L'Editoriale
Quaresima: tempo di consistenza
La superficialità è una tentazione demoniaca che affascina tutti e che, non troppo alla lunga, toglie il gusto della propria libertà e del proprio impegno. Di fatto, essa rende inconsistente ogni sforzo.
Quaresima: tempo di consistenza
A un anno di distanza dallo scoppio della guerra in Ucraina iniziamo il tempo della Quaresima per prepararci alla Pasqua, nella quale viene annunciata la risurrezione di Cristo dai morti: un messaggio di speranza per tutti gli uomini di tutte le generazioni e di tutti i luoghi. All’inizio di questo mese, poi, siamo stati colpiti dalle notizie del terremoto in Siria e Turchia che ha portato via decine di migliaia di uomini, donne, anziani, bambini nel cuore della notte. La storia conosce eventi naturali del genere: Antiochia (Antakya) fu distrutta almeno altre due volte da violenti scosse della crosta terrestre. I terremoti non si possono fermare, sapere dove costruire e come costruire, invece, è responsabilità di una comunità civile preparata e coscienziosa. Questi eventi, brevemente richiamati, ricordano che è urgente la conversione, cioè quel mutare atteggiamento interiore, mentale e affettivo, che permette di essere più seri e consistenti verso la vita umana. Convertirsi dalla superficialità e dalla banalità è un appello che nasce da ogni disastro che manda all’aria le vanità – come le chiama Qohelet – dei propri imperi e delle manie di grandezza. Sì, perché essere superficiali, quando si studia e quando si lavora, ha conseguenze impattanti sulla vita personale e sulla vita civile. Rimanere alla superficie delle cose significa studiare per arrivare a superare l’esame e non per imparare come funziona il mondo; significa attendere la fine del proprio turno di lavoro per timbrare il cartellino, senza aver messo quella passione e dedizione che il lavoro chiede. È di moda lavorare per campare, non tanto la passione di servire e di edificare una società migliore. La superficialità è una tentazione demoniaca che affascina tutti e che, non troppo alla lunga, toglie il gusto della propria libertà e del proprio impegno. Di fatto, essa rende inconsistente ogni sforzo.
La conversione che ci viene chiesta in questo tempo di grazia quaresimale è anche di prendere le distanze dalla banalità. La vita è chiamata ad essere leggera, ironica e scherzosa, snella, agile, ma non banale. Vendersi alle banalità che continuamente si affacciano sugli schermi del nostro telefono sta creando persone intorpidite e annebbiate, incapaci di essere pronte a vedere ciò che è essenziale, buono, autentico, necessario, utile. Anche le persone rischiano di diventare vane, vaporose, svampite, perché diseducate a costruire la propria casa sulla roccia consistente della vita. Il tempo della Quaresima è un tempo opportuno, perché impariamo ciò che è veramente utile per noi. Utile a godere di ogni istante; utile ad aver la gioia del dono di sé; utile a brillare come una lucerna sopra il monte; utile come il sale che sa dare sapore ai cibi.
Prima dei peccati e prima ancora di qualsiasi vizio che si può attaccare alla nostra pelle, c’è da chiedersi se in questo nostro tempo non è proprio da qui che dobbiamo partire: andare più in profondità delle cose per non rimanere alla superficie; imparare a cercare l’utile per la vita senza concedere spazio all’ammaliante banalità che ci distrae dall’assaporare se stessi nel tempo che scorre.
Come Diocesi stiamo vivendo anche il cammino sinodale: può sembrare incredibile, ma anche in questa occasione splendida di ascolto e di confronto si affaccia la tentazione di essere superficiali, perché incapaci di arrivare a proposte concrete e utili per la vita della Chiesa. Senza concretezza si rischia di rimanere inconsistenti e di rimanere schiacciati dalle macerie delle nostre idee fatue. Succede di sovente di assistere anche a cadute nella banalità gattopardesca di lamentarsi che non cambierà nulla, dichiarandosi incapaci di assumersi la responsabilità nei confronti della propria fede e della propria comunità cristiana. Ciò che non è assunto personalmente, liberamente e responsabilmente, rischia di diventare inconsistente. “Purificami, o Signore” canteremo spesso in questi giorni. Che sia purificazione da ogni concessione a ciò che è banale e superficiale, che sia tempo per impegnarsi a rendere piena di consistenza la propria vita.
Maurizio Girolami