Sanità/Riccardi: “potenzieremo l’ospedale di Pordenone”

Il potenziamento entro fine mandato riguarderà gli ospedali di Pordenone, Udine e il Cattinara. Lo ha annunciato l'assessore regionale alla Salute sulla difficile situazione della Sanità, sia a livello nazionale che locale. Un bilancio di cinque anni di lavoro e prospettive future in tema di mancanza di personale, liste d'attesa, e una necessaria rifondazione del sistema sanitario

Il Popolo dedica uno speciale sulla Sanità pubblica territoriale che sta attraversando un momento di grande difficoltà, tra liste d’attesa talvolta senza fine, carenza di personale e demotivazione, bandi che vanno deserti. A parlarne è Riccardo Riccardi, vicepresidente della Regione Fvg con delega alla Salute, che in questo modo traccia un bilancio di fine mandato.

Assessore, l’ospedale di Pordenone vive un momento di profonda difficoltà, corre il rischio di non mantenere più il ruolo centrale hub?

“Un grande impegno è stato profuso in questi cinque anni di legislatura per l’ospedale di Pordenone che non solo manterrà la sua funzione di nosocomio hub, ma sarà ulteriormente potenziato. Insieme a Udine e a Cattinara, rientra in un progetto di rafforzamento importante: è nostra ferma intenzione stanziare ulteriori fondi prima del termine del mandato”.

Che strade si stanno intraprendendo per contenere la fuga di infermieri e medici?

“Lo Stato di concerto con le Regioni deve definire un grande piano di investimenti per il capitale umano. Dobbiamo rendere nuovamente attrattive queste professionalità agendo anche sulla politica retributiva (che ricordo non essere di esclusiva competenza delle regioni). In questi cinque anni abbiamo aumentato le borse di studio e ne create di nuove per incentivare la formazione. L’esito? I numeri parlano da soli: molte non sono state assegnate perché non sono state richieste. Abbiamo inoltre lavorato sulle misure legate al personale: il dato organico del personale passa da 20.252 del 2018 alla chiusura di 21.078 del 2022. Abbiamo lavorato pure sul fabbisogno formativo per quando riguarda le professioni sanitarie: l’infermieristica è passata da 270 borse di studio del 2018 a 400 del 2022, fisioterapia da 50 a 100, assistenza sanitaria da zero a 40; le scienze infermieristiche ostetriche da zero a 30; l’educatore professionale da 40 a 80, medicina generale da 20 a 40, solo qualche esempio. Occorrono soluzioni che concilino il lavoro con la vita quotidiana. Va ripensata a li vello nazionale l’età di accesso alla professione. Il rischio è non poter garantire più il diritto alla salute e alle cure”.

L’intervista completa su Il Popolo in uscita questa settimana.