Domenica 15 gennaio, commento di don Renato De Zan

"Ho visto e ho testimoniato: questi è l'Agnello si Dio"

Gv 1,29-3429 In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30 Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”. 32 Giovanni testimoniò dicendo: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34 E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio”.

Il Testo

1. Il brano giovanneo della testimonianza di Giovanni Battista (Gv 1,19-34) è incluso proprio dalla parola “testimonianza” (Gv 1,19: “Questa è la testimonianza di Giovanni..”) e dal verbo “testimoniare” (Gv 1,34: “E io ho visto e ho testimoniato…”). La Liturgia sceglie all’interno di questo brano una formula più breve, Gv 1,29-34, all’inizio della quale sopprime l’espressione originale (“Il giorno dopo”) e pone il solito incipit con l’aggiunta del nome Giovanni: “In quel tempo, Giovanni…”

2. La formula evangelica del Lezionario, sotto il profilo narrativo, si divide in due momenti. Il primo, Gv 1,29-31, ruota attorno a quanto Giovanni Battista dice circa Gesù: agnello di Dio; un uomo che è avanti a me, perché era prima di me; manifestato a Israele. Il secondo momento (Gv 1,32-34), invece, riguarda più direttamente la fonte della testimonianza di Giovanni: lo Spirito Santo. Questi ultimi versetti sono inclusi dal tema della testimonianza (v. 32: “Giovanni testimoniò….”; v. 34: “E io ho visto e ho testimoniato….”).

L’Esegesi

1. Cosa si cela dietro all’espressione “Agnello di Dio”, detta dal Battista nei confronti di Gesù? Prima di ogni altra cosa va ricordato il fatto che il Battista e gli altri ebrei parlavano aramaico. In lingua aramaica il vocabolo “talyà” significava “agnello”, ma significava anche “servo”. Il Battista, dunque, con un’espressione esprimeva due concetti “agnello-Servo di Yhwh”. Gesù, dunque, viene presentato come il Servo di Yhwh, che nel quarto carme del Servo è paragonato a un agnello: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello…” (Is 53,7). Quell’espressione, dunque, tratteggia l’identità messianica di Gesù. Egli è il Messia sofferente. Ma c’è di più.

2. L’espressione del Battista poteva, però, anche alludere all’agnello pasquale, il cui sangue posto sugli stipiti delle case ebraiche risparmiò gli Ebrei dalla strage dei primogeniti prima dell’uscita dall’Egitto. Può richiamare anche l’agnello dello Yom Kippur, con il cui sangue il sommo sacerdote si avvicinava all’arca dell’alleanza, lo versava sul kapporet (coperchio dall’arca) per chiedere il perdono dei peccati d’Israele, mentre il caprone di Azazel, carico dei peccati del popolo, veniva condotto nel deserto a morire.

3. Il Battista dice con chiarezza che Gesù “è avanti a me, perché era prima di me”. Gesù, dunque, è più importante di Giovanni. La motivazione è teologica: era prima di me. Non significa che Gesù fosse più vecchio di Giovanni. Dai racconti dell’Infanzia di Luca si sa che Gesù è nato sei mesi dopo la nascita del Battista. Si tratta di un modo molto elegante per dire che Gesù aveva avuto una preesistenza prima dell’Incarnazione. In altre parole, Gesù non è solo uomo.

4. La testimonianza di Giovanni è fondamentale. Egli ha visto lo Spirito Santo posarsi su Gesù: il fatto costituiva la garanzia che Gesù era il Messia (e non il Battista, come alcuni suoi discepoli credevano). La testimonianza del Battista è ancora più preziosa perché non era condizionata né da simpatia né da parentela (“io non lo conoscevo”).

Il Contesto Liturgico

1. La prima lettura (Is 49,3.5-6) è costituita da un brano eclogadico (composto con versetti scelti) tratto dal secondo carme del Servo di Yhwh (Is 49,1-7). Questa selezione della Liturgia è dovuta al legame che tale brano ha con l’appellativo dato dal Battista a Gesù, “agnello di Dio”. La seconda lettura non ha nessun legame con la tematica della prima e del Vangelo. Oggi semplicemente si inizia la lettura semicontinua di questo scritto di Paolo.

2. La Colletta generale è molto piatta, anche se il tema della pace potrebbe essere visto come un tema di avvio per il Tempo Ordinario. La Colletta propria, invece, declina il titolo cristologico “agnello di Dio” non con la valenza di agnello-Servo (talyà), ma con la valenza dell’agnello pasquale (“O Padre, che per mezzo di Cristo, Agnello pasquale e luce delle genti….”) e si lega alla domenica precedente con il tema del Battesimo (“conferma in noi la grazia del Battesimo…”). L’obiettivo finale è quello di proclamare il lieto annuncio del Vangelo con la forza di quello Spirito che illuminò gli occhi del Battista nel riconoscere in Gesù il Messia promesso.

3. Il Salmo responsoriale, che non è una quarta lettura come qualcuno dice, ma è una preghiera, contiene una forte allusione alla preghiera di Gesù nel Getsemani: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. Si tratta di un modo molto delicato ed elegante per accennare a quanto si cela dietro al titolo cristologico “agnell