Domenica 25 giugno, commento di don Renato De Zan

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: “Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima"

 

Mt 10,26-33

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: “26 Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27 Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30 Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31 Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

 

Non abbiate paura

 

Il Testo

 

1. Il discorso apostolico (Mt 10,5-42) è composto da sette parti: i Dodici sono mandati a Israele e non ai pagani (Mt 10,5-6), i Dodici sono inviati a predicare, guarire e caciare i demoni (Mt 10,7-8), la loro missione va fatta senza mezzi particolari (Mt 10,9-10), devono saper comportarsi sia quando vengono accolti sia quando vengono rifiutati (Mt 10,11-15), saranno perseguitati ma la loro perseveranza li porterà alla salvezza (Mt 10,16-25), non dovranno aver paura di nessuno (Mt 10,26-33). Chiude il discorso apostolico una serie di precetti particolari (Mt 10,34-42). La formula liturgica (Mt 10,26-33) è costituita dalla sesta parte del discorso, alla quale la liturgia ha anteposto l’incipit “In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli”.

 

2. Per tre volte la formula evangelica ripete “Non abbiate paura” (Mt 10,26.28.31). Nella prima volta la formula viene adoperata per dire ai discepoli di predicare con grande libertà. Attraverso quattro antitesi (nascosto / svelato; segreto / conosciuto; dico nelle tenebre / ditelo nella luce; ascoltate all’orecchio / annunciatelo dalle terrazze), Gesù toglie il cristianesimo dall’area delle religioni segrete e dai culti misterici. Nella seconda ricorrenza, l’espressione intende mettere il discepolo di fronte a due realtà con relazionarsi nel momento della prova: l’uomo che può uccidere il corpo e Dio che può far perire il corpo e lo spirito. Nella terza volta Gesù invita alla fiducia verso Dio. Se Dio segue con amore anche un passerotto, quanto più segue con amore ognuno dei suoi figli. Ciò non significa, però, che non si debba avere un comportamento serio con Dio: testimoniarlo, significa, alla fine della storia, essere salvi. Diversamente……Dio, alla fine della storia, si comporterà con noi come noi ci siamo comportati con Lui Si noti anche in questo caso l’antitesi (mi riconoscerà / lo riconoscerò ; mi rinnegherà / lo rinnegherò).

 

L’Esegesi.

 

1. Il cristianesimo non è un circolo segreto. Sappiamo che nella chiesa nascente potevano partecipare alle assemblee anche i non credenti. Nel testo di 1Cor 14,23 si fa cenno alla presenza di non credenti quando tutta la comunità si raduna: “Quando si raduna tutta la comunità nello stesso luogo, se tutti parlano con il dono delle lingue e sopraggiunge qualche non iniziato o non credente, non dirà forse che siete pazzi?”. Il cristianesimo, inoltre, non è un culto misterico: non c’è nessuno che entra in “trance” per essere posseduto da Dio e per parlare a nome suo. Nella comunità cristiana esiste la profezia, esiste colui che parla in lingue (con annesso il profeta che lo decifra), ma non esiste la categoria dei “ierofanti” (coloro che spiegano le cose segrete, il sacerdote dei misteri). Si ricordi che nel mondo greco c’erano i misteri eleusini, dionisiaci, orfici, i misteri di Serapide, di Iside, di Mitra, ecc.

 

2. Di fronte alla persecuzione tutti abbiamo una certa paura e può darsi che il cristiano, nella sua debolezza, possa rinnegare il suo Signore. Nella storia ci sono stati molti casi di coloro che – per paura -hanno abbandonato la fede. Il loro nome: “lapsi” ( “traditores” erano dei lapsi che consegnavano al magistrato romano i testi della Sacra Scrittura, dal latino “tradere”, consegnare). Gesù dice che non c’è da temere il martirio, ma – se si dovesse fare una graduatoria del timore – Dio andrebbe collocato in cima. Egli ha sugli uomini il potere vero di vita e di morte, compresa quella eterna (“Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna”). Dio, però, non intende avvalersi di questa prerogativa, quella cioè di essere il “temibile”. Preferisce essere esperimentato come colui che si prende cura dell’uomo (i suoi capelli sono tutti contati!). È il Dio della tenerezza (“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. …Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”).

 

Il Contesto Liturgico

 

1. Il profeta Geremia, perseguitato, testimonia, anzi sarebbe meglio dire “confessa”, che Dio è sempre a fianco di chi è impegnato nel servizio della Parola (prima lettura, Ger 20,10-13): è un anticipo profetico del discepolo di Gesù perseguitato. La Colletta generale chiede il dono di poter vivere nel timore e nell’amore di Dio (richiamo al Vangelo), mentre la Colletta particolare, si rifà alla prima lettura (“affidi alla nostra debolezza l’annuncio profetico della parola”) e al vangelo (“confessiamo con franchezza il tuo nome davanti agli uomini”).

 

2. Per un approfondimento: Fabris R., Matteo, Commenti biblici, Borla, 1982, 243-246; Gnilka J., Il vangelo di Matteo. Parte prima, Commentario teologico del N. T., Paideia, Brescia 1990, 560-573Il vangelo di Matteo, Collana Biblica, Ed. Dehoniane, Roma 1995,281-285Matteo 2, Commentario Paideia . Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 2010, 162-176.