Grazie all’8xmille: una scuola di italiano per donne straniere

"Vivere in Italia" una scuola e un esempio di sviluppo di comunità

“Abbiamo scoperto un nuovo modo di essere comunità. A volte come Chiesa abbiamo un concetto di comunità standardizzato che corrisponde alla Parrocchia, mentre ci sono tanti concetti di comunità.  Questa è stata un’esperienza di comunità diversa, in cui tante singole persone che magari non si conoscono sono unite da un obiettivo. Comunità si fa quando le persone si mettono insieme, indipendentemente dalle provenienze, per rispondere ad un bisogno.”

Le parole di Annamaria, volontaria della Parrocchia di Fiesso Umbertiano, piccolo paese in provincia di Rovigo, si riferiscono a “Vivere in Italia”, una scuola di italiano per donne straniere che la parrocchia è riuscita ad avviare nel 2022 grazie ai fondi 8×1000 messi a disposizione dalla Diocesi di Adria-Rovigo attraverso Caritas.

Questa piccola ma ricca esperienza di scuola ben rappresenta un esempio di sviluppo di comunità. Tutto nasce quando un gruppo di donne straniere residenti in paese manifesta il desiderio di frequentare un corso di italiano. La volontaria che intercetta questo bisogno si rivolge per un supporto a Caritas diocesana che da più di dieci anni promuove a Rovigo una scuola di prima alfabetizzazione tutta al femminile. Caritas propone di prendere contatti con il CPIA (Centro Provinciale per l’istruzione degli Adulti) che dispone di fondi ministeriali per organizzare corsi di italiano anche nei centri periferici. Nonostante la grande disponibilità del dirigente, per motivi burocratici non è possibile attivare questa risorsa istituzionale. La parrocchia non vuole però deludere le speranze delle donne straniere che hanno manifestato molto entusiasmo di fronte alla possibilità di studiare. Allo stesso tempo Caritas ha la disponibilità dei fondi 8×1000 da offrire alla Parrocchia per coprire le poche spese necessarie per avviare la scuola. Alcuni volontari si incontrano quindi per mappare le risorse attivabili nella comunità – non solo di quella parrocchiale. “Chi potremmo coinvolgere in questo progetto?” si domandano e un po’ alla volta la lista dei nomi inizia ad allungarsi. Quando si abbandonano le strade conosciute per attivare connessioni nuove ci si rende conto della ricchezza di risorse che ogni comunità ha a disposizione. Nel giro di pochi giorni i potenziali volontari vengono contattati ed è possibile iniziare le lezioni negli spazi messi a disposizione dalla parrocchia: due giorni a settimana quindici donne iniziano a studiare accompagnate da un variegato gruppo di volontarie che si mettono in gioco come insegnanti partendo ognuna dalle proprie passioni o competenze: chi nella vita faceva l’insegnante di educazione fisica organizza una lezione di ginnastica, l’operatrice della biblioteca pubblica accoglie le donne per raccontare loro che i libri sono un bene accessibile a tutti, chi si sente più ferrato nella grammatica si occupa di articoli e coniugazione di verbi. L’esperienza dura qualche mese; termina a giugno con l’impegno di rivedersi a settembre. Forti dell’esperienza fatta, dopo l’estate i volontari hanno potuto riportare all’attenzione del CPIA il bisogno manifestato dal territorio ed è stato possibile attivare da novembre 2022 un corso istituzionale. Non volendo però perdere il patrimonio di comunità che si era scoperto si è scelto di sperimentare una nuova forma di collaborazione, grazie anche nuovamente ai fondi 8×1000: ad oggi quindi il CPIA si occupa della parte didattica, facendosi però supportare dai volontari per attività laboratoriali, di conoscenza del territorio al fine di costruire insieme uno spazio più allargato di accoglienza per studenti e studentesse. In fondo forse è questo essere comunità: unire competenze, risorse, spazi, passioni, attenzioni sapendo che la condivisione non frammenta ma amplifica.

 

Luisa Pietropoli