Venerdì 24 marzo: giornata per i missionari martiri. La testimonianza di don Lorenzo Barro, presto di ritorno a Chipene

Venerdì 24 marzo ore 20.30 in Cattedrale a Concordia: veglia missionaria di preghiera per i missionari martiri con il Vescovo Pellegrini e la testimonianza di don Lorenzo Barro. La celebrazione è trasmessa in diretta sul canale Media 24 (canale 77)

Venerdì 24 marzo ore 20.30 in Cattedrale a Concordia: veglia missionaria di preghiera per i missionari martiri con il Vescovo Pellegrini e la testimonianza di don Lorenzo Barro. La celebrazione è trasmessa in diretta sul canale Media 24 (canale 77)

MISSIONARI MARTIRI

PARTIRE è’ RISCHIARE PER AMORE

DON LORENZO BARRO

“Di “me sarete testimoni”: è l’ultimo mandato di Gesù ai discepoli, consegnato al momento della sua salita al cielo. È il mandato che la Chiesa di ogni luogo e di ogni tempo deve assumere e concretizzare, fino agli estremi confini della terra. Un mandato che non può essere disgiunto dalla promessa: “riceverete la forza dallo Spirito Santo”.

Il missionario sperimenta la sua fragilità e inadeguatezza, ma confida nell’assistenza dello Spirito, e si mette in cammino. Innamorato di Gesù non può che far proprio l’invito del Maestro. Arrivando in terre lontane, incontrando popoli e culture diverse, è “costretto” a rivalutare continuamente quale sia il centro irrinunciabile della sua missione e quale sia il modo più efficace, lì, per condividerlo.Accompagnati dallo Spirito, ci si innamora delle persone cui si è inviati e si condivide, giorno dopo giorno, un cammino di vita che si tenta di illuminare con la fede. È necessario un profondo radicamento nella Parola di Dio, come un intenso coinvolgimento nella vita delle persone, in comunione con la Chiesa locale. I risultati non sono certi… ma Gesù non ha parlato di questo! La missione è dono, di tutto se stesso, senza aspettarsi nulla in cambio. Nel tempo, poi, si sperimenta anche la verità di un’altra promessa di Gesù: chi lascia tutto per Lui, riceve cento volte tanto.Partire implica anche accettare di affrontare rischi. Oltre alla sfida di relazioni nuove da creare, si mette in conto la possibilità di ammalarsi, di soffrire incidenti, di essere coinvolti in furti o in piani criminosi più complessi, perfino di perdere la vita. In tali circostanze si sperimenta la vicinanza e la solidarietà efficace degli altri missionari, della chiesa locale, dei propri cristiani.

Il contatto con la condizione poverissima di molta gente porta a riconsiderare profondamente il senso della vita e della dignità della persona. La nostra cultura efficientista è messa in crisi: i problemi sono tanto grandi e complessi da farti sentire impotente. Allora si comincia a fare esercizio di umiltà, a valorizzare i piccoli gesti e le scelte più praticabili per incontrare le persone, così come sono e così come siamo. Alla fine, potremo dire che ci siamo incontrati, rispettati, conosciuti, amati, che abbiamo condiviso un pezzo del cammino della nostra vita, che abbiamo imparato a stare meglio insieme … Poco? In realtà la vita è breve, questo poco riesce a mettere sale e lievito nella massa, perché è concreto, vero. La soluzione dei grandi problemi la desideriamo e lavoriamo per conseguirla, ma è facile che si trasformi in un’illusione, frustrante per tutti.

E quando un missionario perde la vita, come la nostra suor Maria De Coppi a Chipene? Come molti altri missionari anche lei la vita l’ha donata fino in fondo, proprio come Gesù, spendendosi completamente per dargli testimonianza. Ancor più se si tratta di una morte violenta: il martire “denuncia” con l’immolazione della sua vita l’assurdità della violenza, dei pensieri e dell’organizzazione che la generano. Così come dichiara che non c’è giustizia riparativa, ma solo lenti e impegnativi processi di riconciliazione che devono avere radici nell’amore vero per far maturare nella misericordia il perdono.Don Lorenzo Barromissionario Fidei donum a Chipene