Vendemmia, annata altalenante ma anche “generosa”

Alcune zone con la grandine del 13 luglio hanno avuto perdite del 100%. Secondo le stime di Avepa e Coldiretti, circa 400 ettari di vigneto nella fascia tra Lison, Mazzolada e Levada di Concordia Sagittaria sono state pesantemente colpite. L’umidità poi ha portato patologie come peronospora, oidio, flavescenza dorata, tignola...

“E’ il “tempo” che fa i “mestieri” (lavori), dicevano i vecchi, e in campagna questo vale ancora. Lo si vede dall’avvio delle operazioni di raccolta dell’uva. Quest’anno, a causa dell’andamento climatico complessivo e delle condizioni meteorologhiche della fine di agosto, la vendemmia è iniziata, per quanto riguarda i bianchi, come il Pinot grigio, con i primi giorni di settembre.La stagione si è caratterizzata per un andamento altalenante, che ha visto piogge anche abbondanti a luglio e inizio agosto con temperature basse per il periodo, seguite da una fase di grande calura, fino al 28 agosto, quando a ristorare la vegetazione (e non solo) è intervenuta la pioggia e la frescura.Condizioni che favoriscono il compiersi della maturazione delle uve e la loro qualità, dopo un’estate che i viticoltori hanno trascorso a contrastare gli attacchi di varie malattie tipiche della vite.Quest’anno non vi è stata la siccità delle ultime estati, ma per il resto, purtroppo, non è mancato niente.A cominciare dalla grandine, che ha colpito in particolare nella notte del 13 luglio, con alcune aree in cui la perdita è stata del 100%. Secondo le stime di Avepa e Coldiretti, circa 400 ettari di vigneto nella fascia tra Lison, Mazzolada e Levada di Concordia Sagittaria. Mentre altre località hanno patito circa un 20 % di danni alle colture.In tutti i 6.000 ettari del “vigneto” mandamentale il nemico più osteggiato sono state le patologie che tradizionalmente colpiscono le viti, a causa dell’altissima umidità, delle troppe piogge, degli sbalzi di temperatura: peronospora, oidio, flavescenza dorata, tignola ecc”Per gli agricoltori che usano forme di contrasto convenzionali la campagna di difesa è stata difficilissima, per quelli che adottano tecniche di agricoltura biologica è stata un’impresa titanica che ha richiesto sforzi notevoli” ci dice l’enotecnico e perito agrario Orazio Franchi.Relativamente alla previsione sulla quantità e sulla qualità del prodotto di quest’anno, Franchi parla di “annata generosa”, stimando, a seconda delle aree, un incremento rispetto al 2022 che va dal + 7% al + 11%; mentre “per quanto riguarda la qualità delle uve è prematuro esprimere oggi un giudizio”.Sotto l’aspetto dei prezzi, dovendo considerare la gradazione, sono stati fissati con una discreta forbice di valore: come avviene da qualche anno l’uva che ha più mercato è il Glera, con prezzi che oscillano tra 1,05 e 1,15 euro al kg. Gli altri bianchi hanno un prezzo al kg di 0,60 circa. Queste stime, tuttavia, vanno rapportate alla effettiva quantità che sarà sul mercato e alla qualità che si registrerà all’ingresso in cantina delle uve.

COMPARTO ECONOMICO IMPORTANTEIl territorio degli 11 comuni del mandamento di Portogruaro ha una superfice vitata di 6.000 ettari, pari al 60 % dell’intera provincia di Venezia, con comuni, come Annone Veneto dove l’agricoltura è monocolturale (1070 ha di vitato, il 10% dell’intera provincia di Venezia in un comune che ha una superfice di 25 kmq). Un dato che evidenzia l’impatto economico della produzione vitivinicola: basti pensare al peso di una realtà come ViVo Cantine, che attraverso le ex cantine sociali di Pramaggiore e Portogruaro, trasforma le uve di centinaia di piccoli viticoltori soci, tanto da collocarsi al terzo posto in Italia per incremento di fatturato rispetto all’anno precedente; ma il Veneto orientale significa decine di medie e grandi aziende, come Vini S.Margherita o Le Tenute del Leone Alato (Genagricola), che danno lavoro a centinaia di addetti, esportano in tutto il mondo assieme ai vini l’immagine di un territorio, e accanto a queste tante imprese di media grandezza che si sono consolidate nel settore. Tutte beneficiano del grande mercato che ha oggi il Prosecco, ma nella loro storia vi sono i rossi e i bianchi caratteristici dell’area del Lison Pramaggiore (che nasce cinquant’anni fa dalle DOC Tocai, Merlot e Cabernet), che devono, secondo i più attenti osservatori, continuare ad avere un futuro.Ada Toffolon