Ancora troppi gli infortuni sul lavoro

Sono stati 657 i morti legati al lavoro in otto mesi in Italia. 16 in Fvg  di cui 7 a Pordenone, e 61 in Veneto. I dati Inail dei primi otto mesi del 2023 decretano per il Fvg un anno terribile

In otto mesi 657 morti legati al lavoro, di cui 500 sul luogo di lavoro e 157 in itinere, vale a dire negli spostamenti verso o da. È un bollettino tragico che rispetto agli anni precedenti non sembra arrestarsi. Il Friuli Venezia Giulia da solo conta 13 morti sul posto di lavoro cui si aggiungono altri 3 morti in itinere (spostandosi da o per il posto di lavoro).

La sola provincia di Pordenone ne conta 5 (cui se ne aggiungono 2 nei trasferimenti). Numeri che hanno fatto colorare di rosso il Friuli Occidentale, specialmente se si considerano i cinque infortuni mortali sul posto di lavoro: 5 su 135.817 occupati, vale a dire con un’incidenza che piazza questa provincia al 18° posto della classifica nazionale.

In provincia di Venezia i morti (tolti quelli in itinere) sono stati 6 nei primi 8 mesi del 2023 cui si aggiungono 8 morti in itinere; in Veneto sono stati 45 gli infortuni mortali e 6 in itinere. I dati sono quelli dell’Inail riportati anche nell’elaborazione dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, che ha fatto anche una lettura del fenomeno. Rispetto all’anno scorso in Italia sono aumentati di qualche unità gli infortuni mortali sul luogo mentre sono scesi del 20% quelli durante gli spostamenti.

Tra i lavoratori deceduti in occasione del lavoro percentualmente maggiore è l’incidenza degli stranieri: 97 su 500 in Italia cui si aggiungono i 29 deceduti in itinere, ossia un’incidenza di 40,9 persone su un milione di occupati, contro il 19,4% di italiani. L’altra grande preoccupazione riguarda i giovanissimi: per chi ha età compresa tra i 15 e i 24 anni il rischio di morire – riporta l’analisi di Vega Engineering – è praticamente il doppio rispetto ai colleghi con età tra i 25 e i 34 anni (incidenza di 20,9 contro i 11,8 per milione).

A rischio soprattutto sono i lavoratori più anziani, con incidenza anche peggiore di quello relativo ai giovanissimi: nella fascia ultra65 l’incidenza è stata di 78,6 per milione, seguita dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni (37). “Da anni non si riesce a invertire la rotta di un fenomeno purtroppo stabile” commenta Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio. Dei 500 morti in Italia sul lavoro nei primi otto mesi di quest’anno, 30 sono state donne; 18 sono le donne morte in itinere (sulle 157 morti registrate).

Il Fvg e Pordenone hanno percentualmente un’incidenza ben superiore alla media nazionale, nell’elaborazione sempre di Vega. Se ci soffermiamo sulle denunce di infortunio sul lavoro e sulle denunce di malattie professionali, i dati relativi agli infortuni mortali negli anni di pandemia sono molto maggiori (nonostante il lockdown) perché comprendono infortuni e decessi dovuti a Covid-19 nei casi accertati di infezione in occasione di lavoro: nel 2020 sono stati 570 gli infortuni mortali, 538 nel 2021, 463 nel 2022, 450 nel 2023).

I dati Inail del periodo gennaio-luglio 2023 (senza agosto in questo caso) dicono che in Friuli Venezia Giulia in 7 mesi ci sono state 1228 denunce di malattia professionale, di cui 845 relative a uomini e 383 a donne. In provincia di Pordenone le malattie professionali sono state 142 (erano 190 nel 2022). Gli infortuni (non mortali) in regione sono stati 9326 (erano 10.384 nel 2022) di cui 8130 in occasione di lavoro e 1196 in itinere (3488 donne e 5838 uomini). Le denunce di infortunio nella Destra Tagliamento sono state 2304 (erano 2347 nel 2022).

In Italia le denunce di infortunio fino ad agosto 2023 sono calate del 21% rispetto ai primi otto mesi del 2022: erano 484.561 e sono scese a 383.242 quest’anno. Come spiega il report di Vega “il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno a fine agosto le denunce erano 65.913, mentre a fine agosto 2023 sono diventate 18.864 (-71,4%). Altra conferma, questa, della quasi totale estinzione degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche”.