Sabato 6 maggio a Trieste: giornata sul futuro della Salute Mentale

Alla presenza di Alberta Basaglia, Franco Corleone, Stefano Cecconi, Ota De Leonardis, Gisella Trincas, Michele Zanetti

 A 45 anni dall’approvazione della legge 180, a pochi giorni dai tragici fatti di Pisa, a quasi due mesi dalla morte di Franco Rotelli, uno dei protagonisti — insieme a Franco Basaglia — della riforma che in Italia negli anni ‘70 ha sancito la chiusura dei manicomi e la costruzione di una rete di servizi comunitari di salute mentale, nonché artefice negli anni ‘90 dell’organizzazione di sistemi di salute territoriale, dei progetti habitat/microaree, di strategie e pratiche di cooperazione e impresa sociale, l’associazione Copersamm-Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia promuove un momento di confronto e di scambio tra coloro che operano nella salute, nella salute mentale, nel sociale, nella cultura per ri/cercare e trovare i fili e gli intrecci di un’azione comune e collettiva. Per continuare ad interrogarsi su cosa significa fare salute e fare salute mentale, sul ruolo degli operatori e delle operatrici in una città che cura, sul ruolo della politica, sull’attualità dell’opera teorico-pratica di Franco Basaglia e Franco Rotelli.

Per quest’ultimo, successore di Basaglia a Trieste, poi direttore generale dell’Azienda sanitaria triestina, per quattro anni direttore generale dell’Azienda sanitaria di Caserta, infine consigliere regionale e presidente della Commissione Sanità e Politiche sociali della Regione Friuli Venezia Giulia, «forse si è guardato troppo alla psichiatria e troppo poco alla salute mentale. Guardare alla salute mentale significa andare ben oltre. Vuol dire guardare a come sta la gente e quindi travalicare i confini di malattia non-malattia. Vuol dire parlare di cosa fa star bene e cosa fa star male le persone, e come cercare di far qualcosa per farle stare meno male».

In un momento in cui è in atto a più livelli il tentativo di impoverimento della sanità pubblica e in cui riemerge la paura dell’altro, in particolare delle persone con problemi mentali, detenute e migranti, è quanto mai importante ascoltare la voce di chi opera nei sistemi di salute, welfare, cultura, impresa sociale: per questo sabato 6 maggio, a partire dalle ore 10.30, nel roseto del Parco di San Giovanni a Trieste, lì dove sorgeva l’ospedale psichiatrico e dove Franco Rotelli ha voluto dar vita a un roseto diffuso per piantare bellezza sull’orrore del manicomio, ognuno potrà prendere parola. «Negli ultimi sessant’anni» afferma la psichiatra Giovanna Del Giudice, presidente di Copersamm, «molto è stato fatto, abbiamo tra l’altro smantellato il manicomio, ma molto bisogna ancora fare. Oggi, di fronte a servizi sociosanitari particolarmente indeboliti dal punto di vista culturale, delle risorse, del modello organizzativo, è fondamentale sviluppare pensiero critico e collettivo a partire dalle sollecitazioni di maestri come Basaglia e Rotelli. Ci pare di grande valore poter ascoltare chi nei prossimi vent’anni avrà la responsabilità della salute dei cittadini, e non solo, assieme alla massima rappresentante delle istituzioni che si occupano di salute mentale nel mondo, la direttrice dell’OMS Dévora Kestel. Solo rimettendo al centro la persona, e non la malattia, e promuovendo diritti, protagonismo e partecipazione potremo uscire dalla crisi: l’agire collettivo è l’unica risposta vincente.»

La giornata, aperta a tutte e a tutti, sarà condotta dal giornalista Massimo Cirri e prevede — dopo i saluti delle autorità e una mattinata di contributi su “Psichiatria o Salute mentale”, “La logica del terzo” e “La città che cura” — alle ore 13 l’intervento di Dévora Kestel, direttrice del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di sostanze dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; nel pomeriggio, dopo un confronto su “Servizi pubblici” e “Impresa sociale”, alle ore 16.30 musica della Maxmaber Orchestar e alle ore 17 inaugurazione della mostra fotografica dedicata a Leros curata da Antonella Pizzamiglio.