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8 marzo: la forza delle donne. Romania. la prima e poi le altre sorelle
Una vita poverissima in patria: la famiglia e le sorelle a cui pensare. Nasce da lì il coraggio di partire per l'Italia. I rischi, i primi difficili tempi e oggi con le sorelle insieme tutte qua. La storia
Le famiglie italiane da alcuni decenni si sono fatte meno numerose quanto a componenti. Anche le donne lavorano fuori casa. Il problema che ne è sorto è la cura degli anziani sempre più longevi, spesso vivono anche da soli. Quale soluzione per accudirli in modo adeguato? La casa di riposo oppure la badante, una figura sociale che fino agli anni ’90 del secolo scorso non si conosceva. Molte tra le prime ad arrivare in Italia sono state le rumene e altre dai paesi dell’est, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino. Donne, tante donne, donne che in situazione di povertà hanno affrontato la sfida di trasferirsi da sole, raramente con i figli, in Italia per lavorare e guadagnare così da poter aiutare genitori anziani, mariti e figli rimasti in un Paese dove il lavoro mancava oppure era mal retribuito. Regnava la povertà soprattutto in campagna. Una donna di loro, dalla provincia di Neamt, nord est della Romania, decide di affrontare l’avventura del viaggio e di un paese sconosciuto (per una scelta che rispettiamo tralasciamo il suo nome e quello di tutte le sorelle che dopo di lei arriveranno in Italia).Viaggi difficili, estenuanti in pullman su strade dissestate, ore e ore solo qualche breve sosta. L’approdo a Padova e la sistemazione in una famiglia di anziani dove trascorso un poco di tempo la nostra amica badante rumena scopre di non venir mai pagata. Uno dei tanti imbrogli che queste donne hanno dovuto affrontare, a qualcuna è capitato pure di dover fuggire all’imbroglio della tratta per la prostituzione.La nostra amica si trasferisce allora in un paese vicino a Pordenone. Accudirà fino alla morte uno dei nostri anziani parroci. Nel frattempo la raggiunge il marito che trova lavoro in una fabbrica.A casa in Romania ci sono altre tre sorelle, una cognata e la mamma. Tanta povertà, si lavora la terra a mano, un seme di grano turco alla volta sotto il sole.Le case sono povere, fatte di mattoni di terra e paglia cotti al sole, tanta neve d’inverno e temperature bassissime fino a meno 20°. La sorella più giovane, quella che appariva più fragile e meno coraggiosa raccoglie tutte le sue forze e con una nipote viene in Italia. Non sa una parola di italiano, non sa usare il ferro da stiro. In Romania niente luce elettrica, ma la mamma bravissima ha insegnato alle figlie a destreggiarsi anche nel buio della notte. Con il passa parola la sorella più giovane trova lavoro, si dà molto da fare, cura gli anziani con amore. Manda ciò che guadagna a casa al marito ai figli, la più piccolina ha due anni, viene accudita dalla nonna e dalla zia, oltre che dal papà.Incominciano a viaggiare i pacchi spediti dall’Italia con vestiario donato da parenti e amici delle nostre famiglie. I pacchi portano anche cibo, i primi utensili per gli uomini che arrivano al piccolo paese, come martelli e cacciaviti, farmaci. Poi arriva in Italia anche la terza donna, una cognata dalla provincia di Bacau. Arriva a Padova in pullman, poi in treno a Pordenone. Indossa un paio di scarpe di due numeri inferiori al suo; in mano un sacchettino di plastica con un pezzo di pane sbocconcellato etanta stanchezza. Chi va ad accoglierla non potrà mai dimenticare. Va a lavorare in una famiglia.In genere queste donne trovano sempre una buona accoglienza, ma a volte le cose vanno male e continuano i sacrifici e i dolori per aiutare le famiglie lontane. Arriva una terza sorella, stessa storia. I viaggi sono ancora difficili, ma la buona volontà è tanta e si fa tutto per il bene dei propri cari. I pacchi si continuano a mandare anche per i vicini di casa, i bambini in orfanotrofio. Passano gli anni arrivano anche i mariti dopo che le donne hanno fatto da apripista. Qualche figlio viene in Italia e la sceglie come seconda patria, qualcuno preferisce restare in Romania, studia e cerca un lavoro.Oggi le cose in Romania vanno un po’ meglio. Le prime donne arrivate si sono perfettamente integrate, spesso sono donne di grande fede. Ritornano a “casa” a Natale o un mese d’estate per abbracciare i vecchi e riunirsi con i parenti. I viaggi sono molto meno faticosi. Si può andare in auto (possedendola) o in aereo. Chi era arrivato con le scarpe piccole può raggiungere velocemente la propria mamma che sta male e accudirla nei suoi ultimi giorni terreni. I pacchi continuano a viaggiare ancora e i figli rimasti in Romania, sull’esempio delle proprie mamme, distribuiscono a chi a poco. A tanti orfani. Queste che abbiamo conosciuto, come tante altre, sono donne che non potremo mai dimenticare, nelle famiglie hanno assistito più persone, sempre con amore, hanno avuto tanta forza, più degli uomini, ci sia concesso, per lasciare per prime il proprio Paese ed emigrare per aiutare chi era rimasto.Maria Luisa Gaspardo Agosti