Papa Francesco: abbassiamo le spese a Natale e aiutiamo il popolo ucraino

Lo ha detto papa Francesco all'udienza del mercoledì del 14 dicembre. Trascorerre un Natale più sobri con gli ucraini nel cuore

“Rinnoviamo la nostra vicinanza al martoriato popolo ucraino, perseverando nella preghiera per questi nostri fratelli e sorelle che tanto soffrono tanto”. È l’appello del Papa, al termine dell’udienza di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Io vi dico: si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto!”, ha proseguito Francesco a braccio: “E vorrei attirare l’attenzione sul prossimo Natale. E’ bello festeggiare il Natale, fare le feste, ma

abbassiamo un po’ il livello delle spese di Natale: facciamo un Natale più umile, e diamo quello che risparmiamo al popolo ucraino, che ha bisogno.

Si soffre tanto, fanno la fame, sentono il freddo, e tanti muoiono perché non ci sono medici e infermieri a portata di mano”. “Natale sì, in pace col Signore sì, ma con gli Ucraini nel cuore!”, l’invito del Papa: “E facciamo un gesto concreto per loro”. Ad affollare l’Aula Paolo Vi, i ragazzi volontari del Servizio civile nazionale, ai quali Francesco ha rivolto un saluto particolare: “Ho trovato tre cose molto belle nella società italiana, nella Chiesa italiana, e una di queste è il volontariato. Voi avete un volontariato forte, forte! Andate avanti in questa spiritualità del volontariato che ci fa aiutare tanto, uno con l’altro, ci unisce pure!”

“Vigilare, per custodire il nostro cuore e capire cosa succede dentro”, l’esordio, a braccio, dell’udienza, dedicata ad “un atteggiamento essenziale affinché tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto: l’atteggiamento della vigilanza”. “Perché in effetti il rischio c’è, ed è che il ‘guastafeste’, cioè il Maligno, possa rovinare tutto, facendoci tornare al punto di partenza, anzi, in una condizione ancora peggiore”, il monito: “E questo succede: per questo stare attenti e vigilare. Ecco perché è indispensabile essere vigilanti”. La vigilanza, quindi, è un atteggiamento “di cui tutti abbiamo bisogno perché il processo di discernimento vada a buon fine e rimanga lì”. Come ci insegna Gesù, infatti, “il buon discepolo è vigilante, non si addormenta, non si lascia prendere da eccessiva sicurezza quando le cose vanno bene, ma rimane attento e pronto a fare il proprio dovere”.

“Se manca la vigilanza, è molto forte il rischio che tutto vada perduto”,

il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale “non si tratta di un pericolo di ordine psicologico, ma di ordine spirituale, una vera insidia dello spirito cattivo. Questo, infatti, aspetta proprio il momento in cui noi siamo troppo sicuri di noi stessi – e questo è il pericolo: sono sicuro di me stesso, ho vinto, sto bene, quello è il momento che lui aspetta – quando tutto va bene, quando le cose vanno a gonfie vele e abbiamo, come si dice, il vento in poppa”. “Dobbiamo custodire sempre la nostra casa, il nostro cuore, e non essere distratti, perché qui è il problema”, la consegna del Papa: “Allora, lo spirito cattivo può approfittarne e ritornare in quella casa”.

“Quando confidiamo troppo in noi stessi e non nella grazia di Dio, allora il Maligno trova la porta aperta. Allora organizza la spedizione e prende possesso di quella casa”,

ha spiegato Francesco: “La condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima. Ma il padrone non se ne accorge. No, perché questi sono i demoni educati, entrano senza che tu te ne accorga. Bussano alla porta e poi alla fine comandano loro”.

“State attenti a questo diavolo educato, che fa finta di essere un grande signore”,

l’invito a braccio del Papa, che ha esortato a “custodire la casa da questo inganno dei demoni educati”, da cui deriva anche la “mondanità spirituale”. “La tentazione viene travestita di angelo”, ha detto ancora fuori testo Francesco: “il demonio sa travestirsi, entra con parole cortesi, ti convince e alla fine la cosa è peggiore che all’inizio”. L’esempio scelto dal Papa è quello della parabola evangelica in cui il padrone di casa non si accorge dell’invasione degli spiriti maligni: “Non era stato così bravo a fare il discernimento e a cacciarli via? Non aveva avuto anche i complimenti dei suoi amici e dei vicini per quella casa così bella ed elegante, così ordinata e pulita? Già, ma forse proprio per questo si era innamorato troppo della casa, cioè di sé stesso, e aveva smesso di aspettare il Signore, di attendere la venuta dello Sposo; forse per paura di rovinare quell’ordine non accoglieva più nessuno, non invitava i poveri, i senza tetto, quelli che disturbano… Una cosa è certa: qui c’è di mezzo il cattivo orgoglio, la presunzione di essere giusti, di essere bravi, di essere a posto”. “Sembra impossibile ma è così”, il commento di Francesco, che poi ha proseguito a braccio: “Tante volte siamo vinti nelle battaglie per questa mancanza di vigilanza. Il Signore ci ha dato tante grazie, e alla fine non siamo capaci di perseverare in queste grazie e perdiamo tutto, perché perdiamo la vigilanza. E poi siamo stati ingannati, qualcuno si mette dentro e ‘ciao’, il diavolo fa queste cose. E purtroppo l’esperienza lo conferma. Ciascuno può anche verificarlo ripensando alla propria storia personale”. “Non basta fare un buon discernimento e compiere una buona scelta”, ha concluso il Papa: “Bisogna rimanere vigilanti, custodire questa grazia che Dio ci ha dato, ma vigilare. Se io dicessi: cosa sta succedendo nel tuo cuore? Forse non sapremmo dire tutto. Vigilare nel cuore. La vigilanza è segno di saggezza, è segno soprattutto di umiltà, e l’umiltà è la via maestra della vita cristiana”.