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L’università di Udine: uno studio sulla dismissione delle macchinette slot
La dipendenza dal gioco non è meno dipendenza di altre: per questo, togliere la possibilità di giocare, almeno fisicamente, negli esercizi attualmente dotati di macchinette è già una buona mossa per disincentivare un vizio.
La dipendenza dal gioco non è meno dipendenza di altre: per questo, togliere la possibilità di giocare, almeno fisicamente, negli esercizi attualmente dotati di macchinette è già una buona mossa per disincentivare un vizio. E in effetti la pandemia ha, almeno in parte, almeno per la parte relativa alle giocate in presenza, prodotto benefici effetti: diminuzione di giocate e di incassi. Ma poi è passata e tutto è ripreso, come si suol dire, con gli interessi. Un certosino lavoro di ricerca della Università degli Studi di Udine, Dipartimento di Scienze economiche e statistiche, se ne è occupato per un periodo assai ampio: dal 2015 al 2022, attraversando appunto la pandemia e cogliendone così le ripercussioni su persone e territorio. Lo studio, che successivamente verrà presentato nei vari capoluoghi di provincia della Regione Friuli Venezia Giulia, è stato esposto in anteprima a Pordenone (auditorium della Regione, 12 dicembre) dalla docente Silvia Iacuzzi nel contesto di un convegno rivolto principalmente agli addetti ai lavori.La ricerca è andata ad analizzare l’evoluzione delle slot machine nel quinquennio indicato in regione Fvg, ma anche la tipologia dei giocatori.
Quante e dove sono le slotSe si va a guardare il numero delle slot presenti all’inizio dell’indagine, si scopre che erano 8.294 nel 2015 e sono scese a 4.695 nel 2022 (ne sono rimaste il 56,6%). Gli esercizi commerciali con slot sono scesi da 2.140 del 2015 ai 1.103 del 2022 (51,5%). La capillare mappatura del territorio al 31 dicembre 2020 ha permesso di stilare una classifica per comuni con maggior numero di slot machine (l’ indicatore è numero slot per mille abitanti). Primo risulta Resiutta (Ud) con 11 slot per 275 abitanti (40 per mille). Nei primi venti posti: 10 sono comuni di Udine, 7 di Pordenone, 2 di Gorizia e uno di Trieste. (in tabella i sette pordenonesi).Le slot sono presenti sia in esercizi commerciali che fanno del gioco una attività secondaria (bar, tabacchi, ristoranti, edicole, alberghi…), sia in esercizi in cui il gioco è l’offerta principale (sala giochi, agenzia di scommesse, sale bingo…). A differenza di quanto può forse sembrare la maggior parte delle macchinette (3.520 ben il 71,53%) al momento della rilevazione (31 dicembre 2020) si trovava in locali misti, come bar, tabacchi, edicole e non in sale dedicate solo alle scommesse (1.401 apparecchi pari al 28,47%). Vi è stato in questo una evoluzione ben visibile nel quinquennio complessivo di studio: se si fa eccezione per i corner (angoli dedicati alle slot) il confronto tra 2015 e 2020 vede in netto calo (mediamente del -44,2%) le macchinette sia negli esercizi che le ospitano come attività secondaria, sia in quelli che le offrono come attività primaria (- 29,3%). Anche se è evidente che a dismettere maggiormente le macchinette sono stati quei locali che fanno anche altro (bar, edicole, tabacchi).I bar che hanno accolto le macchinette sono piccole realtà nel 44,6% dei casi (comuni inferiori a 3 mila abitanti per il 17,6% e comuni dai 3 ai diecimila per il 27%). Simile il quadro relativo alle tabaccherie. Il dato più fastidioso è emerso dalla valutazione di quanto gli esercizi che offrono la possibilità del gioco d’azzardo si trovino a 500 metri dai luoghi sensibili: mentre gli esercizi che fanno del gioco l’attività primaria sono a regola (salvo il 4,9% delle sale gioco, 1,2% delle agenzie di scommesse, lo 0,3% delle sale bingo) solo il 10,7% delle sale da gioco si trovano ad almeno un luogo sensibile entro i 500 metri, elevatissimo è il numero dei locali che offrono la possibilità di gioco pur offrendo in via prioritaria altra (bar, tabacchi, edicole): nel loro caso la percentuale sale parecchio. Così i bar che non rispettano i 500 metri sono il 72,2%, i tabacchi il 10.6%, i ristoranti il 2,9%, l’edicola l’1%).
