Portogruaro: Giorgio Gorlato testimone per il Giorno del Ricordo

Per la ricorrenza del Giorno del ricordo, il 10 febbraio, viene proposta agli studenti delle scuole superiori di Portogruaro e San Donà la testimonianza di un diretto protagonista della storia che stravolse la vita delle popolazioni istriane, giuliane e dalmate in seguito all’occupazione jugoslava del 1945: Giorgio Gorlato

Per la ricorrenza del Giorno del ricordo, il 10 febbraio, viene proposta agli studenti delle scuole superiori di Portogruaro e San Donà la testimonianza di un diretto protagonista della storia che stravolse la vita delle popolazioni istriane, giuliane e dalmate in seguito all’occupazione jugoslava del 1945, che costrinse all’esodo centinaia di migliaia di italiani di quelle terre. Giorgio, che era un bambino di 6 anni, fu messo in salvo insieme alla mamma e alla sorellina, ma perse il padre portato via dai partigiani di Tito e fatto sparire. L’iniziativa è delle associazioni Noi Migranti, Centro Mori, Ute Portogruaro, Anteas e Ass. Accogliere di S.Donà. Ad intervistare Giorgio Gorlato sarà il prof. Alessandrini, in collegamento on line con le scuole.La famiglia Gorlato, a partire dall’antenato Andreuccio Giovanni, viveva a Dignano d’Istria dal 1458, quando ancora quella terra apparteneva alla Serenissima Repubblica di Venezia. Giovanni Gorlato (padre di Giorgio), nato nel 1900, figlio di contadini, per interessamento del parroco che ne aveva ravvisato le capacità intellettuali, era stato fatto studiare prima al liceo di Pola e poi all’Università di Bologna. Nel 1917, con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Impero Austroungarico, la famiglia Gorlato fu trasferita forzatamente nel campo profughi di Wagna in Austria, dove furono collocati circa 20.000 italiani del Litorale Austriaco e quasi duemila sloveni di Gorizia. In precedenza il campo aveva ospitato 10.000 profughi polacchi. Alla fine della guerra i Gorlato rientrano e Giovanni diventò notaio. Dopo alcuni anni passati tra San Daniele, Pontebba e Pirano, finalmente nel 1937 aprì lo studio nella natia Dignano e si sposò con Jolanda Brisinello, una ragazza di 13 anni più giovane che aveva conosciuto a Pontebba. Ebbero due figli: Giorgio (il nostro testimone) nel 1939 e Daria nel 1942. Dopo l’8 settembre del 1943 si adoperò per nascondere alcuni partigiani proteggendoli dai rastrellamenti nazifascisti. Spaventato dalle prime violenze anti-italiane e dal clima intimidatorio che si cominciava a respirare in Istria, ritenne prudente mandare la moglie e i figli ad Artegna in una casa della suocera. Nella notte tra il 4 e 5 maggio del 1945 un gruppo di partigiani di Tito fece irruzione nella sua casa, dove era rimasto con la sorella Maria. Venne preso con la forza e portato via. Non se ne seppe più nulla. La sorella cercò di protestare ma venne colpita col calcio del fucile e perse i sensi. Dopo la guerra Giorgio ha avuto una vita molto intensa. Diventato un importante arbitro di basket, ha arbitrato anche Michael Jordan. Ora vive con la moglie a Udine e mantiene vivo il ricordo degli esuli italiani di Istria e Dalmazia quale socio della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Udine.Ada Toffolon