Il Vescovo emerito della diocesi di Concordia-Pordenone, monsignor Ovidio Poletto, il Canevese dell’anno 2023

Nel suo intervento di ringraziamento S.E. Poletto ha ricordato come le sue origini lo abbiano forgiato nel carattere: "Caneva è una terra di roccia non di sabbia; questo ambiente mi ha fatto assorbire la tenacia e la fermezza.

Il Vescovo emerito della diocesi di Concordia-Pordenone, monsignor Ovidio Poletto, il Canevese dell’anno 2023. La sesta edizione del premio, indetto dall’amministrazione comunale, è andata all’unanimità al vescovo nato proprio nel territorio canevese, diocesi di Vittorio Veneto, il 27 marzo 1935. Poletto fu ordinato presbitero il 6 luglio 1958 a Cordignano. Dopo un biennio a Tarzo, passa a Oderzo, dove assume il ruolo di vicerettore e insegnante della Scuola apostolica. Dal 1967 al 1968 è direttore dell’Ufficio missionario diocesano, incaricato diocesano per le vocazioni e vice-assistente diocesano della Giac. È poi vicerettore del Seminario maggiore dal 1968 al 1972 e animatore degli studenti di teologia in tirocinio pastorale dal 1972 al 1973. Parroco a Vittorio Veneto dal 1973 al 1988 e vicario foraneo dal 1975 al 1984, diventa vicario episcopale per le attività pastorali dal 1984 e, dal 1988, vicario generale della diocesi.Il 16 settembre 2000 viene eletto alla sede vescovile di Concordia-Pordenone da papa Giovanni Paolo II, a seguito della rinuncia del suo predecessore, monsignor Sennen Corrà. Diventa vescovo emerito nel 2011, per sopraggiunti limiti di età, ma continua tuttora ad essere attivo per la comunità di Concordia-Pordenone, soprattutto con la preghiera.Attualmente vive a San Vito al Tagliamento, nella casa del clero. Pur operando per la diocesi di Concordia- Pordenone, Poletto rimane legato alla sua terra e alle sue origini, tanto che la sua ordinazione a vescovo viene annunciata contemporaneamente dai vescovi Sennen Corrà e Alfredo Magarotto, allora a capo della diocesi di Vittorio Veneto.Alla sua storia, ora Ovidio Poletto aggiunge il riconoscimento della sua comunità di origine: il Premio Canevese dell’anno, vinto nel 2022 dalla cantante lirica Alessia Nadin. La commissione, formata da tre rappresentanti di associazioni locali e due consiglieri comunali, oltre al sindaco Dino Salatin, che ha svolto il ruolo di presidente, ha scelto Poletto tra tutti i segnalati dalla popolazione. “Sono pervenute sette segnalazioni”, ha fatto sapere il primo cittadino attraverso il verbale della commissione. In realtà, però, le candidature risultano in totale due, perché Poletto è stato segnalato più volte, da diversi cittadini.”Dopo l’esame delle candidature – annuncia il presidente -, la commissione all’unanimità sceglie la candidatura di Ovidio Poletto meritevole di attribuzione del Premio Canevese dell’anno edizione 2023″.Venerdì 2 giugno, durante la cerimonia della festa della Repubblica, gli è stata consegnata personalmente una scultura bronzea rappresentante la “Torre”, uno dei simboli che compaiono nello stemma del Comune di Caneva e una pergamena nella quale sono state indicate le motivazioni della scelta.Nel suo intervento di ringraziamento S.E. Poletto ha ricordato come le sue origini lo abbiano forgiato nel carattere: “Caneva è una terra di roccia non di sabbia; questo ambiente mi ha fatto assorbire la tenacia e la fermezza. Porto ancora con me due tesserini del ’48 e del ’49 di mio padre, minatore in Belgio. Si è sempre mangiato pietre a casa e questo mi deve essere passato nel dna, insieme forse a una certa ruvidezza ma anche alla volontà di non lasciarsi plagiare e piegare dal dilagante pressapochismo. Anche mia madre mi ha lasciato qualcosa che mi lega a Caneva: le magre economie domestiche erano aiutate dai bachi da seta. Mia madre mi raccontava che nella filanda, con le mani per ore nell’acqua bollente, tutta la tensione stava nel non rompere il filo. Un insegnamento che ho perseguito. Ho cercato nella mia vita anche di sacerdote di tener presente qualsiasi filo: nelle relazioni, nel dialogo, nel rispetto, nella fiducia, nell’apertura e nel cercare di vedere il positivo nelle varie situazioni e da lì ripartire per costruire la vita”.Ricollegandosi al 2 giugno, festa della Repubblica, giornata in cui si ricorda la Costituzione, ha ricordato due maestri di libertà. Il suo maestro a scuola, nel ’45-’46, che da non credente li lasciava comunque recitare il Padre Nostro e poi entrava e cominciava la lezione. E il Maestro incontrato dagli undici anni, quando entrò in Seminario a Vittorio Veneto, e scelto per la vita: Gesù Cristo.”Questo riconoscimento – ha concluso – lo intendo anche rivolto alla specificità di servizio alla comunità nel ministero sacerdotale ed episcopale. Una vita spesa nel servizio è una vita degna e piena, in essa splende una Luce di Verità e Libertà più grande”.Don Alessio Magoga, Direttore de L’Azione di Vittorio Veneto

Anche “Il Popolo” si complimenta con il Vescovo Emerito per il premio ricevuto e per le splendide parole, maestre di vita, che mons. Ovidio ha pronunciato anche in questa occasione.