Domenica 12 giugno, commento di don Renato De Zan

E' la domenica dedicata alla Santissima Trinità, mistero, unità e comunione di amore

12.06.2022. Trinità

 

Gv 16,12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà. le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.

 

Trinità: mistero, unità e comunione di amore

 

Tematica liturgica

 

1. Studiando la storia della Liturgia, possiamo accorgerci che nel primo millennio la Chiesa aveva, con pazienza e sapienza, articolato l’anno liturgico, celebrando gli avvenimenti della storia della salvezza. Ricordiamo che “celebrare” significa essenzialmente “rendere presente qui e ora” l’avvenimento salvifico di cui si fa memoria. Nel secondo millennio, le cose cambiarono. La Chiesa, per motivi diversi, ma fondamentalmente legati alla verità della fede, istituì lungo l’anno liturgico delle celebrazioni che rispondevano alla devozione contemplativa (sfera del ringraziamento, della lode, della domanda, dell’adorazione, ecc.) o alla precisazione teologica. Nascono le feste “teologiche” come la Ss. Trinità, il Corpus Domini, la Sacra Famiglia, il Sacro Cuore, ecc.

 

2. La solennità della Santissima Trinità, dunque, è recente (si fa per dire). La verità di fede risale, invece, a Gesù stesso e alla Chiesa nascente. Gesù prima di salire al cielo dice ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. (Mt 28,19-20). Paolo, salutando i Corinti, scrive: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,13). Il mistero del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo viene chiamato Trinità nel sec. II da Teofilo di Antiochia e nel sec. III da Tertulliano. Il nome Trinità diventa così patrimonio della riflessione teologica cristiana. Sono in perfetto errore – sanno di dire una falsità? – coloro che scrivono che la dottrina della Trinità “deve risalire a circa 350 anni dopo la morte di Gesù”.

 

3. La Santissima Trinità e l’Incarnazione-Morte-Resurrezione di Gesù costituiscono i due misteri principali della fede. La Liturgia, continuando sullo stile della Scrittura, preferisce presentare la Trinità in atto e, perciò, celebra le opere salvifiche trinitarie (cfr il vangelo: Gv 16,12-15; la seconda lettura: Rm 5,1-5), lasciando alla teologia dogmatica la discussione e l’approfondimento sull’identità del mistero trinitario (Chi è? Quali sono i legami tra le Persone? Come agiscono “ad intra”, tra loro, e “ad extra” verso la creazione? Ecc.).

 

Dimensione letteraria

 

1. Il lungo discorso di Gesù nell’ultima cena, così com’è riportato dal vangelo di Giovanni, è stato composto in più tempi. Prima vennero redatti i brani di Gv 13,31-14,31 (“Alzatevi, andiamo via di qui”) che si riallacciavano a ciò che oggi chiamiamo Gv 18,1 (“Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli…). Successivamente vennero inseriti i brani di Gv 15,1-16,33 e infine venne aggiunto Gv 17,1-26. Il discorso nel suo complesso si divide in quattro parti: dialogo con i discepoli (Gv 13,31-14,31), riflessione autonoma (Gv 15,1-16,16), nuovo dialogo con i discepoli (Gv 16,17- 33) e nuova riflessione autonoma (Gv 17,1-26). La formula evangelica odierna costituisce la parte finale della prima riflessione autonoma di Gesù (Gv 16,12-15).

 

2. Il testo è caratterizzato dalla promessa dello Spirito. Egli ha il compito di guidare i discepoli a tutta la verità. Il verbo “guidare” in greco è “odeghéo” (“odòs” = strada +”ago” = conduco): la comunità cristiana è chiamata, lungo la storia, a compiere un cammino di contemplazione e di comprensione sempre maggiore di ciò che Cristo è, ha fatto e ha detto. Lo Spirito, inoltre, annuncerà le cose future e quello che è di Gesù (che poi sono le stesse cose del Padre). Il verbo “annunciare” in greco è “ananghèllo” (“anà” = sopra +”anghèllo” = annuncio): la comunità cristiana è chiamata, lungo la storia, ad raggiungere comprensioni sempre maggiori nei confronti del Mistero di Cristo.

 

3. I credenti, dunque, saranno guidati alla pienezza di questa verità attraverso l’opera dello Spirito Santo. Lo Spirito, a sua volta, non è l’artefice solitario di questa impresa proprio perché l’annunzio che farà, è l’annunzio di quella verità che è già tutta in Cristo Gesù e, per questo motivo, è tutta la verità del Padre. Tutto ciò che è di Cristo, lo è anche del Padre (“Tutto quello che il Padre possiede è mio”).

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Di fronte a Dio non si può ammettere l’atteggiamento arrogante di chi pretende di contenere nella propria ragione finita le dimensioni dell’Infinito come il mistero della Trinità. Sappiamo, tuttavia, che la Trinità è comunione. Il Padre ama il Figlio, come il Figlio ama il Padre. Quell’amore non è una qualità del Padre e del Figlio, ma è una Persona come il Padre e il Figlio ed è lo Spirito. Sappiamo anche che la Trinità è un’unità perché c’è un legame essenziale tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. L’amore e l’unità sono il dono che la Trinità offre a ogni credente e alla sua Chiesa. Sappiamo che la Trinità opera nella storia: lo Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio, offre alla Chiesa nuove forze e la guida verso la formulazione di nuove risposte alle nuove domande della storia.