
Mt 25,31-46
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
Il Testo
1. Matteo riporta i discorsi più lunghi fatti da Gesù: il discorso della montagna (Mt 5,1-7,29), il discorso missionario (Mt 10,1-42), il discorso in parabole (Mt 13,1-52), il discorso ecclesiale (Mt 18,1-35), il discorso escatologico (Mt 24,1-25,46). Dalla parte finale di quest’ultimo è tratto il vangelo di oggi. La Liturgia ha aggiunto un incipit per esplicitare il mittente e i destinatari (“In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli”).
2. Il testo della formula evangelica si suddivide in quattro momenti. Nel primo (Mt 25,31-33) Gesù annuncia ai suoi la sua parusia e il giudizio. Nel secondo momento (Mt 25,34-40) il Signore illustra, con un paragone, il giudizio finale nei confronti dei giusti, mentre nel terzo momento (Mt 25,41-46) Gesù presenta il giudizio nei confronti di coloro che giusti non sono. Nel quarto momento (Mt 25,46), infine, Gesù riassume la sorte degli uni e degli altri: “E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna”.
L’Esegesi
1. Tre sono i filoni interpretativi del testo che va letto con molta attenzione. Il primo presenta il giudizio finale che riguarderà l’atteggiamento di ogni uomo, credente o no (“tutti i popoli”), nei confronti dei cristiani bisognosi (“miei fratelli più piccoli”). Il secondo filone identifica l’amore del prossimo con l’amore di Dio (“tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”). Il terzo filone vuole insegnare come l’amore di Dio vada manifestato andando incontro al prossimo bisognoso (cf 1Gv 4,20: “Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”).
2. Gesù presenta se stesso come re e come pastore (“Come il pastore separa le pecore dalle capre….. Allora il re dirà…”). Ciò significa che non appartiene completamente alla “terzietà”, essendo giudice e pastore. Che Gesù sia re, non si discute: egli stesso lo ha affermato senza reticenze davanti a Pilato: “Tu lo dici; io sono re” (Gv 18,37). E circa la “terzietà”, ricordiamo 1Gv 2,1: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato (paràkletos) presso il Padre: Gesù Cristo giusto”. Gesù è giudice e avvocato difensore. Circa Gesù pastore, si veda la prima lettura.
Il Contesto Liturgico
1. Questa è l’ultima domenica dell’Anno Liturgico – A. Nella prima lettura, Ez 34,11-12.15-17, Dio si presenta come il pastore: “Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia”. Certamente giudicherà tra “pecora e pecora, tra montoni e capri”, ma sempre come pastore.
Nell’amplificazione della Colletta propria viene riaffermata la caratteristica di Gesù di essere sia re sia pastore, mentre nella petizione l’assemblea chiede di riconoscerlo “nel più piccolo dei fratelli”.
2. Per un approfondimento: Fabris R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 502-509Il vangelo di Matteo. Parte seconda, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1991, 533-554Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 587-595Matteo 3, Commentario Paideia . Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2013, 632-686.