Scuola mosaicisti di Spilimbergo: Lione ospita una mostra loro dedicata

La Scuola Mosaicisti del Friuli, in occasione dei suoi cento anni di attività, è stata invitata ad esporre le proprie opere a Lione, città francese nella quale l’arte del mosaico trova importanti testimonianze.

 

La Scuola Mosaicisti del Friuli, in occasione dei suoi cento anni di attività, è stata invitata ad esporre le proprie opere a Lione, città francese nella quale l’arte del mosaico trova importanti testimonianze.

La grande mostra, allestita agli Archives municipales de Lyon, si è inaugurata ieri, martedì 22 novembre 2022 alle ore 18.00 e sarà visitabile fino a sabato 8 aprile 2023. Nata dalla collaborazione tra il Comune di Lione, l’Istituto Italiano di Cultura di Lione, la Regione Friuli Venezia Giulia, l’Ente Friuli nel Mondo, il Fogolar Furlan di Lione e naturalmente la Scuola Mosaicisti del Friuli, presenta una selezione di opere a mosaico realizzate proprio dalla Scuola, dai suoi allievi che qui studiano e si formano per diventare Maestri Mosaicisti. Un evento che ha visto una grande partecipazione di pubblico, una conferma dell’eccellenza che la Scuola Mosaicisti del Friuli rappresenta, ma anche dello storico legame tra la città di Lione e il Friuli Venezia Giulia espresso proprio attraverso il mosaico.

A fare gli onori di casa all’inaugurazione il vicesindaco di Lione, delegato alla cultura, Nathalie Perrin-Gilbert e il console d’Italia a Lione Pierangelo Cammarota. Sono seguiti i saluti dell’assessore regionale Barbara Zilli, del presidente della Scuola Mosaicisti del Friuli Stefano Lovison e del presidente dell’Ente Friuli nel Mondo Loris Basso assieme a Danilo Vezzio Presidente del Fogolar Furlan di Lione.

L’introduzione critica alla mostra è stata affidata a Henri Lavagne, presidente dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres e autore del famoso saggio Il mosaico attraverso i secoli, e a Gian Piero Brovedani, direttore della Scuola Mosaicisti del Friuli, promotore e curatore di iniziative per lo studio e la valorizzazione dell’arte del mosaico.  

Il numero e la varietà di opere esposte offre la possibilità di ripercorre l’evoluzione stilistica del mosaico nel corso dei secoli. Si inizia con il mosaico romano di alcune copie di particolari tratti dalle vaste superfici pavimentali di Aquileia. Patrimonio UNESCO dal 1998 proprio per il valore dei suoi mosaici, Aquileia rappresenta il riferimento più noto della tradizione musiva in Friuli Venezia Giulia, che può vantare così origini antiche.

Significativi gli esempi di mosaici bizantini tra i quali si evidenzia il grande pannello che riproduce, nelle misure originali, l’Inferno così come è descritto, con il mostruoso Satana, in una delle scene raffigurate sulla cupola del Battistero di San Giovanni a Firenze. Dante Alighieri amava quell’edificio e quella ricca decorazione musiva, che descriveva minuziosamente il Giudizio universale con la netta divisone tra i beati e i dannati costretti a tremende torture, colpì certamente la sua immaginazione.  Così come la “lingua di Dante” si è trasformata nel corso dei secoli per mantenere la sua funzione comunicativa, anche l’arte musiva è cresciuta, aprendosi alle proposte di materiali e tecnologie innovative e, soprattutto, rispondendo a nuove esigenze espressive. Dal mosaico antico dunque fino a quello contemporaneo, ricordando come la Francia e la stessa città di Lione conservino esempi altissimi di quello stile moderno che diede nuovo vigore all’arte del mosaico nell’Ottocento. Come non citare Gian Domenico Facchina, mosaicista di Sequals, entrato nel novero dei grandi artisti grazie alla sua impresa all’Opéra Garnier di Parigi (1875) e con lui tante altre maestranze friulane chiamate a rivestire ampie superfici con composizioni elaborate ed eleganti. La Basilica di Notre-Dame de Fourvière a Lione per la sua decorazione musiva è indubbiamente tra i monumenti più importanti di questo periodo. I mosaicisti friulani con le loro competenze e qualità, in giro per l’Europa e non solo, lasciavo significative tracce della loro arte e dal 1922 la Scuola Mosaicisti del Friuli a Spilimbergo ereditava le conoscenze e le esperienze maturate per avviare la formazione di giovani pronti ad apprendere un mestiere e ad andare per il mondo. Non stupisce allora che il restauro dei mosaici parietali della Basilica di Lione nel 2012 abbiano visto la partecipazione di un laboratorio fondato da ex allieve della Scuola. Storia analoga nel 2002-2003 è il restauro affidato alla Scuola della Cappella 13, della Pentecoste e del Paradiso terrestre, al Santuario di Lourdes la cui grandiosa decorazione porta la firma proprio di Gian Domenico Facchina.

Nella mostra un’ampia sezione è dedicata al presente e alle ricerche che la Scuola compie sul mosaico contemporaneo. Nel rispetto della tradizione e di quel “saper fare” proprio dell’artigianato artistico, la Scuola si apre alle esigenze e ai gusti attuali, approfondendo gli aspetti legati alla progettazione, dialogando con la tridimensionalità, il design, coeve forme espressive, rispondendo alle richieste di arredo di spazi interni, ma anche esterni, di pubblica fruizione. E’ qui che la mostra esce dal racconto storico per guardare al futuro con proposte innovative e funzionali. In queste sculture musive, negli oggetti della quotidianità che si vestono di unicità e bellezza, negli elaborati pannelli capaci, grazie a colori e lavorazioni, di trasformare gli spazi neutri in luoghi esclusivi e di qualità, in queste opere si comprende perché la Scuola Mosaicisti del Friuli sia un centro internazionale per la formazione nell’arte del mosaico, istituzione capace di attrarre allievi da tutto il mondo e restituire poi Maestri Mosaicisti, eredi e continuatori di un’arte millenaria, eppure ancora così attuale.