Commento al Vangelo
Domenica 13 agosto, commento di don Renato De Zan
L'aderenza alla realtà ed esperienza di Dio
Mt 14,22-33Dopo che la folla ebbe mangiato, 22 subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. 24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25 Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. 28 Pietro allora gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. 29 Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. 32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio!”.
Il Testo
1. La Liturgia taglia l’avverbio “dopo” e aggiunge un incipit che riassume il contesto precedente ed evidenzia il protagonista dell’azione: “Dopo che la folla ebbe mangiato,….Gesù…”. Leggendo con attenzione il testo, si nota che il vocabolo “barca” (in greco, plòion), viene ripetuto cinque volte (Mt 14,22.24.29.32.33). La prima volta si colloca all’inizio della presentazione della scena (Mt 14,22). La seconda volta (Mt 14,24) si trova all’inizio del racconto del miracolo del cammino sulle acque di Gesù. La terza volta (Mt 14,29) si trova all’inizio dell’esperienza miracolosa di Pietro. La quarta volta (Mt 14,32) per indicare che il pericolo era cessato. Infine (Mt 14,33) il vocabolo barca si trova nell’episodio finale della prostrazione adorante e della confessione di fede.
2. Da quanto appena detto, la formula liturgica si compone di tre elementi letterari. All’inizio troviamo una introduzione (Mt 14,22-23) che presenta la scena: discepoli sulla barca diretta all’altra riva e Gesù, congedata la folla, prega in disparte fino a sera. Segue la scena del duplice miracolo (Mt 14,24-31): Gesù, sul finire della notte, cammina sulle acque, dirigendosi verso la barca dei discepoli; scambiato per un fantasma, Gesù rassicura i suoi; Pietro chiede di andargli incontro camminando pure lui sulle acque; preso dalla paura comincia ad affondare, ma Gesù lo salva e lo rimprovera per la poca fede. Infine c’è la conclusione (Mt 14,32-33) in cui tutti sono al sicuro sulla barca e i discepoli si prostrano davanti a Gesù e fanno la loro confessione di fede.
L’Esegesi
1. “È un fantasma”. Si tratta di un’esperienza che genera paura. I discepoli per due volte hanno vissuto questo trauma. La prima volta quando Gesù cammina sulle acque (vangelo odierno: “Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura”) l’altra all’apparizione del Risorto a Gerusalemme (Lc 24,37: “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma”). Di norma, l’uomo riduce l’esperienza presente “al già conosciuto”. Ciò gli impedisce spesso di aprirsi alla novità presente nella realtà: che un uomo possa camminare sulle acque o che un uomo morto possa risorgere.
2. Dopo il salvataggio di Pietro, Gesù dice: “Uomo di poca fede (in greco, oligòpiste), perché hai dubitato?”. Il vocabolo ologòpistos è adoperato nel Nuovo Testamento solo nei vangeli di Luca (Lc 12,28) e di Matteo (Mt 6,30; 8,26; 14,31; 16,8). In Lc 12,28 // Mt 6,30 l’epiteto viene rivolto alla gente per mancanza di fede nella Provvidenza di Dio. In Mt 8,26 l’epiteto è rivolto ai discepoli durante la tempesta sedata. In Mt 16,8 ancora una volta l’epiteto è rivolto ai discepoli che avevano scoperto di essere senza pane durante l’attraversata in barca. Escluso il primo, negli altri casi oligòpistos è riservato solo ai discepoli. In costoro la paura fa tacere la fede.
Il Contesto Liturgico
1. Il testo eclogadico (fatto con versetti scelti) della prima lettura (1Re 19,9a.11-13a) illustra molto bene il tema biblico dell’aderenza al reale per poter esperimentare Dio. Nella mentalità ebraica Dio è nel vento impetuoso e gagliardo, nel terremoto e nel fuoco. Al Sinai, dice il libro dell’Esodo (Es 19,16-18), “vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte” e “il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo….: tutto il monte tremava molto”. Nel Sal 104,3, l’orante dice: ” (Tu, Dio,) costruisci sulle acque le tue alte dimore, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento”. Per Elia, Dio si è, invece, fatto presente nel “sussurro di una brezza leggera” (in ebraico nella “voce del silenzio”).
2. Per questo motivo la Colletta propria chiede al Padre “un cuore che ascolta, perché sappiamo riconoscere la tua parola nelle profondità dell’uomo”.La Colletta generale sviluppa, invece, un tema estraneo alle tematiche bibliche della Liturgia della Parola. Tocca, infatti, il tema Dio-Padre e credenti-figli adottivi.
3. Per un approfondimento: FABRIS R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 334-339; GNILKA J., Il vangelo di Matteo. Parte seconda, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1991, 23-31; GRASSO S., Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 379-384; LUZ U., Matteo 2, Commentario Paideia. Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2010, 505-515.