Cultura e Spettacoli
La Resurrezione di Alberto Magri in prima pagina de Il Popolo di Pasqua
"La Resurrezione" che l’artista Alberto Magri ha realizzato proprio per il nostro settimanale e che i lettori vedono in prima pagina del numero di questa settimana di Pasqua è un "dono" per il quale gli siamo molto grati. Entra per Pasqua nelle case dei nostri lettori, che potranno così apprezzare il linguaggio di Alberto che si esprime principalmente attraverso il disegno.
“Omaggio di Alberto Magri a Il Popolo per la Pasqua 2023”. Queste le parole che accompagnano “La Resurrezione” che l’artista Alberto Magri ha realizzato proprio per il nostro settimanale e che i lettori vedono in prima pagina del numero di questa settimana di Pasqua. Un “dono” per il quale gli siamo molto grati. Entrerà per Pasqua nelle case dei nostri lettori, che potranno così apprezzare il linguaggio di Alberto che si esprime principalmente attraverso il disegno.Abbiamo incontrato Alberto Magri presso la sede della Società Operaia di Pordenone a Palazzo Gregoris in Corso Vittorio Emanuele, dove proprio fino a Pasqua è allestita la mostra dell’artista dal titolo “Il disegno è la mia voce”.Gli chiediamo dove colloca il Sacro nel suo percorso artistico. In realtà eravamo rimasti affascinati da quei due volti di Cristo Crocifisso, con la corona di spine sul capo, visibili nei manifesti della mostra. Erano però più adatti ad un Venerdì Santo e noi, pensando al numero pasquale, eravamo interessati ad una Resurrezione.”Ho respirato il Sacro fin da bambino, prima per la Pasqua e l’intero percorso che la precede – spiega l’artista -. Ho realizzato fin da ragazzino opere che venivano poste sulla parete esterna della chiesa di Roveredo in Piano. L’ultimo nel 2021 è stato il volto di Cristo che è sui manifesti. Durante la Pandemia mi sono soffermato sulla sofferenza dei pazienti e degli infermieri, con una sanità al tracollo”. E in effetti in mostra c’è una bellissima pietà che Alberto spiega essere in realtà un’infermiera con in braccio un malato!”Il Sacro per me si sposa con la vita di tutti i giorni – riprende -. Questi lavori li faccio al momento, se non sono contento ne faccio subito altri, così mi rimangono tanti frammenti. Uso materiali diversi colla, pigmenti, carta quella che ho, di grandezze diverse. Vorrei che le mie opere dessero un messaggio. La Resurrezione di cui mi avete parlato mi è uscita spontaneamente. E’ il dono del disegno che possiedo, il dono di capire quello che va bene. Ci metto sentimento, espressione. Non amo lavorare ad olio. La Resurrezione è un disegno, poi dipinto, sfumato, ma nel dipingere è come se disegnassi. Non mi ispiro a nessuno in particolare, sarebbe copiare. Sono multidisciplinare, il disegno è il capofila. Mi ispiro alle mie passioni, a quello che sento. Vorrei far conoscere i tanti tesori posseduti dalla nostra regione, specie quelli non valorizzati. Se trovo interessante una cosa esploro”.Con il tempo Alberto ha iniziato a sfrondare alcune cose, eccessive, come nel linguaggio orale che in lui è molto pregnante ed essenziale. Ci confida che vorrebbe che i suoi disegni fossero visti da tanti, gli alunni delle scuole, per i quali fa laboratori. Vorrebbe che ci fossero più spazi e più tempo a disposizione. Oggi una mostra dura solo il tempo di un mese. Troppo poco per il suo obiettivo: disegnare per trasmettere messaggi.Alberto è il quarto figlio di Giancarlo Magri, il più giovane, anche se afferma di non essere proprio più tanto giovane. E’ papà di tre amatissime bambine: Giada Lucia 8 anni, Aurora Maria 5 anni, Ambra Camilla 2 anni.”A Stefano Ciol – il fotografo che ha realizzato il catalogo dell’ultima mostra di Alberto Magri e anche di altre – mi accomuna l’essere un figlio d’arte, arma a doppio taglio. Mio padre però non mi ha mai fatto pressione, percepisco che è contento del mio lavoro, ma non mi sono mai sentito obbligato. Ognuno ha il suo percorso. Il papà ha curato il restauro. Il terremoto è stato per lui un momento determinante, che non si ripeterà certo più. Io vorrei mandare un messaggio ai giovani: “Non abbiate paura di vivere, non perdetevi d’animo, certo bisogna faticare, ma cercare di non abbattersi mai. Bisogna credere nella propria attività, credere in quel che si fa. Ho lavorato fin da giovanissimo in “bottega” (bella questa espressione che ci fa andare con la mente ai grandi maestri del Rinascimento italiano!)”.Crescendo Alberto ha iniziato una strada che ora sta divenendo tutta sua. Ha pubblicato Pictor Modernus (2010), Menocchio (2015), Quella giungla del mio giardino (2018), La Casa del Pordenone (2019) e Tethyshadros (2021).Grazie Alberto e Buona Pasqua!Maria Luisa Gaspardo Agos