I vincitori del Premio Lucchetta 2023

Annunciati i giornalisti che con i propri servizi hanno ottenuto la menzione alla XX edizione del premio che festeggia con un ulteriore riconoscimento dedicato ai servizi dedicati alla Rotta Balcanica (il bando scade il 3 ottobre)

Dal tragico conflitto in Ucraina, fino alla Siria e l’Afghanistan, senza mai dimenticare nessuno. Dal 17 al 19 novembre, il Premio Giornalistico Internazionale Marco Luchetta con i suoi vincitori apre di nuovo e con forza una finestra sulle sofferenze causate dalle guerre nel mondo. Promosso annualmente per sostenere la sensibilizzazione dell’infanzia violata e minacciata nel mondo e giunto ora alla sua XX edizione, ancora una volta il Premio Luchetta, con i suoi servizi e reportage, è specchio fedele delle criticità delle guerre, dei soprusi che si accaniscono contro i cittadini più fragili: bambine e bambini, adolescenti di qualsiasi parte del pianeta, vessati da sopraffazioni fisiche, morali, psicologiche.

I vincitori e le vincitrici della 20ª edizione del Premio sono: Elena Basso per la Stampa Italiana, Sabrina Carreras, Lisa Iotti, Irene Sicurella e Antonella Bottini per categoria Reportage, Celine Martelet per la stampa internazionale, Vincenzo Frenda per TV News e Marco Gualazzini per Fotografia.

La Giuria del Premio Luchetta 2023 che ha selezionato i lavori è presieduta dalla giornalista Maria Concetta Mattei, direttrice della Scuola di Giornalismo di Perugia, ed è composta dalla giornalista Fabiana Martini, Segretaria di Giuria, e da Francesco De Filippo Responsabile ANSA FVG, Cristiano Degano Presidente Ordine dei Giornalisti FVG, Igor Devetak Direttore Primorski Dnevnik, Fabrizio Ferragni Direttore Offerta Estero RAI, Roberta Giani Direttrice Il Piccolo, Beppe Giulietti Coordinatore nazionale Articolo 21, Rino Giusa Caporedattore TGR FVG, Paolo Mosanghini Direttore Il Messaggero Veneto, Carlo Muscatello Presidente Assostampa FVG, Maarten Van Aalderen corrispondente dall’Italia per De Telegraaf, e a partire da quest’anno da Matteo Bruni Direttore Sala Stampa Santa Sede, Esma Çakir Presidente Associazione Stampa Estera in Italia, Carlo Bartoli, Presidente nazionale Ordine dei Giornalisti, Vittorio Di Trapani, Presidente nazionale Federazione Nazionale della Stampa Italiana, e Roberto Papetti, Direttore Il Gazzettino.

Il Premio, che da sempre la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin realizza in collaborazione con la RAI, è un riconoscimento che nasce dal desiderio di proteggere i bambini più fragili, così come aveva fatto la troupe RAI cui è dedicato il Premio, trucidata da una granata a Mostar mentre si stringeva a protezione del piccolo Zlatko, il 28 gennaio 1994. Organizzato da Prandicom, il Premio Luchetta è curato da Fabiana Martini, che in qualità di Segretaria di Giuria ha coordinato anche il lavoro di selezione delle opere candidate. A partire da quest’anno è stata inoltre istituita una nuova sezione dedicata alla Rotta Balcanica, con un bando a parte e premiata il 28 gennaio 2024 nel XXX anniversario della strage di Mostar.

I PROFILI DEI VINCITORI

Per la categoria Stampa Italiana riservata all’autore o all’autrice del miglior articolo pubblicato su quotidiani o periodici nazionali anche web, vince Elena Basso con “L’Argentina ti cerca” per La Repubblica (4 agosto 2022). OPERA: Dal 24 marzo l’Argentina cade di una feroce dittatura militare. Chiunque si opponga al regime viene torturato e fatto sparire: sono gli anni dei desaparecidos. Ma i militari di Videla hanno architettato un piano ancora più diabolico: rapire 500 bambini, i figli degli oppositori politici, e crescerli come se fossero propri. E così per decenni centinaia di bambini vengono cresciuti dagli assassini dei loro genitori. Un piano perfetto che però non aveva tenuto conto di un fattore: le nonne di questi bambini. Le Abuelas de Plaza de Mayo non hanno mai smesso di cercarli per 40 anni e, diventando detective e cambiando le leggi argentine, fino ad oggi hanno ritrovato ben 132 bambini rapiti. Ma da anni le Abuelas lanciano un allarme, i nipoti che stanno cercando non vivono solo in Argentina. Chiunque conosciamo che abbia tra i 40 e i 47 anni potrebbe essere figlio di un desaparecido e non saperlo. Dal 2019 Elena Basso indaga per cercare i nipoti scomparsi in Europa e per un anno intero ha coordinato un’inchiesta sul tema per La Repubblica, The Guardian e Le Monde, vincitrice del premio Star4Media e finanziata dalla Commissione europea. Pubblicata in contemporanea sui tre media europei,)

