Commento al Vangelo
Domenica 23 luglio, commento di don Renato De Zan
Due sono le considerazioni da fare. La prima: non è possibile avere nella storia la Chiesa dei perfetti. La Chiesa accoglie i buoni e i cattivi. La seconda: il giudizio tra i buoni e i cattivi spetta a Dio, non agli uomini. Dopo tale giudizio c’è la ricompensa: beatitudine per gli uni e dannazione per gli altri.
23.07.2023 – 16 TO-A
Mt 13,24-43 (forma riassunta)
In quel tempo, Gesù
Nel regno ci sono buoni e cattivi: il giudizio poi sarà di Dio
Il Testo
1. La formula di Mt 13,24-43 (c’è anche una formula breve: Mt 13,24-30) costituisce la parte centrale del discorso parabolico di Gesù (Mt 13,1-52). In ambedue i casi, la formula è preceduta dall’incipit liturgico (“In quel tempo, Gesù…”) e si divide in tre parti. La prima parte (Mt 13,24-33) è scandita dalle due espressioni “espose /disse loro un’altra parabola” e “Il regno dei cieli è simile a…” (Mt 13,24.31.33). Vengono esposte le parabole della zizzania (Mt 13,24-30), della senape (Mt 13,31-32) e del lievito (Mt 13,33). La seconda parte (Mt 13,34-35) spiega perché Gesù parli con parabole. La terza parte (Mt 13,36-42), infine, riporta l’interpretazione allegorica ed escatologica della parabola della zizzania.
2. Le tre parabole (Mt 13,24-35) intendono illustrare il mistero del regno dei cieli (= la “signoria di Dio” nell’uomo e nella storia). Il testo evangelico chiama parabole quei racconti che, sotto il profilo letterario, sono delle similitudini: nel racconto figurato c’è qualche cosa che si avvicina al mistero del regno. La parabola della zizzania presenta il regno come quella realtà salvifica che accoglie tutti, buoni e cattivi. Il giudizio finale sui buoni e i cattivi aspetta non all’uomo, ma a Dio. Le parabole della senape e del lievito illustrano il mistero dell’evoluzione del regno: incomincia come realtà piccola (seme di senape) per diventare una realtà molto grande (albero), incomincia come realtà piccola (lievito) che, però, influenza una realtà molto più grande (pasta).
L’Esegesi
1. Come nella formula della settimana scorsa anche nella formula odierna tra la presentazione delle tre parabole (Mt 13,24-33) e la spiegazione della parabola della zizzania (Mt 13,36-43) c’è un breve excursus sul tema della parabola. Qui, però, diversamente dall’excursus precedente, la parentesi aperta dall’evangelista serve a evidenziare l’adempimento delle parole del Salmo 78,2: “Aprirò la mia bocca con una parabola (= nel vangelo, seguendo la traduzione greca dei Settanta: “con parabole”), rievocherò gli enigmi dei tempi antichi”. Il vangelo definisce il brano come “detto per mezzo del profeta”, secondo il criterio del “midràsh pèsher” che vede in ogni brano biblico un testo ricco di profezia.
2. L’interpretazione allegorica della parabola-similitudine, colloca il racconto tra la storia e l’escatologia. Per la dimensione storica “il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo”. Per la dimensione escatologica “la mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli…., i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente…. i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre”. Due sono le considerazioni da fare. La prima: non è possibile avere nella storia la Chiesa dei perfetti. La Chiesa accoglie i buoni e i cattivi. La seconda: il giudizio tra i buoni e i cattivi spetta a Dio, non agli uomini. Dopo tale giudizio c’è la ricompensa: beatitudine per gli uni e dannazione per gli altri.
Il Contesto Liturgico
1. Proprio perché Dio esercita la signoria sul cuore dei buoni credenti e sulla storia (= regno), egli è “padrone di tutti” ed è “indulgente con tutti”, giudica “con mitezza” e governa “con molta indulgenza” (prima lettura: Sap 12,13.16-19). Mentre la Colletta generale è tematicamente molto generica, la Colletta particolare allude al tema del seme e del lievito, associato al tema della parola (“la tua parola, seme e lievito del regno”) e al tema della crescita del buon grano (“la speranza di vedere crescere l’umanità nuova”). Non c’è alcun cenno alla dimensione escatologica.
2. Per un approfondimento: Fabris R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 303-315; Gnilka J., Il vangelo di Matteo. Parte prima, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1990, 709-730Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995, 346-359Matteo 2, Commentario Paideia . Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2010, 405-439.