Tipologia dei giocatoriI giocatori intervistati sono stati 772, nel periodo ottobre-novembre 2021. Dalle loro risposte è emerso che sono: uomini 62,7%, giovani (prevalente la fascia d’età 21-40). Crolla il luogo comune del gioco legato a operai e disoccupati: tra i giocatori intervistati prevalgono le persone con un diploma superiore (43,8%) e con laurea (27,3% triennale, 21,4% magistrale).Anche la verifica dei profili professionali abbatte stereotipi: le casalinghe sono lo 0,9%, i pensionati lo 0,1%, i disoccupati il 7,5%. I più presenti sono risultati gli studenti (45,3%), seguiti dai lavoratori a tempo indeterminato (21,9%). I liberi professionisti sono risultati solo il 10,1%.Lo stesso si può dire per il gioco in relazione al reddito: la maggior parte dei giocatori intervistati (35,5%) ha un reddito annuo lordo compreso tra i 20 e i 40mila euro, seguiti da chi ha un reddito tra 10 e 20 mila euro (22,4%). Sopra i 100mila euro di reddito lordo annuo si trova solo l’1,9% dei giocatori intervistati.Tre le tipologie di giocatori intervistati, quelli che lo praticano online sono il 32,1%, fisico (che va negli esercizi dove trova le macchinette) 30,4%; oppure entrambi (il tipo prevalente con 37,4%).Il gioco cambia a seconda che il giocatore sia in presenza o virtuale. I giocatori in presenza sono dediti in via prioritaria rispettivamente: alle lotterie istantanee, a giochi di base sportiva, a giochi numerici a totalizzatore (slot); risultano invece di scarsa attrattiva i giochi ippici. Chi gioca in presenza sostiene di scegliere questa tipologia per avere uno svago, per poter fare anche altro nel frattempo e per uscire di casa. I luoghi preferiti sono: il tabacchino, il bar e l’edicola.I giocatori on line invece sono attratti in via prioritaria a giochi on line a base sportiva, a poker cash, a giochi numerici on line, a slot machine virtuali. Chi gioca on line sostiene di scegliere questa tipologia per giocare in un ambiente confortevole, per giocare ad ogni orario senza limiti, perché riesce al contempo a fare altro (c’è stato il caso di un cameriere che mentre serviva giocava a poker sul cellulare).Interessante il tempo delle giocate. I giocatori fisici e virtuali si assomigliano: si dedicano al gioco tra 15 e 30 minuti; quelli virtuali però possono ugualmente arrivare anche all’ora e più. Gli importi di spesa sono per la maggior parte dichiarati attorno ai dieci euro. La media si mantiene stabile tra pre pandemia (77 euro) e post pandemia (75). Ma, come ha evidenziato nella sua spiegazione la prof. Iacuzzi: “Se la media è 75 euro e molti giocano dieci euro, è altrettanto vero che c’è chi arriva ai mille”. Per la precisione: 1020 euro pre pandemia e 1.100 post. I giocatori virtuali post pandemia spendono decisamente di più.Per questo la Regione ha deciso di accompagnare gli esercenti che decidono di dismettere le macchinette, proponendo servizi e altre attività che possano essere di utilità ai concittadini, tanto più in luoghi di montagna e disagiati, ma pure in centro città, come hanno raccontati i due testimonial pordenonesi presenti al convegno.Simonetta Venturin