BIO: Classe 1991, laureata in Scienze della Comunicazione e in Cooperazione internazionale si è diplomata alla Scuola di giornalismo Lelio e Lisli Basso. Dal 2019 vive e lavora come giornalista freelance in America Latina (tra Cile, Argentina, Brasile e Perù) occupandosi di violazioni dei diritti umani. Vincitrice per due volte del premio europeo Stars4Media è autrice dei podcast “DNA” e “I Fuggitivi” per Repubblica, “Archivio desaparecido” per Radio3 e “Figli del silenzio” per IrpiMedia. Le sue inchieste focalizzate sulle vittime di tratta, sparizioni forzate e abusi delle forze dell’ordine sono state pubblicate da testate nazionali e internazionali, fra cui La Repubblica, The Guardian, Le Monde, Il Manifesto, L’Espresso, Valigia Blu, Domani e Il Venerdì di Repubblica.

Per la categoria Reportage, riservato al giornalista o alla giornalista che ha realizzato il miglior reportage della durata massima di 80 minuti, vincono Sabrina Carreras, Lisa Iotti Irene Sicurella e Antonella Bottini con La scatola Nera, per Presa Diretta (Rai3) (20 marzo 2023)

OPERA: Il reportage racconta l’impatto che iperconnessione e social stanno avendo sulla salute dei più giovani. Un grande studio americano, che coinvolge 11.000 bambini seguiti dai 9 ai 20 anni, ha dimostrato come si stia modificando la struttura cerebrale di alcuni di loro, con conseguenze gravi sul comportamento (aumento di ansia, depressione, panico e rabbia). Una serie di testimonianze e interviste con esperti racconta come preadolescenti e adolescenti siano sempre più influenzati da quello che vedono on line sulle piattaforme. I dati relativi all’aumento di malattie mentali, gesti di autolesionismo e tentativi di suicidio in tutto il mondo occidentale sono allarmanti. Le nostre scuole lo hanno capito e molte hanno cominciato a mettere in pratica esperienze di educazione ai social e prevenzione del fenomeno della dipendenza degli adolescenti. A Bologna si lavora attraverso laboratori sulle emozioni, a Lissone si fanno percorsi di pet therapy e lezioni sull’economia del click, mentre in Piemonte le scuole in collaborazione con le Asl hanno creato la Patente di smartphone per educare i ragazzi e le ragazze ad un uso intelligente di questo device. E poi c’è l’alleanza con le famiglie, come a Milano dove 150 genitori in collaborazione con l’Università Bicocca hanno stilato un vero e proprio patto, il patto digitale, per ritardare la consegna dello smartphone ai loro figli e accompagnarli ad un utilizzo sano e consapevole dei social. Tutte queste buone pratiche sono state accompagnate da ricerche scientifiche che ne testimoniano l’efficacia. In Italia però a differenza di altri paesi europei, manca una vera e propria legge sulla Media Education e il benessere digitale nella scuola pubblica, così come mancano finanziamenti adeguati per la formazione degli insegnanti.)

BIO: Lisa Iotti, laureata in Storia dell’Arte, dopo avere lavorato per anni nel mondo delle docufiction, approda al giornalismo di inchiesta, prima per la trasmissione de La7 Exit e dal 2009 per il programma di Riccardo Iacona PresaDiretta, Rai 3, dove è inviata. Irene Sicurella, laureata in Lettere Moderne, dopo avere conseguito il Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione, arriva nel 2016 nella squadra di PresaDiretta, prima come redattrice ora come inviata. Sabrina Carreras dal 2009 è inviata e autrice di PresaDiretta, per cui ha realizzato reportage sull’istruzione, la ricerca, l’innovazione, la sanità e la corruzione nel ciclo dei rifiuti. Ha lavorato a La7 come inviata per Exit ed Effetto Domino. Nel 2022 ha pubblicato con Chiarelettere il libro “Ora o mai più”, un reportage sulle storie degli innovatori nella scuola pubblica italiana. Antonella Bottini, giornalista e curatrice di Presa diretta, si è occupata nel corso degli ultimi 13 anni soprattutto di tematiche sociali e politiche; ha lavorato precedentemente a Radio Tre e a Radio Città occupandosi di cultura e musica. 

Per la categoria TV NEWS, riservata al giornalista o alla giornalista che ha realizzato il miglior servizio giornalistico della durata massima di 8 minuti, vince il servizio di Vincenzo Frenda, La vita che nasce sotto terra, per TG2 (11 giugno 2022).

