Domenica 24 settembre, commento di don Renato De Zan

Pensare secondo gli uomini, pensare secondo Dio

Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «1 Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2 Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4 e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. 5 Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. 7 Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. 8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. 9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10 Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. 11 Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12 dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: 15 non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 16 Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

 

 

Il Testo

 

1. La pericope di Mt 20,1-16 fa parte degli insegnamenti di Gesù impartiti poco prima della sua entrata trionfale a Gerusalemme. Alla pericope biblica la Liturgia aggiunge un incipit piuttosto consistente: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola…”. L’obiettivo è chiarire chi sia il mittente, il destinatario e in che cosa consista il messaggio.  Il brano è fondamentalmente occupato dalla similitudine, normalmente chiamata “parabola degli operai mandati nella vigna” (Mt 20,1-15) e dalla conclusione o termine della similitudine (Mt 20,16).

 

2. La similitudine è scandita in tre momenti. Il primo (Mt 20,1-7) racconta la quadruplice chiamata degli operai a lavorare nella vigna (all’alba, alle nove, a mezzogiorno, alle cinque). Il secondo momento (Mt 20,8-10) narra il momento del pagamento degli operai, cominciando dagli ultimi. Il terzo (Mt 20,11-15) comprende il dialogo giusto e aspro tra il padrone e gli operai dell’alba. Il termine della similitudine (Mt 20,16) svela la logica di Dio, distante dalla logica degli uomini.

 

L’Esegesi

 

1. Il primo dato da evidenziare è la chiarezza del contratto con gli operai dell’alba: “Si accordò con loro per un denaro al giorno”. Si tratta di un contratto equo perché un denaro era la paga quotidiana di un operaio. Per questo motivo nella discussione finale il padrone della vigna richiama l’operaio dell’alba al contratto stabilito: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene”. Il secondo dato da evidenziare è l’altrettanta chiarezza del padrone sulla gestione della sua proprietà: “Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.

 

2. Fin dall’epoca dei Padri, la similitudine veniva letta come una rappresentazione della storia della salvezza. Il padrone è Dio. Gli operai dell’alba sono gli ebrei che hanno fatto un patto con Dio in cui la giustizia è l’elemento che guida la retribuzione. Gli operai dell’ultima ora sono i cristiani. Per i primi c’è il regime del patto che retribuisce il giusto. Per i secondi c’è la grazia come chiarisce la teologia paolina: “Per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù” (Ef 2,5-7).

 

3. Nel rapporto uomo-Dio senz’altro Dio è giusto (“Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?”). Ma molto più spesso, nel rapporto uomo-Dio, Dio va molto più in là della giustizia perché egli è buono e la bontà, nel bene, va sempre oltre la giustizia. Già il Siracide diceva: “Dà all’Altissimo in base al dono da lui ricevuto, dà di buon animo secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga, e sette volte ti restituirà.” (Sir 35,9-10).

 

Il Contesto Liturgico

 

1. La prima lettura (Is 55,6-9) è costituita da un piccolo brano appartenente alla conclusione del libro del Deutero-Isaia (Is 40-55). Il testo di Is 55,8-9 presenta una testimonianza profetica di primo ordine (“Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri”) per acquisire la mentalità giusta e capire il Vangelo.

 

2. La Colletta propria è stata costruita bene. Nell’amplificazione si rifà alla prima lettura (“le tue vie sovrastano le nostre vie come il cielo sovrasta la terra”), mentre nella petizione si rifà al Vangelo (“essere operai della tua vigna senza contare meriti e fatiche”). Quanto detto dalla colletta particolare viene ulteriormente amplificato dal versetto alleluiatico: “Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo”. Umanamente non viene spontaneo accogliere l’insegnamento di Gesù: è necessaria la sapienza che viene dall’alto.

 

3. Per un approfondimento: Fabris R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 417-421 (5 pp.); Gnilka J., Il vangelo di Matteo. Parte seconda, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1991, 261-274 (14 pp.); Grasso S., Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 472-477 (6 pp.); Luz U., Matteo 3, Commentario Paideia . Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2013, 182-204 (23 pp.).