L’OPERA: L’ospedale di Zythomyr è spettrale. Le luci sono sempre spente, le finestre sono sbarrate, non ci sono persone che entrano o escono. È così da quando una bomba ha distrutto parte dell’edificio. Ma basta scendere due rampe di scale per trovare il futuro dell’Ucraina. Infatti i medici e gli infermieri hanno spostato i reparti, le sale parto, i laboratori delle analisi nei locali delle caldaie. Nella penombra e relativamente più al sicuro che in superficie abbiamo incontrato decine di donne con il pancione pronte a mettere al mondo dei bambini. Una visione fra le più emozionanti di questa guerra, il segno più tangibile del futuro di questo paese distrutto dalla guerra. Dentro questo ospedale apparentemente abbandonato si combatte la guerra nel modo più forte, mettendo al mondo nuove vite. Ma anche la vita di questi bambini è messa a rischio dalle bombe. Nel reparto dei bimbi prematuri, una vecchia cantina riadattata, alcuni neonati lottano con tutte le loro forze per rimanere in vita: attaccati ai respiratori, alle lampade e alle incubatrici. Basterebbe un black out per lasciarli al freddo e consegnarli ad una morte orrenda. Questi piccoli sono i fiori appena sbocciati, lo spiraglio di luce da proteggere e a cui guardare.

BIO: Inviato del Tg2 della Rai, si occupa di cronaca da oltre 15 anni: ha raccontato attentati, terremoti, disastri naturali, delitti di mafia, ha realizzato inchieste sulla malasanità, sulla criminalità organizzata internazionale, sulla corruzione, sull’infanzia violata. E’ uno degli inviati di guerra della Rai in Ucraina per cui ha realizzato oltre alle corrispondenze per il tg anche un documentario e un podcast. Ha girato tutta l’Ucraina prediligendo il racconto delle storie dei più deboli che, soprattutto in guerra, sono i bambini. La sua ossessione, come afferma lui stesso, è quella di raccontare prima le vittime che spesso sono messe in secondo piano rispetto alla cronaca dei fatti e ai presunti colpevoli. Scrive per Articolo 21.

Per la categoria Stampa Internazionale riservato al giornalista o alla giornalista, autore o autrice del miglior articolo non italiano anche web vince Celine Martelet con Abandoned by their countries, children of Islamic State women educated in prison per Middle East Eyes (28 agosto 2022).

L’OPERA: Nel luglio del 2022, Celine Martelet nel nord-est della Siria per documentare l’assistenza agli ex membri del Daesh in questa zona instabile del Paese. Ha potuto visitare una prigione dove sono detenute le donne straniere. Donne arrestate all’uscita di Baghouz nel marzo 2019, al momento della caduta territoriale dello Stato Islamico. Per intrattenere i loro figli, è stato costruito un centro per loro nel cuore della prigione. Bambini provenienti da tutto il mondo crescono quindi dietro le mura, senza alcuna prospettiva per il futuro. Una generazione abbandonata dai propri Paesi d’origine.

BIO: Ha coperto i principali conflitti degli ultimi dieci anni, da Gaza all’Iraq passando per la Repubblica Centrafricana e l’Ucraina. Ora è una giornalista freelance. Giornalista internazionale per RMC da diciotto anni, ha realizzato numerosi reportage anche negli Stati Uniti. In Francia, dal 2013 si è specializzata principalmente sul terrorismo. Nel marzo 2018 ha pubblicato Un parfum de jihad (Plon) con Édith Bouvier, con la quale continua oggi a indagare sulla questione del terrorismo, sulle sue conseguenze sullo stato di diritto in Francia e sulle future minacce in Francia o all’estero. Nell’ultimo anno ha lavorato molto in Siria per mostrare l’impatto di Daesh nel Paese. 

Infine, per la categoria Fotografia, riservato al fotografo o alla fotografa per il miglior scatto pubblicato su un periodico o quotidiano anche web a corredo di un articolo o commento didascalico, vince Marco Gualazzini, con gli scatti Fame di sanzioni e questo sarà il nostro – e questo sarà il nostro Afghanistan, per InsideOver (11 ottobre 2022).

L’OPERA: Shazia Saydi di 35 anni, madre di 7 figli, tra cui Setayesh di 6 anni, da 4 soffre di malnutrizione acuta. A causa della crisi economica che ha travolto il paese la donna è disoccupata e non riesce a provvedere alle cure per la figlia. L’Afghanistan oggi sta affrontando una crisi economica e sociale senza pari. Secondo i dati del World Food Programme, su 40 milioni di abitanti, 22 milioni sono in uno stato di insicurezza alimentare e oltre 8 milioni sono in una situazione di emergenza nutrizionale. 

BIO: Inizia la sua carriera di fotografo nel 2004, con il quotidiano locale della sua città, la Gazzetta di Parma.
 I suoi lavori includono reportage fotografici sulla microfinanza in India, sulla libertà di espressione in Myanmar, sulla discriminazione delle minoranze in Pakistan. Negli ultimi anni ha coperto principalmente conflitti e crisi umanitarie nel nel continente Africano. 
I suoi lavori hanno trovato ampio spazio su riviste nazionali ed internazionali quali The New York Times, GEO, Al-Jazeera, TIME magazine, L’Espresso, Vanity Fair. Gualazzini ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Getty Images Grant for Editorial Photography, il PDN e il World Press Photo per citarne alcuni.

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